Il 2 novembre del 1975 segna una data tragica e oscura nella storia culturale italiana: la violenta e inaspettata scomparsa di Pier Paolo Pasolini. Intellettuale e artista poliedrico assassinato sul lungomare di Ostia, con la sua opera ha scandagliato le pieghe più profonde e nascoste della società italiana. A quarantanove anni dalla sua morte, Roma si prepara a commemorarlo attraverso una serie di iniziative al Parco Letterario Pier Paolo Pasolini, gestito dai volontari della Lipu all’Oasi Chm del Lido di Roma, dove sorgerà una cerimonia che promette di essere un tributo intenso e ricco di significato.
Sabato 4 novembre, alle 10:30, la commemorazione avrà luogo nello stesso punto in cui, quella funesta mattina autunnale, fu rinvenuto il corpo martoriato di Pasolini. Qui si trova oggi una stele, opera dello scultore Mario Rosati, che rappresenta un tronco di marmo travertino spezzato, simbolo di una vita interrotta prematuramente. Attorno, due colombe in volo simboleggiano la libertà, sotto lo sguardo di una luna piena che veglia silenziosa. La stele si inserisce in un cammino di lastre di marmo e blocchi di tufo, intervallati da frasi di Pasolini incise, che evocano le sue parole come una sorta di memoria viva, risplendente nel silenzio dell’oasi naturale.
La cerimonia vedrà la partecipazione di Silvio Parrello, il “Pecetto” di Ragazzi di vita, uno dei tanti giovani protagonisti del romanzo che tratteggia un ritratto popolare e romanesco della capitale degli anni Cinquanta, segnati da povertà e fame. Parrello, all’epoca il più giovane dei “ragazzi di vita” che Pasolini aveva conosciuto nelle borgate romane, vive ancora a Monteverde, il quartiere dove lui e Pasolini trascorrevano pomeriggi improvvisando partite di calcio. Oggi, è custode delle memorie del poeta e della continua ricerca di verità attorno alla sua morte, avvolta dal mistero di un possibile complotto legato a Petrolio, l’opera incompiuta che puntava a rivelare segreti inquietanti della corruzione italiana.
Un’altra figura rilevante nella vita dello scrittore è Patti Smith, poetessa e cantautrice americana da sempre affascinata da Pasolini, una delle personalità che più rappresentano la connessione internazionale dell’intellettuale bolognese. Sebbene non possa essere presente quest’anno, Smith ha partecipato già tre volte a eventi commemorativi presso il Parco Letterario, tornando persino dopo il concerto che ha tenuto a Ostia Antica lo scorso settembre, durante il quale ha recitato alcuni passi delle opere di Pasolini, omaggiandone la figura con una lettura in inglese dedicata al tema “Pier Paolo Pasolini e il mare”. Questa affinità sottolinea l’universalità dell’opera di Pasolini, che ha trovato all’estero una risonanza talvolta maggiore rispetto all’Italia, dove il suo impegno politico e intellettuale ha spesso incontrato resistenze e contrasti.
Alessandro Polinori, presidente nazionale della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), descrive il Parco Letterario come un ponte tra la natura e l’eredità culturale lasciata da Pasolini. L’Oasi, infatti, non è solo un luogo di raccoglimento ma un habitat naturale dove si possono ammirare aironi rossi, falchi di palude e fenicotteri rosa, un paradiso di biodiversità che incarna la stessa libertà espressiva e spirituale ricercata dal poeta. Polinori racconta come il Parco attiri visitatori da tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Germania, e come recentemente un gruppo di turisti toscani abbia prodotto un lavoro fotografico destinato a un calendario del 2025 dedicato proprio a Pasolini.
Alla cerimonia prenderanno parte anche Ester Mantero, responsabile dell’Oasi Lipu Chm di Ostia, Stanislao de Marsanich, presidente dei Parchi Letterari Italiani, e la vicepresidente del X Municipio, Valentina Prodon.
In vista del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Pasolini, previsto per il prossimo anno, le istituzioni e la Lipu stanno preparando una manifestazione di maggiore respiro, che possa rendere omaggio a una figura che ha saputo esplorare e denunciare, attraverso le sue opere, i mali e le contraddizioni del nostro tempo. Pasolini rimane un intellettuale “scomodo”, una voce fuori dal coro che, proprio per questo, trova sempre maggiore riconoscimento all’estero e in Italia, tra coloro che riconoscono nella sua opera una guida e un monito, un richiamo a quella “responsabilità della parola” che oggi, come allora, è cruciale per ogni coscienza pensante.
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