Roberto e Mattia Toson sono in carcere perché considerati i responsabili dell’omicidio di Thomas Bricca; il Tribunale del Riesame deponendo le motivazioni alla base della richiesta di custodia cautelare sottolineava la pericolosità dei due e il rischio di reiterazione del reato.
Ieri mattina, i legali dei due, hanno presentato un nuovo ricorso in Cassazione contro la conferma del carcere disposta dai giudici motivando la loro richiesta in diversi punti.
Il primo riguarda le dichiarazioni dei giovani di Alatri, rilasciate agi inquirenti a seguito di alcune denunce per rissa. Secondo i difensori dei Toson, proprio le loro versioni sui fatti di quella notte sono da inserire in un procedimento penale staccato e dunque non utilizzabili in questo procedimento giudiziario.
Mancherebbe, inoltre, la perizia antropometrica. La perizia antropometrica è utile per individuare i caratteri identificativi (statura, lunghezza e proporzione degli arti, caratteristiche e proporzioni del volto, etc.) di una persona raffigurata nelle immagini fotografiche o nei filmati di video sorveglianza oggetto di analisi. Lo stesso pm Ricca, al tribunale del Riesame aveva parlato di una impossibilità dei Ris di realizzarne una.
Questa volta sono i legali dei sospettati che sostengono la necessità di questo studio per analizzare chi ci fosse a bordo dello scooter e chi ha sparato il colpo che quella notte del 30 gennaio ha spezzato la vita di Thomas.
Su questo punto si basa la richiesta di scarcerazione per Mattia Toson; nel ricorso si legge che quest’ultimo non avrebbe potuto uccidere Thomas in quanto il colpo è partito dal lato sinistro rispetto alla posizione del ragazzo ucciso. Il killer quindi avrebbe dovuto essere mancino mentre Mattia Toson non lo è e va scarcerato immediatamente.
Mancherebbero secondo la difesa le prove, quelle schiaccianti che consentirebbero ai Toson di essere inchiodati alle loro responsabilità, manca l’arma e manca lo scooter.
Il ricorso poi definisce “inverosimili e fallaci” le dichiarazioni raccolte dagli inquirenti contro i Toson e mette in discussione anche il contenuto della prima fase delle indagini dei Carabinieri limitatamente alla mancato svolgimento della prova dello Stub nei confronti dei Toson e alla carenza dei servizi di appostamento nei loro riguardi.
Padre e figlio, infine, hanno chiesto di tornare in libertà per la mancanza del presupposto del reiterazione.
La Cassazione ha ora trenta giorni di tempo per pronunciarsi in merito al ricorso e stabilire se l’impianto dell’accusa regge o se i due potranno tornare a piede libero.
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