Un omicidio suicidio a Torpignattara, periferia di Roma, ma a soli cinque chilometri dal Colosseo. Le vittime della tragedia sono un 58enne romano, con un precedente per furto, e la madre, una donna eritrea di 78 anni. Il dramma familiare si è consumato in via Giuseppe Cei, al secondo piano di una palazzina al numero civico 5.
Secondo la ricostruzione fatta dai Carabinieri l’uomo avrebbe sparato un colpo di pistola all’anziana madre, malata di demenza senile. Successivamente avrebbe rivolto l’arma contro si sé. La pistola, che era illegalmente detenuta dal 58enne è stata trovata nelle mani dell’uomo.
La sciagurata vicenda familiare si è svolta nella periferia sud est della Capitale, nel quartiere più centrale del V municipio. Da giorni alcuni residenti non avevano notizie delle due persone decedute, madre e figlio.
Oggi, 9 luglio, alle 16:15 circa è giunta una chiamata al Numero Unico per le Emergenze. Sul posto si sono portati i carabinieri della stazione Roma Torpignattara e i colleghi della Settima Sezione del Nucleo Investigativo per i rilievi. Gli inquirenti stanno indagando per risalire ai motivi del drammatico gesto.
Torpignattara, la gente del posto ama chiamarla Torpigna. Il nome deriva dal modo gergale di chiamare le anfore, “pignatte”, che decorano il mausoleo di Elena.
Il mausoleo della madre dell’imperatore Costantino, risale al IV sec. dopo Cristo e i suoi resti si stagliano ancora su Via Casilina, a segnare il confine orientale del quartiere.
Torpignattara è definito dai mass media come il quartiere più multiculturale di Roma, quello che più di altri assomiglia alle capitali europee.
In giro si vedono soprattutto stranieri, e la maggior parte di loro sono bengalesi, la comunità più forte e radicata qui. Le diverse etnie convivono tra loro costruendo quell’illusione che si vive nei quartieri più multietnici delle capitali europee.
Torpignattara con le sue cinque moschee, le chiese cattoliche, e quelle evangeliche si espande ai due lati della Via Casilina, dopo il Pigneto e prima di Centocelle.
Venendo da Porta Maggiore, dove le casette basse del Pigneto da un lato e la sagoma dell’acquedotto del Mandrione dall’altro cominciano a sparire, si capisce di essere entrati nel quartiere.
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