L’annuncio diffuso l’8 dicembre scorso su YouTube e Facebook aveva già creato scompiglio tra i fedeli delle diocesi di Tivoli e Palestrina. Ora, a poco più di un mese di distanza, è arrivata la scomunica per Padre Natale Santonocito, a seguito delle sue affermazioni pubbliche sulla legittimità del pontificato di Papa Francesco.
L’8 dicembre, nel giorno dell’Immacolata Concezione, il sacerdote aveva diffuso un video in cui dichiarava che Papa Francesco non fosse il vero Pontefice. Secondo Santonocito, Benedetto XVI non aveva mai realmente rinunciato al papato, ma si era limitato a rinunciare al “ministerium”, ovvero all’esercizio pratico del potere, senza abdicare al “Munus Petrinum”, l’investitura divina alla guida della Chiesa. Queste affermazioni, considerate in aperto contrasto con il Magistero e il diritto canonico, hanno spinto la Santa Sede a intervenire con il massimo provvedimento previsto dall’ordinamento ecclesiastico.
La scomunica è una delle pene canoniche più severe, applicata nei casi di scisma, eresia o apostasia. Il Codice di Diritto Canonico, all’articolo 1364, stabilisce che chi si oppone pubblicamente alla legittima autorità del Papa incorre nella scomunica latae sententiae, ovvero automatica, senza bisogno di un processo formale. Le parole di Padre Santonocito sono state ritenute gravemente lesive dell’unità della Chiesa, minando l’autorità del Pontefice e diffondendo una teoria considerata scismatica.
La diocesi di Tivoli e Palestrina ha confermato il provvedimento, ribadendo che nessun sacerdote può arrogarsi il diritto di contestare la legittimità del Successore di Pietro. Le autorità ecclesiastiche hanno inoltre sottolineato come la decisione di Benedetto XVI di rinunciare al pontificato nel 2013 sia stata accolta e ratificata dalla Chiesa e che il conclave che ha eletto Papa Francesco sia stato valido sotto ogni profilo canonico.
Il provvedimento implica che Padre Natale Santonocito non potrà più celebrare i sacramenti, né esercitare alcuna funzione sacerdotale finché non si ravvederà e chiederà la revoca della scomunica alla Santa Sede. Questo passaggio richiede un atto formale di pentimento e il riconoscimento della legittimità del Pontefice regnante.
La scomunica rappresenta un segnale forte per chiunque tenti di mettere in discussione le fondamenta dottrinali della Chiesa. L’episodio riaccende il dibattito sulle frange tradizionaliste e sedevacantiste, che continuano a contestare il pontificato di Papa Francesco, e dimostra la volontà delle autorità ecclesiastiche di difendere l’unità della Chiesa cattolica di fronte a dichiarazioni ritenute pericolose per la fede dei fedeli.
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