Nettuno e Anzio, l’inchiesta di Nerazzini su La7: “La gente denunciava, ma l’Anac archiviava”
L’intervista al giornalista di La7 che ha raccontato tutti i dettagli dell'”Operazione Tritone”, che ha coinvolto Anzio e Nettuno
Una storia di mafia, droga, politica alle porte di Roma. Un racconto incredibile fatto di assurdità, rumori. Ma soprattutto buio e silenzi.
Parliamo della maxi “Operazione Tritone“, che a partire dallo scorso febbraio ha fatto registrare nelle città di Anzio e Nettuno 65 arresti. Narcotraffico, con tonnellate di cocaina che arrivano dal Sudamerica, armi, estorsione. Un giro di tonnellate di cocaina e affari che si insinuano nelle strade, nei vicoli, della vita di ogni giorno ma soprattutto nella politica.
E’ notizia recente quella dello scioglimento per mafia dei comuni di Anzio e Nettuno. Fatti raccontati un un nuovo film dell’inchiesta di Alberto Nerazzini, che mostra dettagli ancora ppiù significativi, scavando in profondità.
Una lavoro, mostrato recentemente anche in televisione, su La7, tra le intercettazioni e i volti dei protagonisti della vicenda. Un’analisi che spiega il perché di questi scioglimenti: partendo dalle presunte infiltrazioni mafiose all’interno dell’economia, dello strato socioculturale di due città non distanti dalla Capitale.
Ne deriva un sistema che nasce da scontri e violenze urbane e cresce lambendo economia, media, classe dirigente. Abbiamo intervistato il giornalista Alberto Nerazzini, per conoscere meglio alcuni aspetti di questa vicenda.
Qual è l’elemento più rilevante, più grande di altri, in questa storia?
“E’ difficile individuare un elemento più grande di altri. Nell’insieme la cosa più eclatante e grave è la collusione devastante e vastissima che c’è. Non dimentichiamoci che nell’indagine “Operazione Tritone”, quella di febbraio, con 65 arresti, ci sono anche dentro due carabinieri. Uno di questi, più volte intercettato, era chiaramente al servizio della locale per fornire informazioni riservate o anticipare certe mosse”.
Come si sono svolte le indagini?
“Quest’indagine è stata fatta a distanza dal Nucleo Investigativo di Roma. Hanno lavorato a distanza senza coinvolgere le poche forze del territorio, lavorando necessariamente nella totale oscurità e nel totale segreto. Questo per dire che non è una roba normale. Si è capito il livello di contaminazione e radicamento mostruosamente profondo della criminalità, insinuato tra politica ed economia. Per questo, hanno lavorato con attenzioni che non sono normali. Di solito si lavora collaborando con il territorio“.
E’ un’opposizione tra buoni e cattivi o sono tutti cattivi all’interno di questa vicenda?
“Questo è un altro punto da sottolineare. Ci sono tanti cittadini, tante piccole realtà, piccole comunità, un bel pezzo che è ancora sano e che attenziona e denuncia. Ciò che non ho fatto in tempo a raccontare è questo elemento. Tante persone negli anni hanno segnalato alle autorità certi fatti. Anche all‘Anac. E tutto veniva dimenticato frettolosamente, se non grottescamente archiviato. Lo dico perché ho le carte“.
“L’Anac ha archiviato, ok ha raccolto la segnalazione, perché è obbligata a farlo. Ma hanno detto di aver fatto le indagini del caso, di aver sentito il responsabile anticorruzione del comune di Anzio senza riscontrare alcun problema. Questo accadeva nel 2021. Nel febbraio 2022 è partita l’”Operazione Tritone”. Bisogna anche dare supporto a questa società civile che è abbandonata. Perché quando denuncia, poi viene lasciata completamente sola“.