Il presidente di Anci Lazio, Fausto Servadio ha prodotto un documento “Per un nuovo regionalismo”, come contributo di Anci Lazio per le elezioni del 4 marzo 2018.
"Abbiamo ritenuto di offrire ai Candidati alla Presidenza della nostra Regione lo stato della riflessione, il punto di vista e il complesso delle proposte, che emergono dal sistema delle Autonomie locali, di cui Anci Lazio è portavoce e interprete privilegiata. Il dibattito interno e l’approfondimento collegiale ci ha consentito di raccogliere il massimo della condivisione. Esso può offrire anche a voi spunti e valutazioni, che servano da guida e da stella polare nel rapporto con i comuni, la città metropolitana, le province e tutte le diverse articolazioni locali in cui si declina la democrazia di prossimità (consorzi, unioni di comuni, associazioni, ecc.).
Le prossime elezioni regionali del 4 marzo rappresentano un momento importante per mettere al centro gli obiettivi da perseguire nell’attività di governo dei prossimi anni. E’ necessario aprire nel Lazio una nuova stagione per gli enti locali basata sul riconoscimento della loro autonomia e sulla contestuale assunzione di responsabilità degli amministratori per farli diventare elementi essenziali ed “assicurare al nostro Paese un’amministrazione più degna di un grande Stato europeo”. Occorre riportare al centro dell’iniziativa regionale il rapporto con l’autonomia comunale per definire obiettivi strategici condivisi. La Regione non deve continuare a considerare i Comuni, la Città Metropolitana e le Province come enti periferici performativi ai quali delegare, spesso senza aggiunte di risorse e/o personale, la fase meramente attuativa delle politiche pubbliche statali e regionali; ma invece – attuando finalmente i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza sanciti dalla Costituzione – considerarli partners istituzionali imprescindibili e affidabili con riguardo all’intero ciclo della programmazione, progettazione, realizzazione e gestione delle politiche stesse, in tutti i settori nei quali la Regione detiene competenze proprie o nei quali sarà possibile acquisire competenze dallo Stato centrale. Per questo è necessario far affermare, culturalmente e politicamente, un modello organizzativo nel quale la Regione e gli Enti locali, secondo le specificità di ciascuno, concorrono a realizzare un sistema di servizi efficiente ed economico per tutti i cittadini del Lazio (titolo V della Costituzione e articoli 4 e 5 del TUEL 267/2000).
1. COOPERAZIONE ISTITUZIONALE. E’ imprescindibile, in questa ottica, ripristinare luoghi e tavoli di confronto nei quali la Regione e le rappresentanze delle autonomie possano affrontare in maniera puntuale le modalità con cui declinare il rapporto di cooperazione. L’esperienza di questi anni, inoltre, ci dice che il CAL non ha potuto svolgere appieno la propria funzione per motivi oggettivi legati alla modalità della sua composizione e alle procedure istituzionali del Consiglio regionale. Si deve riconsiderare radicalmente sia la sua composizione e modalità di elezione, sia le sue modalità di partecipazione al processo legislativo per rendere la sua funzione efficace e produttiva sia per i Comuni che per la Regione. Si propone un rafforzamento del suo ruolo facendo divenire vincolante il parere sui progetti di legge che hanno ricadute sugli Enti Locali, di bilancio e coordinamento della finanza locale o di funzioni amministrative degli enti locali stessi. La riforma del CAL passa poi da un rafforzamento della propria iniziativa legislativa che può essere supportata da ANCI Lazio sia negli aspetti organizzativi sia negli aspetti di proposta e di modifica anche delle leggi regionali che provengono dalla giunta regionale e di impatto e rilevanza per i Comuni.
2. LEGALITA’ E LOTTA ALLE MAFIE. E’ necessario un impegno congiunto per assicurare il rispetto delle leggi sia all’interno delle istituzioni che nei territori, denunciando ingerenze malavitose ed episodi mafiosi. Anci Lazio, che rappresenta il 97% dei comuni del Lazio – ben 362 su 378 -, intende valorizzare ulteriormente il proprio apporto al riguardo con l’approvazione del “codice etico delle amministrazioni locali”, come strumento di qualità della politica e dell’amministrazione locale. Vanno sostenuti, anche con incentivi economici, i Comuni che introducono stringenti normative anti-ludopatia.
