La difesa di Gabriele Natale Hjorth, il giovane americano coinvolto nell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ha avanzato istanza per ottenere gli arresti domiciliari. La richiesta, presentata alla Corte di Appello di Roma, punta a far scontare la pena di 11 anni e 4 mesi, recentemente ridotta, nella casa della nonna di Hjorth a Fregene.
L’iniziativa ha subito sollevato un’ondata di polemiche, in particolare da parte dei legali di parte civile. Massimo Ferrandino, avvocato della vedova di Cerciello Rega, ha dichiarato: “Stiamo già lavorando per una ferma opposizione alla richiesta di domiciliari. Capiamo il disagio carcerario con le temperature elevate di questi giorni, ma riteniamo inopportuno mandare il condannato americano a scontare la pena a Fregene tenuto conto che non sono nemmeno state risarcite le parti civili”.
L’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega, avvenuto nel luglio 2019, ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana e internazionale. La vicenda, che ha visto protagonisti due giovani americani, Gabriele Natale Hjorth e Lee Elder Finnegan, ha portato a lunghe indagini e a un processo seguito con grande attenzione dai media.
Recentemente, la Corte di Appello di Roma ha ridotto le pene per entrambi gli imputati: Hjorth a 11 anni e 4 mesi, mentre a Lee Elder Finnegan sono stati comminati 15 anni e 2 mesi di carcere. La richiesta di arresti domiciliari per Hjorth, se accolta, significherebbe un ulteriore allentamento delle misure detentive, un’opzione che molti trovano inaccettabile considerando la gravità del crimine.
L’avvocato Ferrandino ha sottolineato che non solo le parti civili non sono state risarcite, ma che mandare Hjorth a Fregene potrebbe essere percepito come un gesto di clemenza eccessiva, considerando le circostanze del caso e l’atrocità del reato. “Non è solo una questione di risarcimento, ma anche di rispetto per la memoria del vicebrigadiere Cerciello Rega e per il dolore della sua famiglia”, ha aggiunto Ferrandino.
La richiesta di Hjorth sarà ora esaminata dalla Corte di Appello, che dovrà decidere se concedere i domiciliari o mantenere il regime carcerario. Intanto, la vicenda continua a dividere l’opinione pubblica e a suscitare dibattiti sulla gestione della giustizia e delle pene detentive in Italia.
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