Interviste

Paolo Calabresi al Caruso Belmond di Ravello: un’intervista tra profumi e ricordi d’infanzia

Seduta nel salotto dell’Hotel Caruso a Ravello, con il sole di ottobre che accarezza le colline della Costiera Amalfitana, sembra quasi che il tempo si fermi. La luce dorata che illumina la Chiesa di San Giovanni del Toro, la brezza profumata di limoni e il mare all’orizzonte creano un’atmosfera rarefatta, dove la bellezza di ogni dettaglio regala un senso di sospensione. È qui che incontro Paolo Calabresi, un attore il cui volto e talento hanno conquistato il cinema e la televisione italiana, per parlare della sua carriera, dei prossimi progetti e delle sue emozioni legate a un luogo come Ravello.

Paolo Calabresi arriva puntuale, con il suo sguardo curioso e il sorriso che suggerisce una persona consapevole delle sfide, ma profondamente grata per il percorso intrapreso. L’ambiente, con i suoi toni caldi e l’eleganza discreta, sembra perfettamente in sintonia con lui, un uomo che, nonostante la sua notorietà, mantiene una straordinaria semplicità.

Il fascino della commedia romantica e la difficoltà della precarietà

Quando gli chiedo cosa lo tiene incollato allo schermo, Calabresi non ha dubbi: “Le commedie romantiche americane”. E subito mi parla con passione di Tootsie, che definisce la perfezione del genere. “In questi film”, spiega, “nulla è superfluo, tutto è necessario e costruito con una scrittura perfetta”. Non posso fare a meno di notare come, nel descrivere il suo amore per queste opere, sembri trovare un parallelo con la sua stessa visione del cinema: una cura quasi artigianale per i dettagli e una profonda attenzione alla narrazione.

Ma la vita di un attore non è fatta solo di commedie perfette o successi al botteghino. “La precarietà è la paura più grande”, ammette Calabresi con schiettezza. È la paura di non essere più richiesti, di essere dimenticati. Un sentimento che, soprattutto per chi basa la propria vita sulla condivisione e sulla comunicazione, diventa un vero e proprio incubo. Tuttavia, Paolo non si è mai tirato indietro di fronte alle sfide: “Io sono fiero delle cose brutte che ho fatto”, confessa, sottolineando come proprio quelle esperienze siano state un banco di prova cruciale per la sua crescita artistica.

Un destino inaspettato quello di Paolo Calabresi

Non c’è stato un momento preciso in cui Paolo ha capito che sarebbe diventato attore. Figlio di una famiglia borghese romana, non proveniva da un ambiente artistico. L’opportunità si è presentata inaspettata, durante i provini per la scuola del Piccolo Teatro di Milano. “Non era affatto previsto che facessi questo mestiere”, racconta con un sorriso. Eppure, superate le prime selezioni, capì che quello sarebbe stato il suo futuro, anche a costo di deludere le aspettative familiari. “Mia madre mi ha sempre rimproverato per aver abbandonato gli studi di Giurisprudenza quando mi mancavano solo cinque esami alla laurea”, ricorda con una punta di nostalgia.

Ispirazione e creatività: Ravello come rifugio

Parlando di ispirazione, Calabresi rivela che i momenti di maggiore creatività spesso nascono dalle difficoltà e dal dolore. “Qui, a Ravello, immerso nella bellezza, non riuscirei a scrivere nemmeno una parola”, ammette, guardandosi attorno con un’espressione contemplativa. “Sono completamente immerso in questa perfezione, in un ozio creativo che per ora è pura contemplazione”. In effetti, Ravello, con i suoi paesaggi incantevoli e la sua tranquillità, sembra più un rifugio per l’anima che un luogo dove lasciarsi travolgere dall’ispirazione.

Mentre parliamo, l’attore ricorda le vacanze estive della sua infanzia, trascorse tra Terracina e il Circeo, e l’associazione immediata che fa tra i profumi dei limoni di Ravello e quelli di quelle estati spensierate. “Il profumo di limone è un ricordo che mi riporta indietro nel tempo, a quando le vacanze duravano fino ad ottobre e tutto sembrava infinito”, racconta con un sorriso nostalgico. È chiaro che Ravello, con i suoi aromi e i suoi panorami, lo trasporta in una dimensione di calma e riflessione, lontana dai ritmi frenetici del set.

Progetti futuri: Cinema e Teatro

Nonostante l’apparente tranquillità di questo momento, Paolo Calabresi ha in serbo tanti progetti per il futuro. Il 23 dicembre uscirà nelle sale Cortina Express, in cui recita accanto a Lillo e Christian De Sica. E il 16 ottobre, sarà presentato al Festival di Roma il film Berlinguer, la grande ambizione, un progetto a cui tiene particolarmente e che uscirà il 31 ottobre nelle sale. Ma la sua agenda non si ferma qui: a dicembre riprenderà la tournée teatrale di Perfetti Sconosciuti, uno spettacolo che ha già riscosso un enorme successo e che, con ogni probabilità, continuerà per molti anni a venire.

Mentre ci avviamo alla conclusione dell’intervista, Calabresi si lascia andare a un ricordo toccante legato a suo padre. “Lo ringrazio per il suo silenzio”, dice, ricordando il viaggio in auto che fecero insieme da Roma a Milano, quando doveva affrontare la terza selezione alla scuola di Strehler. Suo padre non disse una parola durante tutto il tragitto, ma prima di lasciarlo al Piccolo Teatro, gli disse solo: “Giudizio”. Un consiglio semplice ma potente, che Paolo ha portato con sé in tutta la sua carriera.

Ravello: luogo di rifugio e bellezza

Per Paolo Calabresi, Ravello non è solo un luogo di vacanza, ma un rifugio dove fermarsi e immergersi completamente nella bellezza del paesaggio, dei profumi e dei sapori. Al Ristorante Belvedere dell’Hotel Caruso, dove la sera prima aveva cenato, ha ritrovato quei sapori legati alle sue memorie d’infanzia, riconducibili a un tempo più semplice, fatto di lunghi pomeriggi estivi e profumo di agrumi nell’aria.

E mentre il sole cala dietro le colline, e Ravello si prepara ad avvolgersi in un silenzio magico, Paolo Calabresi si concede ancora qualche ora di pura contemplazione prima di tornare alla sua vita frenetica tra Roma, i set cinematografici e il palcoscenico. Per adesso, ci sono solo Ravello, l’Hotel Caruso e il dolce profumo dei limoni che lo avvolge, un ricordo prezioso che porterà con sé nel cuore.

Emilia Filocamo

Redazione

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