3. FINANZA LOCALE. Istituzionalizzare l’esperienza dei patti regionali con la messa a disposizione di spazi verticali da parte della Regione e la ripartizione attraverso l’indice sintetico di virtuosità. La Regione deve svolgere per i Comuni, le Province e la Città Metropolitana un ruolo di Coordinamento della finanza territoriale. La Regione può altresì porsi come garante del raggiungimento degli obiettivi finanziari assegnati all’intero comparto laziale, con l’individuazione di criteri definiti attraverso una concertazione con le associazioni rappresentative degli Enti locali (ANCI e UPI) per l’utilizzo degli avanzi accantonati, la possibilità di utilizzo dell’eventuale overshooting all’interno del sistema regionale per ottimizzare e flessibilizzare le possibilità di investimento, realizzare una possibile perequazione regionale che superi le criticità oggi presenti.
4. RIORDINO TERRITORIALE. Il percorso di riconoscimento di maggiore autonomia deve aprire una fase costituente che dovrebbe più e meglio guardare dentro la natura e le funzioni proprie del sistema autonomistico. La Regione deve assumere il ruolo di “perno degli enti autonomi” evitando tentazioni di un rinnovato centralismo regionale. Si impone la necessità di un riordino territoriale che riprenda il percorso sempre accennato, ma mai decisamente perseguito. È necessaria, in via preliminare, una profonda revisione del riordino scaturito dalla Legge Delrio dopo l’esito del referendum costituzionale. La Città Metropolitana e le Province devono essere messe in grado di svolgere i propri compiti di governo attraverso rappresentanti eletti dai cittadini e dotate di risorse e funzioni appropriate. La dimensione del Lazio e la sua variegata conformazione impone la ricerca di ambiti omogenei in cui esercitare le funzioni. Rendere strutturale il percorso di gestione associata con forme di cooperazione intercomunale è un imperativo al quale non ci possiamo più sottrarre: occorre strutturare percorsi associativi e integrativi di carattere duraturo per specifici settori operativi, basati certamente sul principio della volontarietà, ma guidati dalla stella polare dell’adeguatezza. E’ necessario infine concepire e realizzare un “piano Marshall per le montagne del Lazio”, definendo anche una “agenda del controesodo” per rendere attrattivi i piccoli Comuni. Proponiamo infine per l’Assessorato agli EE.LL. la definizione di un profilo politico e di una struttura tecnica in grado di conferire spessore ai programmi di riordino territoriale e dare omogeneità e coerenza ai vari provvedimenti, in un contesto di politica regionale di ampio respiro. Su questo aspetto si giocherà molta parte del percorso politico della prossima legislatura.
5. SEMPLIFICAZIONE E INNOVAZIONE DELLA P.A. E’ necessario semplificare i rapporti con la Regione. Lo chiedono i cittadini, le imprese e i Comuni, in particolare quelli piccoli. Si deve proseguire con il progetto di dotare di accesso internet a banda larga i territori di montagna e con densità bassa di popolazione ed investire sulla realizzazione e implementazione degli SUAP realizzando la interoperabilità tra strumenti e piattaforme informatiche in campo. Le misure dell’Agenda Digitale non possono trascurare la necessità di definire livelli minimi di innovazione che devono caratterizzare il sistema della PA Locale e interventi in grado di portare tutti i Comuni a soddisfarli. Auspicabile lo sviluppo di Centri di competenze territoriali per rispondere alle sfide e alle opportunità dell’innovazione.
6. WELFARE. La Legislatura che si chiude ha registrato l’approvazione della legge di riforma del welfare, che recepisce nel Lazio le disposizioni di livello nazionale: un passo decisivo, cui deve seguire un percorso attuativo determinato. In particolare occorre consolidare l’esperienza dei distretti sociosanitari, rivalutandone il ruolo come Ambiti territoriali ottimali, per dare stabilità e continuità alla loro operatività, sia mediante strutture organizzative adeguate, sia mediante risorse predeterminate e programmate. Occorre una programmazione che garantisca approcci integrati ai bisogni dei cittadini, per evitare sprechi e inutili sovrapposizioni da un lato, e scoperture dall’altro. I Comuni e gli ambiti territoriali dei Piani di Zona devono poter contare su canali di finanziamento stabili e certi, il fondo sociale regionale deve stabilizzarsi su un livello adeguato per il finanziamento di servizi e interventi sociali il cui onere è prioritariamente garantito dai Comuni. Nella gestione dei fenomeni migratori i Comuni devono essere preventivamente coinvolti nelle decisioni, mentre la Regione deve svolgere una parte attiva a supporto dei Comuni nelle interlocuzioni con lo Stato e le istituzioni per realizzare modalità condivise e sostenibili di accoglienza e integrazione come lo SPRAR.
