Omicidio Luca Sacchi, udienza rimandata: gli imputati soffrono di claustrofobia
Alfonso Sacchi, genitore di Luca: “All’epoca viaggiavano in due in una smart”
I giudici hanno rinviato l’udienza d’appello nel processo per l’omicidio di Luca Sacchi avvenuto il 23 ottobre 2019.
La decisione è stata presa dopo essere venuti a sapere che i due incriminati, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, si fossero rifiutati di trasferirsi nel carcere di Rebibbia, per scongiurare possibili crisi di claustrofobia sulla camionetta della penitenziaria.
Le parole dei familiari
Dopo la fine dell’udienza, Alfonso Sacchi ha dichiarato: “Per un genitore è sempre un’agonia essere qui. E’ una sofferenza. Qui si parla di cavilli e non posso non pensare che quando hanno ucciso mio figlio quei due erano in una Smart che è molto più piccola di un camionetta per il trasporto detenuti ora soffrono di claustrofobia, ma perché all’epoca viaggiavano in una Smart in due?“.
La madre della vittima, Tina Galati, ha aggiunto: “Io soffro di attacchi, da quando è morto mio figlio soffro di tachicardia e non sento più da un orecchio, eppure sono qui perché sono la mamma. Ma non si può allungare sempre questa tortura, non ce la faccio più. Voglio che finisca questo processo per poter stare sola con il mio dolore“.
L’omicidio
Luca Sacchi, è stato ucciso per un colpo di pistola sparato alla testa, la sera del 23 ottobre 2019. Nel momento dell’omicidio si trovava nei pressi di un pub nel quartiere Appio Latino di Roma.
Oltre ai due imputati sono stati condannati anche Marcello De Propris con l’accusa di aver fornito loro la pistola e una pena di 25 anni, e la fidanzata della vittima, Anastasiya Kylemnyk, che dovrà scontare invece 3 anni per violazione della legge sugli stupefacenti.