Mentre Beppe Grillo sul suo blog che “la Repubblica, quella che si dice democratica e fondata sul lavoro, ieri è morta”, a Montecitorio è tutto pronto per il Napolitano-bis.
Il Presidente ha firmato questa mattina l’atto di dimissioni dal precedente mandato, iniziato il 15 maggio del 2006, in vista del giuramento che presterà oggi pomeriggio dinanzi alle camere riunite in qualità di Presidente rieletto.
La cerimonia avrà inizio alle 17 in un clima di sobrietà, dettato da una precisa scelta di riduzione dei costi della politica.
Saranno 4, infatti, e non più 18 i carabinieri che scorteranno Napolitano dal Quirinale a Montecitorio.
C’è grande attesa per il discorso che Napolitano rivolgerà al Parlamento.
Come da lui stesso annunciato, infatti, oggi il Capo dello Stato dichiarerà quali sono i termini entro i quali ha “ritenuto di poter accogliere in assoluta limpidezza l’appello rivolto ad accettare l’incarico”.
Nessuna anticipazione sul contenuto ma, come è prevedibile, il Presidente Napolitano richiamerà l’attenzione di tutte le forze politiche ad una piena assunzione di responsabilità nei confronti del mandato che gli elettori nel silenzio delle urne gli hanno affidato.
Insomma, il diktat è niente impasse istituzionale.
Impasse che non solo ha danneggiato la situazione politico-istituzionale del Paese nell’ultimo periodo, manifestando l’incapacità della classe dirigente (soprattutto tra le fila democratiche), ma che ha anche costretto Re Giorgio ad accettare un mandato bis per districare i fili dei veti incrociati portati avanti dalle forze politiche maggioritarie nei giorni immediatamente successivi alle elezioni.
Ma in questo quadro, Napolitano ha un compito ben preciso, quello di avviare le consultazioni per la formazione di un nuovo governo, che partiranno già domani o mercoledì al massimo.
Consultazioni che, si spera, abbiano una durata brevissima ed esito positivo.
A fare da sfondo al nuovo programma di governo sarà il lavoro svolto dai 10 saggi.
Non più un governo tecnico, ma politico.
Per ora, toto-consultazioni a parte, questa è l’unica certezza che il Paese ha.
Lo aveva già dichiarato Napolitano subito dopo la sua rielezione.
Un governo politico, con innesti tecnici, con a capo un premier che abbia un nome a spendibilità internazione e che duri il necessario. Forse due anni.
I nomi che stanno circolando in queste ore sono quelli di Giuliano Amato al vertice, Enrico Letta e Angelino Alfano come vicepremier.
Mentre si pensa a Mario Monti ministro dell’Economia, per i Ministeri si ragiona sulla possibilità di individuare nomi lontano dai partiti quanto basta.
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