No alla chiusura del Reparto di Diabetologia del Policlinico Umberto I
Pur in questa situazione, la Diabetologia del Policlinico è ancora considerata un centro di eccellenza in Italia
In pochi giorni centinaia di famiglie hanno rilanciato e supportato l’appello lanciato sui social dall’associazione DeeBee Italia, che riunisce i genitori di bambini con diabete: ”La Diabetologia Pediatrica del Policlinico Umberto I è a rischio chiusura. Aiutateci a salvarlo”.
Un reparto necessario alla salute
Centinaia di genitori dei piccoli pazienti curati dal Prof. Francesco Costantino, si sono attivati chiedendo rassicurazioni in vista dell’imminente pensionamento del tanto amato medico. Il portavoce del Comitato dei Genitori spiega: “Il nostro timore è che la struttura non garantisca la continuità di un reparto, ad oggi l’unico pubblico di Roma, che segue circa 800 pazienti, dai piccolissimi ai 25 anni.
Potrebbe ripetersi a breve quello che due anni fa è accaduto al Policlinico Tor Vergata, quando, causa pensionamento della responsabile, è stato chiuso il Reparto di Diabetologia Pediatrica. Con conseguente disagio per i pazienti afferenti al Centro, che sono stati smistati presso altre strutture (Bambino Gesù e Policlinico Umberto I), lasciando scoperto un vasto bacino di utenza”.
Il Policlinico Umberto I, pur essendo una struttura di III livello dispone ad oggi di un solo responsabile, di una dottoressa con assegno di ricerca, presente due volte a settimana e quattro infermieri. Risorse estremamente inadeguate di fronte a quanto stabilito dal Piano Regionale per questa patologia che necessita di cure complesse effettuate da un vero e proprio team diabetologico.
Reparto di Diabetologia Pediatrica
Una squadra composta anche da un dietista esperto di diabete e nel migliore dei casi anche da altri medici specialisti (per esempio cardiologo, neurologo, oculista, nefrologo) e altri professionisti della sanità, come per esempio uno psicologo, vista anche l’età dei pazienti e il fortissimo impatto della malattia.
Il Comitato Genitori, supportato da Deebee Italia e da Federdiabete Lazio, ha avviato con la Regione un fitto dialogo per la risoluzione di questo problema. “Indirettamente ci arrivano delle rassicurazioni sullo scongiurato pericolo di chiusura, ma per ora resta molto forte la nostra preoccupazione per il destino del reparto. Anche perché una soluzione non idonea porterebbe le famiglie ad abbandonare il centro a favore di strutture più organizzate, anche fuori Regione, e di conseguenza la chiusura sarebbe solo rimandata”.
La storia di Tommaso e il racconto della mamma Sara
Pur in questa situazione, la Diabetologia del Policlinico è ancora considerata un centro di eccellenza in Italia. E’ di pochi mesi fa la storia di Tommaso, un bimbo al quale a 55 giorni di vita è stata riscontrata una glicemia di 750 (la norma è circa 90-100) e chetoacidosi diabetica, con conseguente coma e diagnosi di diabete neonatale per mutazione del gene ABCC8, che lo ha portato a fare multiple iniezioni al giorno e a mettere infine un dispositivo che infonde insulina in modo continuo.
“Nel Gennaio 2022 abbiamo avuto la fortuna e l’onore di conoscere il Prof. Costantino e la Dott.ssa Silvestri – racconta Sara, la giovane mamma. Grazie alla loro intuizione e all’esperienza di una caso simile avuto in passato e alla generosità nell’acquistare di tasca propria i medicinali necessari, sono riusciti a mettere a punto una terapia farmacologica orale che oggi permette al pancreas di nostro figlio di produrre insulina senza infusione. E che in un solo mese ci ha permesso di eliminare il microinfusore e di tornare alla vita. Oggi Tommaso ha 5 mesi e noi abbiamo una speranza per il futuro”.
Tante storie e vittorie nel reparto di Diabetologia Pediatrica
L’appello contro la chiusura del reparto ha portato alla luce migliaia di attestati di stima e affetto, storie di rinascite e di ritorni a una vita più serena per bambini e genitori. E tra i muri tappezzati di disegni, fotografie e poster dai colori accesi, a volte per coprire la pittura scrostata, in ambulatorio si lavora a ritmi serrati senza sosta. Si sentono le voci rassicuranti delle infermiere che cercano di calmare pianti di bimbi, rompere il silenzio degli adolescenti o tranquillizzare mamme in ansia per i propri figli.
Sulla porta un giovane padre. In braccio un bimbo dal viso rotondo, gli occhioni scuri pieni di lacrime, dietro una scia di bolle di sapone per distrarlo dal dolore, un trucco usato dalle infermiere che instancabili compiono i loro rituali su decine e decine di bambini ogni mattina. Peso, sorriso, altezza, carezza sui capelli, prelievo: “Non guardare il sangue”. Risultato, un commento sul bellissimo cerchietto di una bambina, appunti in cartella, attesa per la visita. Un pizzicotto sulle guance e una carezza accompagna tutti i piccoli che escono da lì, dimenticando le lacrime e le punture.