7. SANITA’. La chiusura della gestione commissariale per il rientro dal debito rappresenta una pietra miliare della politica regionale. La politica ora deve tornare a pensare in grande, puntando a riorganizzare il servizio sanitario in maniera modulata alle esigenze della popolazione, con l’esigenza di mantenere livelli di spesa adeguati per assicurare servizi diffusi e di qualità. Occorre a tale riguardo una messa a punto della rete ospedaliera, che ha subito interventi massicci solo in funzione della riduzione della spesa, per adeguarla alle reali esigenze ed identità dei territori soprattutto provinciali, anche con interventi coraggiosi di riconversione delle strutture, al fine di migliorare anche la ricettività sanitaria della Capitale. Occorre, nell’ottica di dare risposte immediate ai cittadini, mettere in atto azioni che possano abbattere le liste di attesa e contenere l’elevata mobilità extra regionale. Per garantire un’implementazione dell’offerta, la riduzione delle liste di attesa e riportare le tempistiche entro i parametri previsti dalla normativa vigente, nonché di contenere i costi a carico della Regione, derivanti dal costante aumento della mobilità passiva extra regionale, è necessario attuare un piano per consentire alle Asl del Lazio la possibilità di acquistare dal privato accreditato prestazioni a tariffa calmierata consentendo agli utenti di accedere alle prestazioni specialistiche, e di alta diagnostica, pagando una tariffa pari a quella del ticket della prestazione stessa. L’aumento dell’offerta di visite specialistiche ed esami diagnostici sarà garantito attraverso l’incremento delle attività ambulatoriali tanto negli ospedali che nel territorio, con apertura dei punti di erogazione anche tutti i giorni e l’acquisto di prestazioni aggiuntive dal privato accreditato (ad esempio RMN, TAC, ecografie e visite specialistiche particolarmente richieste). Occorre rivedere e potenziare in modo deciso la rete delle case della salute, per implementare quelle già istituite con ulteriori servizi, ampliandone la funzione in tutti gli aspetti della prevenzione primaria e secondaria. La costituzione delle Unità di cure primarie deve rappresentare una linea guida di lavoro per assicurare ai cittadini continuità di assistenza, incrementandone la percezione di sicurezza. Un tavolo di lavoro della Regione, che coinvolga le ASL e Anci Lazio, rappresenta lo strumento per un percorso condiviso in questa direzione.
8. POLITICHE ABITATIVE. E’ necessario garantire risorse per il contributo di solidarietà, per gli strumenti a favore del mantenimento dell’abitazione e della morosità incolpevole. La sfida è la nuova gestione delle politiche abitative con la programmazione semplificata del territorio. È indispensabile assicurare risorse certe, costante supporto e assistenza continua agli enti locali, prevedendo in modo strutturale un sistema regionale che assicuri ai Comuni adeguate risorse regionali. Indilazionabile una riforma strutturale degli enti gestori come le ATER in un percorso di integrazione e di sinergia con i Comuni per omogeneità di regolamenti, qualità dei servizi, semplificazione delle procedure, abbattimento dei tempi di non occupazione del patrimonio abitativo.
9. ISTRUZIONE, FORMAZIONE, POLITICHE GIOVANILI. Si chiede l’avvio di un percorso condiviso di revisione del concetto di “diritto allo studio”, che ormai viene gestito quasi solo con risorse comunali. Devono essere aumentati i relativi fondi, come anche quelli per i servizi dedicati all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità erogati dai Comuni, oggi insufficienti. Il ruolo degli enti locali nell’erogazione dei servizi educativi per la prima infanzia deve essere ricompreso in un quadro di programmazione e gestione del sistema integrato. Con la Regione deve essere programmato, ad integrazione delle risorse statali, un piano di interventi di edilizia scolastica, valutando le necessità dell’antisismica e della messa in sicurezza degli edifici scolastici. E’ indilazionabile, infine, la necessità di un piano di sostituzione degli scuolabus comunali.
