Parrucchieri ed estetisti chiusi perché “non essenziali” ma toelettatori aperti: norme surreali
Le contraddizioni del Covid sono tante. Troppe. Alcune davvero surreali
Saremo tutti “barboni” a spasso con cani domestici perfettamente toelettati? Parrucchieri ed estetisti chiusi in zona rossa perché ritenuti ‘servizi non essenziali’: al contrario di chi cura il pelo degli animali.
Le contraddizioni del Covid sono tante. Troppe. Alcune davvero surreali. In Piemonte si opta per la riapertura del servizio di toeletta per cani e gatti, ma si continua al contempo a tener chiusi parrucchieri ed estetisti. E mentre per lavare cani e gatti torna sempre facilmente utile la cara, vecchia vasca da bagno domestica (o, in alternativa, la doccia o il giardino per chi ce l’ha), per i cristiani la cura della persona è un fatto primario. Essenziale. Ineludibile. Irrinunciabile.
Perché l’impatto visivo del proprio e dell’altrui aspetto è la prima naturale forma di negoziazione dei rapporti umani. Elemento che si fa ancor più decisivo e interessante specie nella società moderna, che sull’immagine costruisce ogni giorno di più sé stessa.
Ma la cura della persona è altresì un qualcosa di rituale, profondamente connesso con la dimensione interiore dell’individuo. Con la sua capacità di relazione intima e con l’ambiente circostante. Pertanto, alla luce delle considerazioni sin qui espresse, credo che la negazione del valore di ‘sevizio essenziale’ all’attività di chi cura viso e capelli rappresenti una grave forma di stortura incivile che nega secoli di storia e di conquiste igieniche indispensabili e spesso altrettanto difficili.
La tonsura dei capelli nel monachesimo antico aveva un alto valore simbolico, a esprimere ordine e regolarità. Le acconciature pompose ed evidenti della nobiltà del passato esprimevano la magnificenza dello stato di chi le indossava, sottolineando contestualmente la differenza di appartenenza a una classe sociale elevata e agiata che, anche nei simboli e nei segni estetici, richiedeva un distacco altresì visivo dalle abitudini e dai costumi tipici del popolo.
Parrucchieri ed estetisti chiusi e la grave mancanza di cura di Sé
In un momento storico in cui per definizione sono negate le relazioni interpersonali, la socialità intesa come base di espressione condivisa dell’agire e del sentire umano, la perdita di chance costituita dalla rinuncia forzata alle normali operazioni di cura della persona può determinare l’aumento di fenomeni di trascuratezza anche e soprattutto psicologica pronti a sfociare in forme depressive non di poco conto. Perché curarsi è un diritto inalienabile che aiuta a entrare profondamente in relazione con il proprio sé, indipendentemente dall’incontro anche con l’altro.
E la negazione dell’aspetto relazione e reciproco del vivere rischia di creare gravami troppo complessi e difficili da sopportare in un tempo di astensione dal contatto prolungata proprio perché nettamente in contraddizione con la natura propriamente reciproca del vivere in una comunità che, oltre che di persone, è fatta anche di prassi e azioni ripetute dalle quali non si può affatto prescindere per il bene del corpo, della mente, e della persona nella sua interezza.
Maurizio Scandurra