Opinioni

Oliverio in campagna elettorale ignora lo stato della “sua” Calabria?

Una regione ridotta, ormai, ai minimi termini nella sua struttura portante; ferrovie, aeroporti, sanità, viabilità, occupazione, servizi, sono solo alcuni dei pilastri su cui dovrebbe reggersi una regione e che, da quanto traspare da dati statistici e da studi di settori, sono fortemente traballanti e instabili; eppure il suo governatore PD, nonostante sia inquisito assieme ad altri esponenti del PD tra i quali l’on. Bruno Bossio e il marito Adamo, continua con proclami di ogni tipo ora che l’appuntamento elettorale si avvicina e che la sua candidatura viene riproposta a dispetto di quella che è la sua popolarità e il dissenso dell’opinione pubblica rispetto al suo operato, o meglio al suo non operato, di cinque anni di governo alla regione Calabria.

Addentriamoci con calma in alcune delle varie azioni di governo di Oliverio iniziando dal trasporto ferroviario; mentre altre regioni già godono da anni del servizio offerto dall’alta velocità che termina a Salerno e che collega il capoluogo di provincia campano con altre città italiane in brevissimo tempo, la Calabria nel breve periodo nemmeno prevede la realizzazione di linee ad alta velocità sul versante tirrenico che è quello che offre le migliori infrastrutture ferroviarie; si, perché il versante ionico è fermo a diversi decenni fa con linee ad un solo binario o linee non elettrificate, senza contare il numero di treni e quindi la frequenza dei collegamenti con tempi di percorrenza che si triplicano rispetto ai collegamenti di altre regioni. Oliverio però si è abbandonato a proclami sensazionalistici, per una Frecciargento in più (in totale sono due) che Trenitalia è riuscita ad istituire sulla tratta Roma – Reggio Calabria, come se avesse il merito di aver portato in Calabria la linea  Chūō Shinkansen, la linea giapponese a levitazione magnetica che con treni che viaggiano a oltre 500 km/h collegherà Tokyo a Osaka in un’ora; purtroppo, però, la Frecciargento sulla linea calabrese corre più o meno alla stessa velocità degli altri treni e soltanto da Salerno permette all’orario di contrarsi per impiegare meno tempo fino a Roma.

Va bene così anche perché tra i tanti aspetti che funzionano nella regione quello dei trasporti carenti ci può stare, soprattutto se c’è il settore della sanità che funziona a meraviglia tra strutture sanitarie fatiscenti, inefficienti, carenti di personale, per metà attive e metà chiuse, strutture delle quali il Consiglio di Stato ne ha disposto la riapertura da anni ma che restano chiuse a dispetto di quanto una decisione possa valere in Italia; tuttavia i pazienti sono costretti a allontanarsi dalla regione per sperare di ricevere le cure adeguate in frequenti viaggi della speranza dei quali il governatore Oliverio non parla; e no, fare riferimento alle centinaia e centinaia di corregionali che si recano in altre zone d’Italia per curarsi significa ammettere i propri errori, la propria defaillance, il proprio fallimento come governatore ma anche come politico, come uomo che da decenni si occupa solo di politica con i risultati che non solo sono sotto gli occhi dei cittadini ma anche dello stesso governo.

D’altra parte come sconfessare il cardinale Martini quando sosteneva che  “il livello di allarme si raggiunge quando lo scadimento etico della politica non è neppure più percepito come dannoso”; e così è se quella mancata percezione voluta costringe il governo a intervenire direttamente, nel settore sanità, sostituendosi in quei compiti dei quali il futuro candidato Oliverio avrebbe dovuto occuparsi a menadito ma che, al contrario, ha affrontato cercando esclusivamente di addossare ad altri quelle che sono state, in modo lapalissiano, le sue responsabilità. Bisogna, però, ammettere che in questi anni di gestione regionale Oliverio un grosso merito ce l’ha: quello di essere riuscito, in un modo o nell’altro, a tutelare stipendi e privilegi regionali come se si trattasse di miseri emolumenti  che qualsiasi cittadino non può assolutamente invidiare dall’alto del proprio benessere lavorativo e economico; eppure anche in questo la giunta Oliverio si è dimostrata tutt’altro che vicina alle necessità, alle difficoltà, alle esigenze, alle richieste dei cittadini che è chiamata a rappresentare e amministrare; chissà che Platone nell’affermare che “il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro” non rivelasse qualità da veggente o se la sua convinzione non sia soltanto l’affermazione di una verità genetica insita nel popolo.

Purtroppo, e si precisa purtroppo, la sordità di quei soggetti che, ora, sono tutti in affanno in vista della prossima tornata elettorale, è mortificante per un popolo che da decenni attende di essere governato attraverso una gestione amministrativa che porti la regione Calabria ad essere unita al resto d’Italia colmando quel divario che nel 2019 sembra essere assurdo ancora esista ma che, tuttavia, è. Risulta ancora una volta estremamente lucido quanto lasciatoci da Martini nel dire che “La politica è l’unica professione senza una specifica formazione. I risultati sono di conseguenza”  benché credo sia possa far propria l’espressione di Boris Pasternak  il quale riferendosi alla politica e ai soggetti attori della stessa sosteneva di “non amare le persone che sono insensibili alla verità”, cosa che credo stia caratterizzando la politica nazionale in generale e quella calabrese più in particolare in cui “i partiti  sono soprattutto macchine di potere e di clientela” come sosteneva Berlinguer.

Tutto ciò in una regione ricca di storia, di cultura, di arte, di bellezze naturali; una regione che potrebbe vivere di un turismo 12 mesi all’anno proponendo le sue meravigliose montagne nella stagione estiva e in quella invernale o il profondo e stupendo mare per almeno sei mesi all’anno; una regione che dovrebbe e potrebbe  trasformare queste incredibili risorse naturali nella principale fonte di reddito e di ricchezza per migliaia e migliaia di calabresi ma che, al contrario, nell’indifferenza o incapacità politica, non riesce a decollare ma nemmeno a rullare sulla pista di una valorizzazione turistica del territorio. Aveva ragione lo scrittore messicano Octavio Paz “Nessun popolo crede nel suo governo. Tutt’al più, la gente è assegnata.” Buona campagna elettorale a Oliverio.

Redazione

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