10. PROGRAMMAZIONE EUROPEA. È fondamentale coinvolgere i comuni nella predisposizione dei POR attraverso tavoli di confronto dedicati e riservare una quota predeterminata, pari almeno al 10%, dei finanziamenti del POR FSE E FESR ai Comuni nella nuova programmazione 2021-2027. Nella programmazione europea, attuale e prossima, sarà importante sviluppare concretamente la partnership tra Regione Lazio e Comuni all’interno dei Servizi Europei di Area Vasta e nel contesto di fondi a gestione nazionale per intercettare grandi linee di finanziamento diretto sui grandi temi. In questa direzione Anci Lazio, che ha attivato in materia un proprio comitato tecnico scientifico, intende svolgere positivamente il ruolo di interlocutore privilegiato delle Regione e di coordinatore delle aspettative e delle attività dei comuni.
11. MOBILITÀ INTEGRATA E SOSTENIBILE. La rimarchevole azione di ammodernamento del parco macchine del Cotral e di un congruo numero di treni sulle tratte regionali rappresenta un primo tangibile risultato nella direzione di un rinnovato contratto con i cittadini sul diritto alla mobilità in ambito regionale. Occorre tuttavia uno strumento programmatorio regionale finalizzato ad orientare e coordinare le politiche di intervento nel settore trasporti, in coerenza con gli indirizzi di pianificazione socioeconomica e territoriale del Lazio, ed a perseguire obiettivi di efficacia, efficienza, compatibilità ambientale e sicurezza del sistema dei trasporti. La Regione Lazio deve essere protagonista di un grande piano per le strutture di mobilità pubblica sostenibile ed ecocompatibile che si articoli sullo sviluppo di una rete ferroviaria e di metropolitane; sul sostegno al TPL su gomma con la sostituzione dei mezzi inquinanti con macchine moderne ed ecocompatibili; su una politica tariffaria che introduca un sistema a chilometraggio e sull’introduzione di misure strutturali tese a favorire l’utilizzo di una mobilità dolce. E’ indispensabile quindi la redazione di un Piano regionale della mobilità e dei trasporti che consenta il superamento, con interventi a breve, medio e lungo termine, delle criticità in atto penalizzando il sistema trasporti e infrastrutture nel Lazio e riequilibrando anche nelle province, anche in termini di efficienza l’accesso ai servizi, favorendo tra gli altri in via prioritaria: Breve termine: • l’istituzione di un tavolo tecnico tra la Regione, le istituzioni locali, Trenitalia e i Comitati dei pendolari del Lazio per trovare le soluzioni necessarie a migliorare il servizio; • il riequilibrio nei centri urbani del trasporto pubblico su gomma con quello privato, riqualificando le risorse finanziarie; • l’eliminazione di sprechi e diseconomie esistenti nel trasporto pubblico locale; • l’efficienza del servizio e standard qualitativi omogenei in tutto il Lazio favorendo il consorziarsi degli Enti che gestiscono il trasporto pubblico locale; Medio – Lungo termine Garantire la messa in cantiere in via prioritaria dei progetti per la realizzazione di: • autostrada Roma – Latina; Bretella Cisterna – Valmontone; • completamento della dorsale appenninica, tratto Terni – Rieti; • adeguamento a 4 corsie della Salaria da Passo Corese a Rieti; • adeguamento a 4 corsie della Cassia Roma – Viterbo; • trasversale nord Orte – Civitavecchia; • Pedemontana di Formia • Ripristino della linea ferroviaria Priverno – Terracina; • potenziamento del nodo ferroviario di Roma e realizzazione della Gronda Merci (Cintura Nord e Cintura Sud); • ripristino della Linea Orte-Civitavecchia; • raddoppio del binario lungo alcune linee regionali; • la linea veloce Cassino-Frosinone-Roma; • Il potenziamento delle linee ferroviarie Roma-Velletri e Roma Avezzano. E’ necessaria e prioritaria una manutenzione straordinaria delle infrastrutture viabilistiche in situazioni di criticità.
