Papa Francesco: “Messa domenicale intaccata dal Covid: torni abitudine di tutti”
Così il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin a nome del Pontefice in apertura della 71^ Settimana Liturgica Nazionale. Messa domenicale messa a dura prova dalle limitazioni imposte dal Covid
Tra le tante situazioni problematiche che il Covid-19 ha contribuito ad accelerare, è incluso anche il ruolo della messa domenicale, messo in discussione anche dalla pandemia. Per questo, nell’intervento di apertura della 71^ Settimana Liturgica Nazionale a Cremona, il Papa si è voluto soffermare su questa tematica con un messaggio letto dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin inviato al presidente del Centro di Azione Liturgica, mons. Claudio Maniago.
Papa Francesco: “Messa torni alla centralità della fede e della spiritualità”
Papa Bergoglio auspica che la Settimana Liturgica Nazionale “possa individuare e suggerire alcune linee di pastorale liturgica da offrire alle parrocchie, perché la domenica, l’assemblea eucaristica, i ministeri, il rito emergano da quella marginalità verso la quale sembrano inesorabilmente precipitare e recuperino centralità nella fede e nella spiritualità dei credenti“.
“Osserviamo come nella vita reale delle persone – continua il cardinal Parolin – sia mutata la percezione stessa del tempo e, di conseguenza, della stessa domenica, dello spazio, con ricadute sul modo di essere e di sentirsi comunità, popolo, famiglia e del rapporto con un territorio”.
Messa intaccata dalla pandemia, vista come “attesa dura e sofferta”
Questa dinamica, già in atto da anni, è stata accelerata dalla pandemia: “La liturgia ‘sospesa’ durante il lungo periodo di confinamento, e le difficoltà della successiva ripresa – scrive il card. Parolin per conto del Papa –, hanno confermato quanto già si riscontrava nelle assemblee domenicali della penisola italiana, allarmante indizio della fase avanzata del cambiamento d’epoca”.
“Il settimanale radunarsi nel ‘nome del Signore’, che sin dalle origini è stato avvertito dai cristiani come una realtà irrinunciabile e indissolubilmente legata alla propria identità, è stato duramente intaccato durante la fase più acuta del propagarsi della pandemia”.
La reazione della comunità nel periodo del lockdown ha portato a trovare vie nuove: “L’amore per il Signore e la creatività pastorale hanno spinto pastori e fedeli laici a esperire altre vie per nutrire la comunione di fede e di amore con il Signore e con i fratelli, nell’attesa di poter ritornare alla pienezza della celebrazione eucaristica in tranquillità e sicurezza”.
“È stata un’attesa dura e sofferta – osserva Parolin -, illuminata dal mistero della Croce del Signore e feconda di tante opere di cura, di amore fraterno e di servizio alle persone che più hanno sofferto le conseguenze dell’emergenza sanitaria. La triste esperienza del ‘digiuno’ liturgico dello scorso anno, di riscontro, ha fatto risaltare la bontà del molto cammino compiuto a partire dal Concilio Vaticano II, sulla via tracciata dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium. I tempo di privazione ha consentito di avvertire l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani”.