Sei anni di dolorosissima battaglia legale con il fine di ottenere giustizia per Pamela Mastropietro, la ragazza di appena diciotto anni che il 30 gennaio del 2018 si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata) e i cui resti furono ritrovati chiusi in due trolley.
A compiere il massacro Innocent Oseghale. Ascolta il verdetto nei confronti dell’assassino di sua figlia Alessandra Verni, la mamma di Pamela che non trattiene le lacrime mentre commenta «Lo aspettavo da sei anni». A mettere la parola fine, ieri nel tardo pomeriggio la sentenza della Cassazione.
Accanto alla mamma di Pamela anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela e Barbara Mariottini, mamma di Desirèe stordita da un mix di droghe poi violentata e lasciata morire in uno stabile abbandonato nel quartiere di San Lorenzo a Roma.
La condanna in via definitiva di Innocent Oseghale era già arrivata ma i legali dell’uomo hanno presentato il ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento della condanna a decisa dalla Corte di Appello di Perugia nel processo bis per la sola aggravante della violenza sessuale.
Resterà nel carcere di Forlì con la pena dell’ergastolo, dunque. Alessandra Verni esce dalla Cassazione e trattiene a stento le lacrime per la parola “fine” che la Legge ha imposto all’intera vicenda. Ai giornalisti in attesa affida le sue prime parole: «Intanto abbiamo messo un punto ma la battaglia continua per trovare i mostri che lo hanno aiutato, deve fare i nomi dei complici».
«Questa vittoria» continua la donna va «a Pamela e a Stefano (il papà) che non ci sono più». Poi un appello rivolto a tutti i familiari delle vittime, dice di non arrendersi Alessandra, di continuare a combattere per la giustizia invocando anche l’inasprimento delle pene «le leggi devono essere cambiate e le pene aumentate».
A sostenere la mamma della giovane vittima, ci sono gli amici di Pamela. Sono intorno alla donna, che indossa la maglietta con la foto della sua bambina. La abbracciano e piangono anche loro. Va bene così, sussurrano dopo la lettura della sentenza. Nessuno porterà indietro la loro amica ma la giustizia deve essere fatta.
Anche Pietro Orlandi parla di giustizia non risparmiando parole dure nei confronti dell’assassino «La giustizia le darà almeno un po’ di serenità in più che dopo sei anni merita, ma è poco perché un essere non umano che ha fatto una cosa del genere non merita il privilegio della vita».
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