Nel mondo ci sono numerosi professionisti che tentano di studiare il modo in cui i genitori si prendono cura dei loro piccoli.
Farlo è importante per diverse motivazioni: innanzi tutto per approfondire la conoscenza sulle fasi di sviluppo dei bambini; per prevenire effetti deleteri sulla crescita emotiva e cognitiva; per dare tutto il sostegno necessario in tali circostanze, avendo ben chiaro dove e come poter intervenire; infine, per continuare a scoprire quel meraviglioso processo di scambio, scoperta e crescita che sboccia alla nascita tra chi si prede cura del bimbo e i suoi genitori, in maniera più o meno consapevole, in maniera più o meno amorevole.
L’infant Research è uno dei filoni di ricerca che si è sempre occupato di osservare la relazione tra genitori e bimbi. Uno dei suoi maggiori esponenti si chiama Ed Tronik e negli anni ’70 ha messo a punto un paradigma chiamato Still Face. Guardate il suo esperimento, osservate cosa accade ad un bimbo quando la sua mamma (o altra figura di riferimento) non risponde ai ripetuti tentativi di richiamo di attenzione e il modo in cui il bambino spaesato, visibilmente perso, nervoso, cerca di trovare una via di uscita per difendersi dallo stress che gli provoca il non poter comunicare con lei. https://www.youtube.com/watch?v=apzXGEbZht0.
Ebbene, questo potrebbe sembrarvi solo un esperimento da laboratorio, ma quando è che nella vita di tutti i giorni, senza accorgercene, rimaniamo con lo sguardo fisso su un altro oggetto, senza rispondere alle ripetute richieste di attenzione dei nostri figli reagendogli anche a malo modo?
E quando nella vita di tutti i giorni, la nostra attenzione è catturata da altro impedendoci di guardare negli occhi le persone che ci sono attorno anche per lungo tempo. Ahinoi molto spesso e ahinoi a causa del nostro fidatissimo compagno di vita: il cellulare!
I ricercatori dell'Università di Irvine in California, eseguendo degli esperimenti su dei roditori, hanno scoperto che le cure materne frammentate, caotiche, ripetutamente interrotte (nel nostro caso, ad esempio, proprio da continue telefonate, messaggini, scambi di chat etc) possono compromettere il corretto sviluppo del cervello dei bambini, portando a disturbi emotivi nel corso nella vita. Leggete qui!
I ritmi e le modalità con cui entriamo in relazione con i nostri figli hanno un effetto cruciale sullo sviluppo del loro cervello, delle loro emozioni, del loro esistere, e di questo noi siamo responsabili. Ciò non significa che nella nostra quotidianità tutte le nostre attenzioni debbano essere rivolte a loro ogni secondo, in ogni istante, ma sapere cosa può comportare, di contro, dedicare loro sprazzi di relazione spezzata, arrestata, bloccata e poi restaurata ci offre un’opportunità per considerare, ad esempio, di mettere via lo smartphone quanto più spesso possibile quando ci dedichiamo a loro, magari in quelle poche ore che abbiamo a disposizione dopo un’intera giornata di lavoro, o mentre li allattiamo. La qualità dello stare, dell’esserci, dell’entrare in relazione con i nostri bimbi (o con il nostro compagno/a) segna sempre un punto di vittoria sulla quantità. Quindi mamme, papà, adesso staccatevi dal nostro amato computer o cellulare e andate a dare un bel bacio al vostro bimbo, se è lì che vi reclama, uno al vostro partner, chiedete loro come è andata la giornata e oplà, famiglie, a presto!
Valeria Colangelo
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