La sera del 7 agosto 2019, a Roma, nel Parco degli Acquedotti, le telecamere di sorveglianza riprendono un uomo vestito da runner. È il killer di Fabrizio Piscitelli, conosciuto anche come Diabolik. È un capo ultrà della Lazio, la notizia fa il giro della Capitale in pochissimo tempo.
L’omicida, sorprende alle spalle la vittima, si avvicina, punta l’arma e spara. Saranno proprio quelle immagini e alcune intercettazioni a portare gli inquirenti a Calderon, che oggi dovrà presentarsi davanti al gup.
L’ultimo giallo sulla morte di Diabolik riguarda però il proiettile che l’ha ucciso. Perché la pallottola che è stata sparata da distanza ravvicinata alla testa di Fabrizio Piscitelli era in dotazione del Servizio Scorte.
La circostanza emersa dalle verifiche eseguite dalla Squadra mobile di Roma e dalla procura nell’ambito dell’inchiesta sul presunto esecutore materiale, l’argentino Raul Esteban Calderon, arrestato nel dicembre scorso.
Tutto da chiarire in che modo quel proiettile fosse finito nelle mani della criminalità.
Il proiettile, modello 9×19 parabellum, che ha ucciso uno dei protagonisti della criminalità romana, faceva parte delle armi in dotazione al Reparto Scorte.
Chiaramente indicato dagli atti, si tratta di: «Munizionamento da guerra in uso alle forze di polizia, lotto 33/16 assegnato al reparto scorte del Viminale».
Le indagini sui mandanti sono ancora in corso e va sottolineato che le verifiche non hanno sciolto il mistero del proiettile, né sono riuscite a stabilire a chi fosse in uso.
Armi e proiettili vengono, acquistati con bandi di gara pubblici e poi assegnati ai singoli uffici.
Potrebbe trattarsi di un’arma persa o rubata a uomini delle forze dell’ordine. Tanto più che la pistola che ha ucciso Diabolik non è mai stata ritrovata.
Emerge anche il dubbio che Calderon e il suo entourage avrebbero potuto contare su una talpa alla Mobile, un poliziotto prossimo alla pensione e con un secondo lavoro in zona Ottavia.
L’accusa sospetta che sia sua la pistola che ha sparato a Piscitelli. Un’arma che la ex compagna di Calderone e sua accusatrice, aveva sottratto al gioielliere Mangiucca di Torre Maura durante una rapina nell’aprile del 2019 e di cui Calderon si sarebbe impossessato.
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