Cronaca

Omicidio Sacchi, il processo rischia l’annullamento per un vizio di forma

Rischia di essere annullato e ricominciare da capo il processo per l’omicidio di Luca Sacchi, il giovane personal trainer ucciso con un colpo di pistola alla testa la notte tra il 22 e il 23 ottobre 2019 a Roma, nel quartiere dell’Appio Latino. La causa? Le stesse intercettazioni che permisero di ascoltare pressoché in diretta le fasi preparatorie della rapina in cui Luca rimase ucciso. Sono state le difese ad avanzare la richiesta nell’udienza di ieri in corte d’Assise, fondandola su un presunto vizio procedurale. La corte si è riservata di decidere nello spazio di pochi giorni, ma ha intanto specificato di voler eventualmente confermare la prossima udienza, fissata al 15 ottobre.

Le intercettazioni e il vizio di forma

La questione nasce dalle intercettazioni prodotte dal pm su conversazioni svolte in carcere. In esse Valerio Del Grosso, Paolo Pirino e Marcello De Propris, accusati di omicidio, il primo come esecutore materiale, il secondo come complice nella aggressione e il terzo come fornitore della pistola utilizzata, parlano del delitto. Tali intercettazioni non sono state inserite nel fascicolo messo a disposizione delle difese perché considerate parte di un procedimento separato (un’indagine per droga, peraltro archiviata) e ora riproposte nel processo. Una procedura formalmente corretta sulla quale però le difese hanno eccepito rifacendosi alla giurisprudenza. Secondo le difese la corte avrebbe dovuto considerare queste intercettazioni facenti parte dello stesso fascicolo di omicidio, essendo coinvolti gli stessi soggetti e ruotando attorno al reato di cui si discute in aula. In subordine, i legali degli imputati ne chiedono inutilizzabilità.

Anastasiya Kylemnik e l’accusa

Alla richiesta si è unito anche il difensore di Anastasiya, la fidanzata di Luca Sacchi vittima, quel 22 ottobre, dell’aggressione, che nello stesso processo è sia imputata per spaccio, che parte civile come vittima della rapina dello zainetto. In esso infatti secondo l’accusa, custodiva 70mila euro per l’acquisto di 15 chili di marijuana. Da ieri non ha più limitazioni di libertà, a seguito della revocazione dell’obbligo di firma.

Le eventuali conseguenze

In ballo c’è tutto il processo per come ora si è svolto con decine di udienze ma anche potenzialmente la scelta del rito da seguire. Ossia: di fronte a prove potenzialmente più stringenti, gli imputati avrebbero potuto scegliere un rito abbreviato anziché quello ordinario, per beneficiare degli sconti di pena che ne sono propri. La corte ha negato questa possibilità di scelta, dicono i difensori, portando solo ora in aula queste intercettazioni. Se la richiesta di annullamento venisse accolta, il processo partirebbe da zero di fronte a un’altra corte. Che potrebbe sì acquisire gli atti del primo dibattimento, ma andrebbe incontro a ricorsi e tempi infiniti.

Le parole degli imputati

L’ascolto avviato dagli inquirenti nell’inchiesta per la droga consentì di registrare le parole di Del Grosso a De Propris, un paio d’ore prima della rapina del 23 ottobre 2019 all’Appio Latino. “Sto con un amico mio bello fulminato… Ma se vengo a prendere quella cosa che mi hai detto ieri (la pistola, ndr) e glieli levo tutti e settanta?”. L’esito fu nefasto, ma dopo meno di 48 ore le autorità arrestarono gli assassini.

Livia Maccaroni

Dopo la maturità al Liceo Classico Statale “Dante Alighieri” di Anagni, si iscrive al dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università di Roma “La Sapienza”. Conciliare la passione per la letteratura e per la scrittura con il suo profondo interesse verso la politica è la sua massima aspirazione.

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