Omicidio Willy. La difesa di Gabriele Bianchi cerca nuove prove per confutare le cause del decesso
Dall’esame dei tessuti i legali della difesa dei Bianchi confidano di giungere a risposte diverse sui tempi e le cause del decesso
Il presidente della Corte d’Appello di Frosinone, Francesco Mancini, ha autorizzato i nuovi legali della difesa di Gabriele Bianchi, il 28enne di Artena (Rm) condannato all’ergastolo insieme al fratello Marco per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ad effettuare l’esame dei vetrini istologici preparati a seguito dell’autopsia del 21enne di Paliano (Fr).
Sono le prime mosse del nuovo colleggio difensivo di Gabriele Bianchi, in vista di una più che probabile richiesta di ricorso in Appello. Dopo la condanna all’ergastolo, i fratelli Bianchi hanno cambiato gli avvocati difensori congiuntamente alla nomina di un nuovo perito, un indizio che potrebbe aprire alla richiesta di una nuova perizia in sede di processo in Corte d’Appello.
Gabriele e Marco Bianchi sono stati ritenuti colpevoli del pestaggio che provocò la morte di Willy nel settembre del 2020 a Colleferro, in provincia di Roma. I giudici della Corte di Assise di Frosinone li hanno condannati all’ergastolo, mentre gli stessi giudici hanno disposto una condanna a 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli, considerati entrambi complici nel tragico delitto.
I nuovi difensori di Gabriele Bianchi cercano nuove prove in vista dell’appello in grado di rimettere in discussione le cause della morte del 21enne di Paliano. Dall’esame dei tessuti i legali della difesa di Gabriele confidano di giungere a risposte diverse sui tempi e le cause del decesso, arrivato immediatamente, in brevissimo tempo, dopo 50 secondi di pestaggio, tanto da rendere praticamente inutili i soccorsi successivi.
I testimoni ascoltati dalla Procura di Frosinone, una trentina circa, hanno indicato Gabriele Bianchi come l’autore del calcio che ha colpito Willy al torace, un colpo ritenuto dai tecnici sufficiente, anche se considerato singolarmente, a determinare la morte per arresto cardiaco. I testimoni chiamati a rievocare i fatti hanno raccontato di un secondo colpo mortale inferto con la mano “a taglio”, una tipica mossa di karate, alla carotide.