Il tripudio di bandiere bianco celesti che ha accompagnato la serata di ieri allo stadio Olimpico, resterà nella memoria e negli occhi di chi è stato presente per molto tempo. Una serata da delirio che nessuna altra tifoseria è in grado di mettere in piedi. Una festa che il laziale ce l'ha nel proprio DNA, la voglia di esserci e di ricordare. Ma sopratutto di ricordarci chi siamo. Erano quasi tutti presenti, la Lazio del '74, quella dei -9 e quella dello scudetto del 2000. Naturalmente la scusa di un triangolare tra queste tre squadre ha visto sugli spalti la presenza di 50 mila cuori che quest' anno allo stadio olimpico, per le partite di campionato, non si sono mai viste. La testimonianza che la lazialità è più viva che mai mentre la Lazio inesorabilmente affonda per merito di una dirigenza cervellotica ed intenta a tutto tranne che a fare il bene della Lazio e della sua gente. Il messaggio è fin troppo chiaro.
E allora ci si chiede perché. Perché non tenere conto di questo capitale umano che diventa anche economico se inglobato nel progetto. Perché ci si illude, nelle stanze dei dirigenti attuali, che si può andare avanti senza un popolo, contando solo sui diritti televisivi? Perché escludere i laziali dal futuro della Lazio? Ieri sera si è capito che chiunque guidi una società come la Lazio, deve fare i conti con una tifoseria viva e vegeta. I 50 mila di questa sera sono li a ricordare che ormai quella "Sparuta minoranza" è diventata quasi una totalità. Un plebiscito che urla con forza la voglia di essere rispettati e rappresentati da individui che sappiano distinguersi non certo per l'arroganza delle azioni che compiono. La Lazio è stile di vita ed è continua ricerca del bello. Non si può definire la lazialità soltanto per l'amore per il calcio, sarebbe riduttivo. Che si capisca una volta per tutte.
Ho visto tante persone commosse ed emozionate, con i propri figli vicino. Trasmissione di amore puro e tanta voglia di non perdere tutto questo valore cittadino e tutta questa incredibile memoria storica. È stata una notte di ricordi con campioni del passato che sono tornati a "casa" per ribadire quanto questa Lazio sia rimasta nel loro cuore e soprattutto per ringraziare i tifosi ancora una volta straordinari sugli spalti. Nessun dirigente attuale era presente, escluso per mancanza di meriti, falliti ed inesorabilmente bocciati per i loro comportamenti in antitesi con la lazialità. Mi auguro che qualcuno che ha assistito a questa festa incredibile abbia potuto riferire a chi guida la Lazio oggi, che senza l'appoggio della gente laziale il percorso sarà breve e tortuoso. Auguri di cuore, Lazio mia.
P.S. Personalmente ringrazio il mio idolo e soprattutto esempio di vita, Felice Pulici. Caro portierone dal cuore grande, ti ho sempre stimato e da quando ti conosco personalmente mi sono ancor più convinto di aver scelto come idolo la persona giusta.
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