Olio, nel Lazio produzione giù del 30%: a rischio 13 milioni di piante
Tra le cause della scarsità di olive, il cambiamento climatico che sta devastando le produzioni in tutta Europa
A pochi giorni dall’inizio della nuova stagione di raccolta delle olive, l’olio di Igp Roma è introvabile, finite le scorte dei supermercati. Gli altri marchi protetti della Regione non sono messi meglio.
Il peggio sembra dover ancora arrivare. La Confagricoltura annuncia un calo drastico della produzione dell’olio d’oliva del Lazio che arriverebbe a sfiorare anche il 30%. Secondo la stima, riportata oggi dal quotidiano Il Messaggero, sarebbero circa 13 milioni le piante interessate al calo di produzione. Un numero spaventoso che si tradurrà in una perdita altrettanto enorme di bottiglie disponibili alla vendita.
Tra le cause della scarsità di olive, il cambiamento climatico, i periodi di assenza di precipitazioni e le temperature ben oltre le medie stagionali, avrebbero compromesso la fertilità del terreno fino alla conseguente improduttività delle piante.
Ma cosa significa per i consumatori? Lo spiega al Messaggero il Presidente di Assofrantoi Lazio – Confagricoltura Paolo Mariani: «Il cambiamento climatico sta incidendo tanto, purtroppo non c’è più la stessa resa degli anni passati. Le piante stanno risentendo moltissimo» Questo porterà ad un inevitabile rincaro dei prezzi.
Aggiunge infatti Mariani: « L’olio sfuso nel mercato generale all’ingrosso ormai è arrivato a 8,50 euro. Al supermercato il consumatore lo trova a 12 euro: un rincaro causato dal costo delle lavorazioni, del filtraggio, dell’imbottigliamento, del packaging, dei trasporti e dall’utile della grande distribuzione».
I rincari potrebbero dare il colpo di grazia alle produzioni; se infatti non sarà più conveniente, è possibile che molti consumatori scelgano di rivolgersi a prodotti esteri per avere l’olio in tavola, facendo così crollare le vendite di quello nazionale con marchio protetto.
I luoghi dell’olio
Generalmente la produzione di olio nella regione Lazio si concentra tra Roma, Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo con dodicimila tonnellate di olive raccolte da cinque marchi protetti: Dop Canino, Colline Pontine, Sabina, Tuscia e Igp Roma.
Una produzione importante che coinvolge tantissimi lavoratori innescando anche un problema occupazionale nel caso in cui la produzione dovesse continuare a calare.
In tutta la Penisola, intanto, si rincorrono voci di agricoltori che richiedono al Governo di decretare lo stato di calamità. Una tutela per un settore centrale e strategico che rischia di restare inascoltato.
Ma se l’Italia piange, la Spagna di certo non ride. L’Andalusia ha annunciato con una serie di manifestazioni di piazza un crollo storico delle produzioni agricole, tra cui anche l’olio.
Male anche la Grecia, che oltre alle temperature altissime combatte con la “mosca dell’olivo” che impedisce la fruttificazione della pianta. Risultato, la Grecia stima la perdita di 100 mila tonnellate di olive. Tanto che il Governo ha consigliato la popolazione di risparmiare quanto più olio possibile in vista di un anno nero.