Lo avevamo già sottolineato, fin dal momento della sua elezione, quando il Cardinale Bergoglio, “l'uomo venuto dall'altra parte del Pianeta”, si era presentato al mondo con il nome di Francesco e non avevamo sbagliato. Quel nome avrebbe rappresentato una nuova via da seguire seppur con le preziose e, per certi versi, sconvolgenti indicazioni dei suoi illustri predecessori che avevano cambiato la storia della Chiesa (e non solo) della seconda metà del secolo scorso.
Così, fin dal primo istante, il nuovo Papa aveva iniziato a stupire con la sua ferma semplicità. L'attenzione e la vicinanza per i più deboli e bisognosi sarebbe stata ancora più accentuata. La croce e l'anello d'oro messi in un cassetto, sostituiti da metalli meno preziosi, avrebbero detto più di mille parole.
Il Poverello di Assisi era ancora lì, in piazza, tra le colombe e gli agnelli, a parlare coi lupi.
Uno degli aspetti del nuovo Papa che era stato subito sottolineato e che aveva colpito l'immaginario dell'opinione pubblica era stato quello della forte posizione assunta rispetto alla Natura.
“Custodire il Creato”. Lo aveva detto Papa Francesco durante la sua omelia d'inizio pontificato.
E ancora, nell'Esortazione Apostolica, aveva fatto suo “il lamento dei Vescovi delle Filippine” sulla scomparsa dell'avifauna a causa della deforestazione selvaggia e dell'inquinamento: “Gli uccelli volavano nell'aria, le loro brillanti piume e i loro canti aggiungevano colore e melodie al verde meraviglioso dei boschi”.
Fino ad arrivare alla frase in questione pronunciata dal Papa argentino, poi incisa su una targa dorata che il Presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Coccìa, con il direttore Scotti, ha presentato all'Arcivescovo Sorondo e alle autorità ecclesiastiche e laiche intervenute e che, da oggi, campeggia all'ingresso del Bioparco vicino ad una immagine del Vescovo di Roma alle prese con un pappagallo. Recita: “Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda che possiamo lamentare l'estinzione di una specie come fosse una mutilazione”.
“Non era mai accaduto che un Papa si esprimesse in forma tanto diretta ed esplicita sulla conservazione delle specie animali” ha sottolineato Coccìa nella sua presentazione.
L'attenzione per il Creato e la sua conservazione significano molto per Bergoglio.
“La Natura e le meraviglie che ci offre devono essere salvaguardate. L'uomo ha il dovere di conservare quello che Dio gli ha donato”, ha detto l'arcivescovo Sorondo che si è poi soffermato sui lupi sudamericani che rischiano seriamente l'estinzione.
“Il Bioparco potrebbe adottarne qualcuno, ha auspicato l'alto prelato, e magari il Papa potrebbe venire per chiamarne uno Francisco”, ha aggiunto.
Francesco come Papa Karol, appena canonizzato con Giovanni XXIII. Anche il Papa polacco aveva sempre dimostrato un grande amore per la Natura e gli animali.
Anche il Papa polacco, così come Francesco, ha da ieri la sua immagine all'ingresso del parco. Lo ritrae con in braccio un Koala che racconta la sua visita in terra d'Australia.
Primo “Pontefice animalista” dei tempi moderni, San Giovanni Paolo II, infatti, si era fatto riprendere spesso con animali e specie rare durante i suoi viaggi in tutto il mondo.
L'occasione della inaugurazione della targa dedicata all'amore del Papa per la Natura è stata anche una splendida occasione che Coccìa non si è lasciato scappare, quella di invitare ufficialmente il Santo Padre al Bioparco. L'arcivescovo Sorondo ha raccolto cordialmente l'invito, anticipando un garbato parere positivo a riguardo prima di essere accompagnato per una breve visita agli animali all'interno del parco.
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