Domenica 4 agosto 2024 ho partecipato ad una giornata/evento dedicata alla memoria di Serena Mollicone.
Una commemorazione giunta al terzo anno consecutivo, organizzata ad Arce (Fr), nella suggestiva cornice de “La Magia nel Bosco”, area gestita e messa a disposizione da Ramon Iommi. Hanno partecipato amici, (una famiglia è arrivata addirittura dalla Calabria), parenti di Serena, l’Associazione Telefono Rosa di Frosinone e anche due assessori del Comune di Arce.
Verso la fine della giornata è intervenuto Don Arcangelo, parroco di Arce, il quale ha recitato alcune preghiere insieme ai presenti ed ha partecipato al lancio di palloncini bianchi in ricordo di Serena.
Qualche giorno fa, proprio Don Arcangelo, ha rilasciato alcune dichiarazioni al settimanale “Famiglia Cristiana”. Ho notato con piacere che non si è trincerato dietro a frasi di circostanza, ma ha preso una netta e chiara posizione.
Commentando la sentenza di assoluzione dei Mottola, ha dichiarato che i giudici conoscono la verità e che per lui, (così come per me e per moltissimi italiani), è talmente chiara, che i togati non riusciranno a farci passare per sciocchi.
È palese la sensazione di trovarsi davanti ad un muro di gomma, un classico scenario all’italiana dove conviene non parlare, non vedere e non sentire, anche di fronte a un delitto così orrendo.
A proposito di questo, c’è una parte dell’intervista del parroco con la quale non riesco e non posso concordare.
Mi riferisco alla sua affermazione “qui hanno parlato tutti e detto quello che sapevano e hanno visto”.
Intanto, decine di testimoni dicono l’uno il contrario dell’altro. Basta questo per dimostrare che sono TANTE le persone che, o per la difesa o per l’accusa, hanno mentito.
Ma c’è un elemento fondamentale che probabilmente è sfuggito a Don Arcangelo: se come dice lui, la ricostruzione della Procura è giusta e Serena è morta ad Arce, come è arrivata la ragazza in Caserma?
Non insieme a Marco Mottola, perché Santino Tuzi, che quel giorno era di piantone, ci dice di averla vista entrare a piedi, da sola.
Quello che non tutti sanno è che quel famoso 1 giugno era un venerdì, e il venerdì ad Arce è giorno di mercato. Quando c’è il mercato, viene chiusa la piazza principale e non è possibile raggiungere né la chiesa, né la cartoleria di Guglielmo (padre di Serena) tantomeno la casa di Serena.
Anche perché se Serena fosse stata lasciata in piazza, (cosa impossibile quel giorno), per recarsi in caserma avrebbe dovuto attraversare il mercato e in un paese così piccolo, l’avrebbero riconosciuta decine di persone!
La Caserma di Arce si trova PRIMA di questa chiusura stradale, quindi si può raggiungere in auto senza passare per il centro del paese.
Lo scenario più probabile è che Serena sia stata lasciata PRIMA della transenna, all’inizio del mercato e di lì a pochissimi minuti abbia deciso di recarsi in Caserma.
Ricordiamo che Serena intorno alle 10 era al Bar della Valle, decisamente fuori Arce. Ed è stata vista salire in una Y10 bianca, in compagnia di un ragazzo biondo e mechato. Ma non erano soli. Simonetta Bianchi, la barista, ci dice che in quell’auto erano presenti altre due persone, un ragazzo e una ragazza.
Chi erano? Dove hanno lasciato Serena? Quand’è stata l’ultima volta che l’hanno vista?
Ecco, bastano queste due persone a far crollare le certezze di Don Arcangelo sull’assoluta convinzione che tutti abbiano parlato.
Vogliamo dire che queste persone non esistono? Che la teste si è sbagliata? Certo, non abbiamo prove del contrario e non possiamo accusare nessuno, ma quel che è certo, secondo il parroco, è che Serena da Isola Liri è tornata ad Arce e sia morta in quella Caserma.
Come ci è arrivata? Da sola? Se a piedi, coi mezzi pubblici o in macchina di qualcuno, l’unica certezza che abbiamo è che nessuno ha detto di averla vista.
Non ci sono alternative, o Don Arcangelo si sbaglia e Serena ad Arce non è mai arrivata, o ci è arrivata e chi l’ha vista NON ha parlato.
David Mario Arciero, Criminologo
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