Pamela Mastopietro, chiesti 6 anni anche per l’ex che la avviò all’eroina
Oseghale, già condannato all’ergastolo, ma ci sono responsabilità relative a quando Pamela era minorenne
Nel delitto di Pamela Mastropietro, la ragazza romana uccisa a Macerata, emerge un altro personaggio che ha determinato, secondo i pm, la morte della giovane: il suo fidanzato Andrei Claudiu Nitu, di origini romene. Il ragazzo avrebbe avuto linfatti la responsabilità iniziale di condurre la minorenne Pamela sulla strada della droga e della prostituzione. La droga infatti, oltretutto per una ragazza con problemi di salute psichica, sarebbe stata la prima anticamera della sua tragica fine; lo stupro e l'uccisione da parte di Innocent Oseghale. La procura ha perciò chiesto sei anni e sei mesi per il romeno di 21 anni colpevole di aver avviato l'adolescente verso la tossicodipendenza e lo sfruttamento.
Pamela aveva conosciuto Nitu nel 2016 e più volte sia la mamma che la nonna avevano cercato di dissuaderla dal frequentarlo, anche con mezzi legali: denunce alle forze dell'ordine del comportamento e degli effetti devianti del ragazzo sulla piccola Pamela. Sono almeno 11 le denunce da parte della famiglia di Pamela in soli due mesi. Nitu era dunque un pericolo concreto, e così veniva descritto dai cari della giovane.
La ragazza nel 2017, viene finalmente allontanata da Nitu e ricoverata nella comunità per tossicodipendenti di Macerata, dove stava cercando di disintossicarsi; ma è proprio durante una sua fuga volontaria dalla comunità nel 2018 che incontrerà Oseghale, il suo ultimo aguzzino. Oseghale è stato condannato all'ergastolo per stupro, omicidio e per aver occultato il cadevere facendolo in pezzi. Ma la ricostruzione della procura vede ora altri colpevoli che hanno contribuito al calvario e alla brutale fine della Mastropietro.
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