Da una scarna Nota stampa pubblicata da alcuni portali di informazione abbiamo appreso che i Sindaci della valle del Sacco impugneranno la sentenza del TAR del Lazio e ricorreranno al Consiglio di Stato per ottenere la riassegnazione dei reparti perinatali (ostetricia, ginecologia, pediatria, neonatologia) all’Ospedale L.P. Delfino di Colleferro, accorpati a quello di Palestrina nel 2015. Dopo il silenzio seguito al nostro comunicato del 28 novembre 2017 sulla bocciatura del TAR, nel quale avevamo sollecitato i Sindaci a proseguire la battaglia legale, prendiamo atto della notizia, ribadendo che la difesa dell’ospedale non può prescindere anche da una straordinaria azione politica condivisa e dal coinvolgimento diretto dei cittadini e delle Istituzioni.
L’appello dovrebbe essere riproposto dai 12 Sindaci firmatari del ricorso al TAR (Comuni di Colleferro, Artena, Carpineto Romano, Gavignano, Gorga, Montelanico, Piglio, Paliano, Segni, Serrone e Valmontone), ed è auspicabile che altri intervengano a sostegno dell’azione. Con questa decisione anche noi – comitati e associazioni di cittadini – potremo continuare, ad adiuvandum, a partecipare al processo, come fatto nel ricorso al TAR. L’appello tuttavia è un atto ordinario a cui i Sindaci non potevano sottrarsi una volta intrapresa la strada della giustizia amministrativa, ma è anche un obbligo, perché la sentenza del TAR non si pronuncia sul reparto di pediatria. Anzi, contiene un richiamo a verificare quale l’attuazione sia stata data agli impegni assunti sui servizi sostitutivi e sulla continuità assistenziale (presidio pediatrico, ginecologico), evidenziando il disinteresse di chi doveva controllare!
I Sindaci manifestano inoltre la volontà di incontrare la Cabina di regia, richiesta preannunciata da oltre due anni e riproposta oggi. Viene il sospetto che non sia estraneo il peso delle prossime scadenze elettorali. Due strade, quella politica e quella giudiziaria, che i Sindaci non stanno percorrendo con rigore e coerenza. Finora è mancata l’azione e la pressione necessaria a elevare a problema la questione dell’ospedale nei confronti sia della cittadinanza e della valle del Sacco (“che annovera 150 mila utenti”), sia della Regione Lazio, della Giunta Zingaretti e della Asl Rm5.
Sono mancati i gesti simbolici e le azioni eclatanti messe in atto contro gli inceneritori ed è passato il messaggio che i Sindaci stiano ponendo l’ospedale in secondo piano e che non intendano accompagnare le azioni legali (formali) con scelte politiche e prese di posizione altrettanto nette e clamorose. A noi importa che la politica dimostri responsabilità e capacità di dare risposte congruenti rispetto ai problemi gestionali ed organizzativi dell’ospedale, avendo ben presente che il Consiglio di Stato non si pronuncerà in tempi brevi! Nel frattempo cosa intendono fare i Sindaci? Possono dire, come si legge nella sentenza* del TAR, che la Asl ha garantito “l’offerta sanitaria relativa alla specialità di ostetricia e ginecologia, oltre a quella esistente sul territorio, con l’istituzione di un ambulatorio ospedaliero aperto 6 giorni su 7 e manterrà la specialità di pediatria all’interno dello stabilimento di Colleferro con l’attivazione di un ambulatorio aperto 3 giorni su 7”? (*pag. 13, sentenza Tar Lazio 13.11.2017, n. 13283/2015 Reg. Ric).
Visto che nel ricorso al TAR i Comuni avevano paventato questo rischio, i Sindaci hanno verificato che l’offerta sanitaria e i servizi siano stati erogati come previsto? Chiediamo ai Sindaci di diffidare la Asl Rm5 a provvedere immediatamente alle operazioni di riallestimento del reparto di pediatria presso l’ospedale di Colleferro e di verificare se l’assistenziale sanitaria dedotta negli atti del processo sia stata pienamente assicurata. Chiediamo nuovamente che gli aspetti legali e procedurali, che abbiamo tracciato per sommi capi, siano rappresentati, in una seduta aperta del Consiglio comunale, dall’avv. Alberto Colabianchi, la cui strategia processuale ha consentito ai Comuni e ai cittadini, riuniti in comitati e associazioni, di continuare la difesa dell’ospedale di Colleferro.
Per quanto riguarda la Regione, sono mancati i provvedimenti organizzativi della Asl Rm5, indispensabili ad arginare il problema dell’organico. Le pretese dei Comuni sono state modeste, quasi per compiacere certe rimostranze, certamente inadeguate alla gravità della situazione, prossima al collasso. E’ mancata anche la protesta dei Sindaci, che avevano annunciato una manifestazione di piazza, che ancora non è stata organizzata. Per onestà intellettuale dobbiamo dire con chiarezza che la risposta delle Istituzioni è stata evasiva e che se non siamo arrivati al disastro è solo grazie al personale sanitario e amministrativo, nonostante sia stato lasciato solo, senza una pianificazione e programmazione organica!
Le sollecitazioni dei Sindaci sono state poco convinte e poco convincenti e dobbiamo domandarci se siano a conoscenza della situazione estrema che tutti i giorni, tutti gli operatori sanitari devono fronteggiare! Va detto con altrettanta chiarezza che le difficoltà dell’ospedale di Colleferro sono da inquadrare in una cronica e profonda crisi della sanità della nostra Asl e di tutto il Lazio, che da tempo ha scatenato in modo irresponsabile una guerra tra poveri nei vari territori, massacrati dalle politiche dei pesanti tagli lineari, ingiustificati ed indiscriminati!
Il Commissariamento della sanità durerà ancora un anno, pure i tagli, e la Regione si avvia verso l’esercizio provvisorio del bilancio 2018! Se vogliamo che la difesa della salute, delle cure, della sanità pubblica e dell’ospedale di Colleferro (che dispone di una Nuova Ala sottoutilizzata), sia condivisa da Cittadini e Amministrazioni comunali è fondamentale, da questo momento, unire l’impegno e la volontà in un confronto democratico con le Istituzioni, che parta dal basso e ponga in atto azioni decise per salvare la situazione!
Gabriella Collacchi e Ina Camilli, Portavoce e Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale
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