Neonato morto, il papà: ” Era sfinita ma le hanno portato subito il piccolo”
Il dolore del padre del neonato morto soffocato al Sandro Pertini di Roma: ” aveva implorato il personale del reparto di portare il piccolo al nido per qualche ora”
Il neonato sarebbe morto soffocato dopo che la mamma si è addormentata durante l’allattamento. Una tragedia senza dubbio. Ma che rivela la fragilità dei reparti maternità, dove spesso manca il supporto, l’aiuto e l’ascolto a queste neomamme che mettono al mondo un figlio dopo più di 10 ore di travaglio.
Il papà del bimbo ha parlato al Messaggero, anche lui mette sotto la lente il mancato aiuto alla sua compagna nelle ore subito dopo il parto.
L’uomo racconta che: “Le si erano rotte le acque alle 4 della notte, ha poi trascorso 17 ore in travaglio prima di partorire. Era sfinita, ma le hanno subito portato il piccolo per l’allattamento e hanno anche preteso che gli cambiasse il pannolino da sola. Ma lei non si reggeva in piedi”.
I due avevano chiesto aiuto. “Lei stessa aveva implorato più volte il personale del reparto di portare il piccolo al nido per qualche ora per potere riposare un po’. Non ce la faceva più. Ma la risposta era sempre no, non si può”.
Sono molti i problemi legati ai reparti maternità, uno di quelli che emerge spesso è la violenza ostetrica. Donne che partoriscono con accanto degli operatori senza nessun riguardo per la particolare condizione psicologica del momento. Donne stanche e sofferenti spesso trattate con insulti gratuiti o peggio, con manovre fisiche che non sono necessarie. Scollamenti delle membrane fatti senza avvisare per accelerare il parto, manovre ottocentesche di schiacciamento dell’addome per “aiutare nella spinta” il cui rischio è di incrinare le costole delle madri, di rotture uterine ed emorragie interne. Per non parlare dei danni cerebrali che rischia il bambino.
Sguardi di rimprovero per le madri che chiedono di lasciare il bambino nei nidi, malcelata impazienza delle puericultrici se il bambino non si attacca correttamente al seno. Queste sono solo alcune delle condizioni di violenza ostetrica.
Esiste un problema di occupazione dei reparti e di assistenza alle puerpere anche dovuta alle regole della pandemia da Covid. Problema di cui parla anche il papà del bimbo morto nei reparti del Sandro Pertini.
“Molte donne sono lasciate sole nei reparti, complici anche le restrizioni anti–Covid che impediscono ai familiari di rimanere in stanza ad aiutare le neo-mamme. Ecco, i protocolli adottati negli ospedali andrebbero rivisti anche alla luce di questa considerazione. Se ad altre mamme non è capitato, è solo perché loro sono state fortunate”.
Per accertare le cause della morte del piccolo è stata disposta l’autopsia. La procura ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo, la morte è avvenuta la notte tra il 7 e l’8 gennaio scorso.
Ora, si potrebbe aprire un capitolo enorme sul fatto che debba o meno essere una scelta libera della madre quella di avere già dalle prime ore il proprio bambino in stanza, e solo dopo questa scelta il personale medico possa stabilire se le condizioni fisiche consentano l’accudimento in autonomia sin dalla prima notte.
Perché se è vero che prendersi da subito cura del neonato aiuta la creazione del rapporto di accudimento necessario nella genitorialità, è innegabile che donne con parti complicati, lunghi o che semplicemente sono stremate dalla nascita debbano avere il diritto di riposare senza sentirsi inadeguate o giudicate.