Economia

Noviia Agency, intervista ad Alberto Cini. Come fare impresa nel web

-Cosa significa fare impresa nel web nel 2020?

Siamo fortunati, in questo periodo di crisi e di stenti per la maggior parte delle aziende, il web è invece un mercato sempre in crescita. Le attività oggi investono in pubblicità online più che in altri canali e curano la propria identità online tanto quanto quella in real life, spesso anche di più.

Abbiamo la possibilità di lavorare con tutto il mondo, ogni progetto ci arricchisce. Scopriamo nuovi aspetti e dinamiche che probabilmente non avremmo mai neanche immaginato. Oggi conosciamo la struttura di una centrale idroelettrica, la macchinetta per tatuaggi più precisa del mondo. Ogni formato di pasta, un mare di dettagli su come si realizza il matrimonio perfetto (qui nessuno è mai convolato a nozze) e davvero tanto altro.

Il web nel 2020 significa “mobile”, sono cambiate le dinamiche di fruizione dei contenuti. L’offerta è vastissima e l’attenzione dell’utente ridotta a pochi secondi.

Ciò è un vantaggio e al contempo uno svantaggio per chi fa impresa, non puoi più essere solo “bravo”, devi essere il numero uno. Ma per dimostrarlo hai solo pochi secondi e ovviamente non è facile mostrare un paniere di successi in un lampo.

-Durante il lockdown un gran numero di attività ha provato la strada del web. L’e-commerce e il delivery hanno permesso a molti di resistere.

Siamo stati sommersi di richieste di e-commerce, sistemi di take away e delivery integrati direttamente nei siti web dei ristoranti, pagamenti online per stabilimenti balneari e altre strutture onde evitare le file.

Vendere sul web è più veloce, facile e comodo, tutti possono farlo. Basta avere un tablet o un computer portatile e dedicare tempo a spedire quello che il sito vende in autonomia.

Abbiamo clienti che durante il lockdown stavano ipotizzando di continuare il solo delivery anche dopo la riapertura. Ricordo il titolare di un noto ristorante romano che commentava la situazione dicendomi: “Albè, io sto assumendo, lavoriamo più di prima, chi me lo fa fare di riaprire?”.

Spero che ciò esplichi bene quello che il web offre.

-A Londra, gli uffici sono vuoti. L’80 % delle società che operano nella City ha tenuto a casa i dipendenti che lavorano da remoto, in smart working. E anche in Italia in molti casi è diventata la soluzione. Cosa si perde e cosa si guadagna a lavorare con questa modalità?

Dipende molto dalla persona, in Svezia hanno ridotto le ore lavorative da 8 a 6 e la produttività ha raggiunto livelli che prima richiedevano 9 ore di lavoro.

Noi non siamo Svedesi ?.

Conosco aziende, soprattutto a Milano e Londra che stanno ipotizzando di continuare lo smart working anche nel futuro. Perché hanno risolto problematiche quali gli spostamenti, gli affitti, lo stress dei dipendenti. Dipende da quanto una persona è propensa al lavoro, se si lavora per passione è possibile lavorare anche da casa. In questo settore la creatività è tale che seppur non ci si avvicina per passione, poi la stessa nasce da sola.

Personalmente credo che lavorare nello stesso spazio e avere la possibilità di comunicare immediatamente sia la strada per la buona riuscita di ogni progetto, si crea un team consolidato, ogni membro arricchisce gli altri.

-Quali sono le frontiere future del web?

Domanda da 1 miliardo di dollari.

Penso che nel breve periodo si passerà dalla realtà aumentata applicata ai videogiochi, a quella applicata nella vita comune. Potremo “afferrare oggetti” da scaffali virtuali camminando in casa nostra e ricevere l’ordine direttamente a casa.

Oggi non navighiamo più un sito web affamati di conoscenza, chiediamo direttamente a Siri, Cortana, Alexa, Hey Google, intelligenze artificiali che rispondono in modo sicuramente non esauriente, ma sintetico e più attinente possibile alle domande poste.

Fra 100 anni esisterà la lettura cognitiva da parte delle macchine, ciò eliminerà il linguaggio e permetterà di annientare ogni forma di menzogna. I rapporti saranno tutti più semplici e veri, la conoscenza immediata e dettata dal desiderio stesso di essa, quindi addio web. Tutti i nostri clienti sono avvisati, fra 100 anni vi toccherà rifare il sito.

Alberto Cini, Ceo di Noviia Agency come arriva al mondo del web e quali sono i punti di forza della sua agenzia?

Una vita dedicata al web, mia madre ha ritrovato fogli sui quali da piccolo facevo dei preventivi al mio amico immaginario vendendo guestbook, forum, siti web. Un sogno che si è realizzato.

A 6 anni i miei genitori mi hanno regalato il primo computer, a 12 il primo sito web amatoriale, a 15 il primo lavoro pagato inerente il mondo del web (era per la discoteca Piper). A 20/21 anni inizio la gavetta come stagista per un’azienda di comunicazione, il capo mi trattò malissimo e cercò puntualmente di sminuirmi.

Mosso dal desiderio di dimostrare il mio talento lasciai l’azienda e mi misi in proprio, qui iniziò la mia carriera.

Aprii la partita IVA e lavorai da freelance 2 anni, poi divenni socio della 78id, azienda di comunicazione e design web.

Il know how acquisito sullo sviluppo web di alta qualità viene espresso con la fondazione di Noviia Agency nel 2015.

La Web Agency sviluppa gestionali, app e siti web WordPress e ad hoc, ottimizzati attraverso gli strumenti della SEO tecnica. In particolare AMP, Microdata e Google PageSpeed Insights.

Siamo stati i primi in Europa a raggiungere il risultato di 99/100 come ottimizzazione Google PageSpeed insights dopo l’avvento di Lighthouse.

Studiamo i flussi di lavoro delle aziende, come un orologiaio smontiamo gli ingranaggi a uno a uno. Capiamo il meccanismo e ottimizziamo i flussi di lavoro sviluppando intranet e gestionali che migliorano l’efficienza di tutti i reparti mettendoli in comunicazione fra loro e automatizzando tutto ciò che è possibile.

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Giulia Bertotto

Laurea magistrale in Filosofia e master in “Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale". Collabora con il "Lucania Film Festival" e ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo "In caso di Apocalisse" e il saggio "Westworld la coscienza in serie", presentato alla fiera editoriale “Più libri più liberi” di Roma.

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