Nella trappola di quel pasticciaccio brutto delle nomine, ci è finito anche Ignazio Marino. Ma procediamo con ordine.
COMANDANTE DEI VIGILI URBANI – Dopo le dimissioni di Carlo Buttarelli, la nuova giunta capitolina, dopo aver selezionato con attenzione più di 90 curricula, aveva nominato a comandante dei Vigili Urbani Oreste Liporace. La nomina, però, aveva mandato su tutte le furie i Vigili, in quanto Liporace, colonnello dei Carabinieri, era un esterno.
Non solo. Dopo il malcontento dei Vigili e del sindacato Ospol, a richiedere la marcia indietro del neocomandante, è stata la circostanza che, contrariamente a quanto richiesto, Liporace non fosse in possesso di un requisito fondamentale: essere dirigente da almeno 5 anni. Liporace incandidabile, arriva Raffaele Clemente.
AD DI AMA – Dopo le dimissioni dei consiglieri e la conseguente decadenza del cda di Ama, il 7 gennaio scadeva il mandato del commissario Goffredo Sottile.
Tra i nomi più papabili per la carica di ad (con funzioni anche di presidente e amministratore unico), quelli di Alessandro Filippi, già manager di Aquaser di Acea, e Ivan Strozzi, ex manager dell'Amiat di Torino.
Ed è stato proprio quest'ultimo, Ivan Strozzi, ad essere nominato.
Gli entusiasmi per la sua nomina, però, si sono spenti presto. A lanciare la notizia, primo fra tutti è stato Il Fatto Quotidiano: Ivan Strozzi è indagato. Nessuna sentenza definitiva, certo, ma nei suoi confronti la Procura di Patti sta ancora indigando. Dietrofront di Strozzi, che annuncia le dimissioni, con annessa ammenda pubblica per non aver scritto sul proprio curriculum di essere indagato.
Ci chiediamo noi: passi per Liporace, sulla cui figura non aleggia nessun dubbio di moralità, ma è possibile che di Strozzi – le notizie delle indagini risalgono almeno al settembre scorso – nessuno sapesse nulla?
ATAC – A pochissimi giorni dalla notizia delle dimissioni di Ivan Strozzi, a finire agli onori delle cronache è la società di trasporto. Ma anche qui, bisogna procedere con ordine.
Il Cda della società dei trasporti, nei giorni scorsi, ha approvato alcune modifiche nell'organizzazione aziendale, inerentemente alla gestione del settore metro-ferroviario, diviso in due settori: da una parte la linea C, la Roma-Giardinetti e la Roma-Viterbo; dall'altra le linee A e B, la Roma-Lido e il settore manutenzioni.
Di conseguenza, sono stati nominati anche i 2 responsabili delle diverse linee: la "linea C – Roma-Viterbo – Roma-Giardinetti" è finita sotto la guida di Claudio Scilletta, già consigliere del Municipio IV; la seconda "linea A – linea B – manutenzioni", è finita invece sotto la guida di Antonio Gennaro Maranzano, licenziato dall'azienda all'epoca di Parentopoli nel 2010, ma poi reintegrato lo scorso settembre a seguito di una sentenza del giudice civile che ha dichiarato la "nullità del licenziamento", in quanto discriminatorio, con annessi dovuti risarcimenti per i danni non patrimoniali subiti.
Oggi, però, Maranzano torna agli onori delle cronache per 2 vicende giudiziarie.Come si apprende dal Corriere della Sera, a maggio del 2011, il dirigente romano, infatti, è stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi per "omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario". I fatti, risalgono al 2003, quando si verificò un incidente nei pressi di Civita Castellana. 2 i morti: il capotreno e un macchinista.
L'altra vicenda che gli si contesta, è quella relativa all'incidente dell'ottobre 2006, che si è verificato alla stazione Vittorio Emanuele della metro A, e per la quale è stato disposto un rinvio a giudizio.
In quell'incidente, si scontrarono 2 treni: 1 ragazza morì, e 235 passeggeri rimasero feriti.
Per questa vicenda, i reati contestati sono di "omicidio colposo, disastro ferroviario e lesioni".
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