Omicidio Willy, due testimoni a processo per falsa testimonianza
Il 9 aprile, la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sulla sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma, che ha ridotto la pena dell’ergastolo a 24 anni di reclusione per i fratelli Bianchi
Omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne di Paliano (Fr) massacrato di botte e assassinato la notte del 6 settembre 2020 a Colleferro, in provincia di Roma, due testimoni del brutale pestaggio a processo per falsa testimonianza aggravata. La procura di Frosinone ha disposto nei confronti di un 33enne di Colleferro e una 28enne di Palestrina (Rm) la citazione diretta a giudizio.
I due testimoni dell’omicidio di Willy sono finiti a processo con l’accusa di falsa testimonianza. Dichiarazioni che il presidente della Corte aveva dichiarato “inaccettabili” e “ai limiti del fantastico”.
Il 33enne di Colleferro avrebbe tentato di alleggerire la posizione di Mario Pincarelli, coimputato insieme agli altri tre artenesi per l’omicidio del giovane Willy, mentre la ragazza di Palestrina si sarebbe contraddetta riguardo delle dichiarazioni sui fratelli Bianchi.
I fatti contestati ai due giovani si riferiscono a due circostanze diverse, ma emerse nella stessa udienza, quella del 2 dicembre 2021 davanti alla Corte d’assise di Frosinone, che ha condannato all’ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi (la pena venne poi ridotta a 24 anni in appello), a 21 anni Mario Pincarelli e a 23 anni a Francesco Belleggia.
Al ragazzo di Colleferro, come già scritto sopra, viene contestato il tentativo di attenuare la posizione di Pincarelli, suo amico, con affermazioni “contraddittorie e reticenti”.
Sia in ordine alla conversazione che ci fu all’interno dell’auto dopo il fatto, avrebbe detto di non aver parlato con lui, e di non aver visto il corpo di Willy che era a un metro, sul marciapiede, accanto a Pincarelli. La Corte ha ritenuto le affermazioni del teste prive di qualsiasi rispondenza alla realtà.
Nel dettaglio, il 33enne, amico di Pincarelli, lo avrebbe afferrato, nel corso del pestaggio, e portato via, con l’automobile ad Artena; nonostante questo, il testimone ha dichiarato di non aver visto il corpo di Willy a terra, a un metro di distanza da Pincarelli e di non aver parlato con l’amico dell’aggressione e del brutale pestaggio avvenuto solo pochi secondi prima. Ma come? “Interviene per difendere l’amico, lo prende per terra, lo porta in macchina e non le chiede niente?”, gli ha domandato il pubblico ministero in aula, durante la deposizione.
Alla 28enne, invece, viene contestata la contraddittorietà delle dichiarazioni rilasciate davanti alla Corte d’assise di Frosinone rispetto alle dichiarazioni testimoniali rese dinanzi ai Carabinieri, in particolare sull’identificazione dei fratelli Bianchi e su chi avrebbe inferto il colpo mortale al giovane ragazzo di Paliano.
La testimone di Palestrina dinanzi i giudici della Corte d’assise di Frosinone ha voluto minimizzare il ruolo dei fratelli Bianchi. “È una deposizione al limite del fantastico, dice tutto e il contrario di tutto. Tutto questo non è accettabile”, ha detto il presidente della Corte d’assise.
Ora i due dovranno comparire davanti i giudici del tribunale di Frosinone il 18 novembre 2024, data di inizio del processo.
E intanto domani, 9 aprile, la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sulla sentenza emessa nel luglio 2023 dai giudici della Corte d’Appello di Roma che riconoscendo le attenuanti generiche ai fratelli Bianchi di Artena, Marco e Gabriele, hanno ridotto la pena dell’ergastolo a 24 anni di carcere.
*Foto, Tribunale di Frosinone (Immagine di repertorio)