Dopo oltre due decenni dall’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto ad Arce (Fr) nel 2001, il processo di appello si è concluso con l’assoluzione degli imputati. La Corte d’Assise d’Appello di Roma, presieduta da Vincenzo Capozza, ha confermato il verdetto di primo grado, dichiarando l’innocenza del maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, del figlio Marco, della moglie Annamaria e dei carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale.
Dopo circa tre ore di Camera di Consiglio, i giudici sono usciti dall’aula alle 17:15 di venerdì 12 luglio, pronunciando l’assoluzione degli imputati. Franco e Marco Mottola, visibilmente commossi, hanno abbracciato i loro avvocati in aula. La sentenza ha suscitato reazioni contrastanti: mentre Franco Mottola ha dichiarato “Giustizia è fatta? E certo”, suo figlio Marco ha accusato i giornalisti di aver “causato quest’incubo”.
Dall’altra parte, la famiglia di Serena Mollicone ha espresso profonda delusione. Lo zio della vittima ha dichiarato: “Perseguiremo giustizia fino in fondo”, mentre la sorella ha commentato: “Sono amareggiata, questa non è giustizia”.
Serena Mollicone, 18 anni, scomparve il 1° giugno 2001. Quella mattina, dopo aver preparato la colazione al padre, uscì di casa per recarsi all’ospedale di Sora (Fr) per un appuntamento medico. Non fece mai ritorno. Due giorni dopo, il suo corpo fu ritrovato nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella, con mani e piedi legati, nastro adesivo sulla bocca e un sacchetto dell’Eurospin in testa.
Il processo di appello, iniziato il 26 ottobre 2023, ha visto una lunga serie di udienze e l’ascolto di 44 testimoni, inclusi tre che non erano mai stati sentiti in precedenza. I sostituti procuratori generali Francesco Piantoni e Deborah Landolfi avevano richiesto pene severe: 24 anni per l’ex comandante della caserma di Arce, Franco Mottola, e 22 anni ciascuno per il figlio Marco e la moglie Annamaria. Per il carabiniere Francesco Suprano erano stati chiesti quattro anni, mentre per Vincenzo Quatrale era stata chiesta l’assoluzione.
La difesa dei Mottola ha accolto con soddisfazione il verdetto, affermando: “La giustizia è arrivata due volte”. Il processo, che ha tenuto con il fiato sospeso non solo la comunità di Arce ma l’intero Paese, si conclude così con un risultato che lascia molti interrogativi aperti e un forte senso di insoddisfazione nella famiglia Mollicone e nella comunità locale.
L’omicidio di Serena Mollicone rimane uno dei casi più discussi e controversi della cronaca italiana. Nonostante le assoluzioni, la ricerca della verità e della giustizia per Serena continua a rappresentare un doloroso capitolo per la famiglia e per tutti coloro che seguono con partecipazione questa tragica vicenda.
La sentenza di assoluzione in appello chiude un altro capitolo di questa lunga storia giudiziaria, ma non spegne il desiderio di verità e giustizia che anima la famiglia Mollicone e la comunità di Arce.
“Siamo totalmente soddisfatti: hanno vinto la logica, l‘intelligenza, la criminologia criminalistica, la prova scientifica, la formazione di un pool specializzato per casi di omicidi, sono state battute, vinte le tendenze a ragionare con la pancia e non con il cervello, è stata sconfitta la logica della caccia alle streghe.
Ora dobbiamo concentrarci tutti in maniera seria, organizzata per individuare il vero assassino di Serena Mollicone, non dimentichiamoci che abbiamo le impronte papillari e una serie di comportamenti che possono inchiodare il soggetto o i soggetti colpevoli”, ha affermato il Prof. Carmelo Lavorino, portavoce del pool della difesa della famiglia Mottola.
Guglielmo Mollicone, padre di Serena Mollicone, è stato un simbolo di tenacia e amore paterno nella sua lunga e dolorosa battaglia per ottenere giustizia per sua figlia Serena, brutalmente uccisa nel 2001, e da allora il caso è rimasto senza un colpevole certo. Guglielmo ha dedicato gli ultimi anni della sua vita alla ricerca della verità, cercando instancabilmente di far luce sulle circostanze della morte di Serena.
La sua determinazione lo ha portato a confrontarsi con le autorità, a partecipare a numerose udienze e a mantenere viva l’attenzione pubblica sul caso. Guglielmo ha mostrato una forza straordinaria, diventando una figura rispettata e ammirata da molti.
Purtroppo, Guglielmo Mollicone non ha potuto vedere conclusa la sua ricerca di giustizia. A fine novembre del 2019, fu colpito da un arresto cardiaco che lo lasciò in coma. Dopo mesi di lotta, si spense a maggio del 2020. La sua morte segnò la fine di un capitolo doloroso, ma il suo impegno e la sua determinazione restano un esempio per tutti coloro che continuano a cercare la verità.
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