Partita Iva 2024, gli italiani tornano a respirare: ‘Agevolazioni del 50%’ | Ma c’è una condizione
Grandi agevolazioni per le Partite Iva, ad una condizione: ecco qual è
La Partita Iva altro non è che una serie numerica di 11 cifre. Questa ne identifica il titolare e serve per corrispondere l’Iva all’Agenzia delle Entrate. La devono aprire i lavoratori non dipendenti, quindi gli autonomi, che annualmente hanno entrate superiori ai 5mila euro all’anno; nel caso in cui le entrate siano inferiori ma l’attività è continuativa, la Partita Iva è comunque da aprire.
Per aprire Partita Iva è sufficiente presentare un modulo all’Agenzia delle Entrate in cui si inseriscono i dati del titolare e il codice ATECO di riferimento. Nel caso in cui ci si voglia fare aiutare, la figura professionale di riferimento è quella del commercialista che, tra l’altro, è un valido alleato anche nello svolgimento delle pratiche burocratiche relative alla Partita Iva.
I titolari di Partita Iva devono versare annualmente l’Iscrizione alla Camera di Commercio, l’assicurazione INAIL, i contributi INPS, l’IRAP e l’IRPEF. La quantità di soldi, però, varia a seconda del regime fiscale cui si appartiene e alle caratteristiche del titolare.
Oggi parliamo di una bella novità che riguarda proprio i lavoratori autonomi e che consiste in un dimezzamento delle tasse, la cosa più attesa: per accedervi, però, è necessario rispettare alcuni specifici requisiti.
Arriva il concordato biennale preventivo, ecco cos’è
Il concordato biennale preventivo è un patto che viene stipulato tra i titolari di Partita Iva e il fisco. I primi, entro il 31 ottobre, devono accettare le tasse calcolate dallo Stato in base ai redditi presunti attraverso l’utilizzo della piattaforma “Il tuo ISA 2024 CB“, che sarà lanciata questo mese. Potranno stipulare questo contratto i titolari di Partita iva non forfettari che non abbiano debiti tributari, applichino gli ISA ed esercitino arti, professioni o attività di impresa. Questo concordato, quindi, permette per due anni di pagare le tasse non in base agli effettivi guadagni ma in base a quanto l’Agenzia delle Entrate ha preventivato per il contribuente: di fatto, è un modo per favorire l’adempimento spontaneo agli obblighi dichiarativi.
In termini di vantaggi ed eventuali effetti negativi, risulta chiaro che nel caso in cui il contribuente vada a guadagnare di più o di meno rispetto alla stima fatta dall’Agenzia delle Entrate, su queste differenze non verranno applicate le tasse e i calcoli già effettuati in sede di adesione della proposta non saranno modificati.
Quando cessa o decade il concordato
Il concordato, però, cessa nel caso in cui il contribuente modifichi l’attività svolta nel corso del biennio rispetto a quella che esercitava prima della firma del concordato o se chiude l’attività, quindi smette di svolgere quel lavoro.
La decadenza occorre anche nel caso in cui si scopra che il contribuente ha delle attività non dichiarate.