Frosinone, 23 giugno – Nella mattinata di oggi, a partire dalle ore 9:00, si è tenuta la seconda udienza del processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, avvenuto la notte tra il 5 e il 6 settembre scorso.
Willy, di appena 21 anni, era stato brutalmente ucciso in un pestaggio. Dimostrando enorme coraggio e facendo ciò che in pochi altri avrebbero fatto, il giovane era intervenuto per difendere un amico dalle minacce della “banda di Artena”. Quest’ultima, composta dai quattro energumeni noti alle forze dell’ordine per la loro condotta violenta, era solita spaventare e minacciare gli abitanti della zona. Per Willy non c’è stato nulla da fare.
Come per la prima udienza, lo scorso 10 giugno, anche questa volta il processo si è svolto nel Tribunale di Frosinone a porte chiuse. E anche stavolta, dei quattro accusati era presente solo Francesco Belleggia. L’imputato infatti attualmente beneficia dei domiciliari. Mario Pincarelli e i fratelli Marco e Gabriele Bianchi erano invece collegati in videoconferenza dal carcere di Rebibbia e di Viterbo. Tutti e quattro dovranno rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Fra gli altri presenti in aula i familiari e i legali di Willy, i sindaci dei territori coinvolti – costituiti come parte civile – e alcuni testimoni.
Oggi, in Corte d’Assise, sono state ascoltate le parole di alcuni testimoni di quella drammatica notte, tra cui il primo che ha rintracciato la banda di Artena subito dopo il pestaggio, il Maresciallo Antonio Carella. Il Luogotenente ha così parlato di quanto avvenuto quella notte.
“Alle 3.30 sono stato svegliato dalle grida di alcuni giovani che provenivano dalla piazza. Sul marciapiede di via Bruno Buozzi ho notato un ragazzo a terra e 5 persone attorno a lui. A terra c’era il povero Willy. Qualcuno gli ha fatto il massaggio cardiaco, qualcun altro preso dalla rabbia dava calci a cassonetti. Contemporaneamente sul cellulare mi è arrivata la foto di una targa dell’auto degli aggressori in fuga. Ho controllato e visto che era intestata alla moglie di uno dei fratelli di Marco e Gabriele Bianchi di Artena. Siamo andati ad Artena dove ci avevano segnalato la presenza della macchina, e li abbiamo trovati mentre entravano in un locale . Li abbiamo condotti in caserma. I Bianchi erano nervosi e agitati. All’inizio hanno fatto finta di non vederci, avevano atteggiamento superbo e si sono messi subito in disparte. Abbiamo parlato con loro, ci siamo presi un caffè per tranquillizzare la situazione. Mentre parlavamo è arrivata la telefonata che Willy era morto, e lì gli abbiamo detto di venire con noi in caserma. Gabriele Bianchi aveva due asole della camicia strappate”.
“L’aggressione al 21enne è durata un minuto” aggiunge Agatino Roccazzello, comandante del Nucleo operativo Radiomobile di Colleferro. La ricostruzione è stata potuta eseguire grazie alle telecamere di videosorveglianza della zona. La macchina dei fratelli Bianchi era parcheggiata a 5/10 metri di distanza dal luogo del pestaggio, e si è allontanata alle 3.24. il Tenente Roccazzello ha quindi proseguito il racconto, descrivendo la brutalità subita da Willy nel pestaggio di quella notte.
“Willy viene colpito dai Bianchi con un calcio. Cade a terra. Tenta di rialzarsi. Ma viene colpito nuovamente. Bellegia e Pincarelli lo colpiscono quando è già a terra. Pincarelli lo colpisce con i pugni. Belleggia gli sferra un calcio alla testa, ‘come se colpisse un pallone’, dirà poi uno dei loro amici intercettato”.
Testimonianze dure, che fanno rivivere l’incubo di quella tragica notte.
(Fonti: Dire)
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