12. QUALITÀ AMBIENTALE E RIFIUTI. Servono incentivi, anche verso i Comuni, per attuare la sostituzione e l’ammodernamento del parco dei mezzi pubblici, l’efficientamento energetico degli edifici e la realizzazione di sistemi di riscaldamento meno inquinanti. Il dissesto idrogeologico deve essere la priorità negli investimenti ed interventi. L’assetto idrogeologico è strategico e deve avere priorità nell'orientamento delle scelte territoriali e urbanistiche. A questo si accompagna il crescente fenomeno di erosione delle coste, con i conseguenti danni di carattere strutturale ed economico. Occorre redigere un piano ordinario e straordinario delle coste che proceda per priorità con interventi di ripascimento urgente dei tratti di litorale già danneggiati prevedendo, nel medio e lungo termine, interventi continuativi di prevenzione e contenimento dell’erosione. I parchi possono svolgere un ruolo importante, ma è assolutamente necessario superare la loro impostazione centralistica: occorre restituire ai comuni il ruolo fondamentale nella costituzione degli Organismi di gestione delle aree protette, nella pianificazione d’area e nella programmazione del loro sviluppo. L’emergenza rifiuti nel Lazio si è cronicizzata. Il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, non è mai stato redatto. Il piano vigente, risalente al 2012, risulta essere obsoleto rispetto alle effettive esigenze delle province del Lazio e di Roma Capitale. Il risultato è una emergenza costante con rincaro dei costi legati alla necessità di smaltire i rifiuti di Roma e del Lazio al di fuori dei confini regionali. La priorità per la nuova legislatura deve prevedere la redazione e approvazione di un nuovo Piano dei rifiuti per superare l’emergenza, abbattere i costi e migliorare il servizio. Un piano basato su due azioni cardine: 1. la definizione degli ambiti ottimali e la garanzia all’interno degli stessi dell’autosufficienza nella gestione dei propri rifiuti; 2. la certezza per tutti i Comuni del rispetto del principio di prossimità con gli impianti esistenti.
13. POLITICHE PER IL TERRITORIO. I Comuni devono essere i soggetti principali del governo locale e deve essere riconosciuto il loro ruolo di governo nella materia “territorio e pianificazione urbanistica”. È necessario assicurare un’azione di pianificazione urbanistica e del territorio che rafforzi principi e criteri di sussidiarietà delle politiche territoriali regionali senza contrapporsi alla potestà pianificatoria dei Comuni. È indispensabile assicurare lo sviluppo del territorio fondato su riduzione del consumo di suolo e rigenerazione urbana, coordinando i diversi piani e programmi regionali, provinciali e della Città metropolitana. Occorre ampliare lo spazio di decisione delle politiche urbanistiche a livello comunale, sia attraverso la diversa allocazione di funzioni e competenze, sia mediante il meccanismo della subdelega. L’ampliamento delle competenze comunali, accompagnato da un percorso di semplificazione delle procedure, consente anche di riavviare un ciclo positivo dell’economia legata al territorio. L’ampliamento delle competenze comunali può essere accompagnato dalla costituzione di una sede operativa, cui i comuni possano rivolgersi per ottenere tutto il supporto tecnico e operativo per valutare progetti, verificarne le prestazioni antisismiche, fornire pareri competenti ai Responsabili comunali per il rilascio delle autorizzazioni e coadiuvare i tecnici nelle procedure da attivare per i controlli previsti.
14. PROTEZIONE CIVILE, SICUREZZA URBANA E POLIZIA LOCALE. Auspicabile l’istituzione di una Cabina di Regia con Anci Lazio, i rappresentanti delle città Capoluogo e delle specificità territoriali a rischio conclamato, per la costituzione di una task force di pronto intervento che possa offrire supporto logistico e la ricostituzione di ambiti operativi territoriali allocati presso enti strutturalmente funzionali in grado di rispondere alle esigenze del territorio per la prevenzione e lotta agli incendi, per le precipitazioni nevose e per gli interventi puntuali di tutela delle persone. In merito alla polizia locale è utile e opportuno un coordinamento regionale per la formazione, la definizione di attività e per lo scambio di informazioni. Vanno garantite in modo strutturale le risorse per dotare di mezzi i corpi di polizia locale e va incentivata la gestione associata del servizio in modo da estenderlo a tutte le comunità. Il nuovo ruolo dei Sindaci in merito alla sicurezza urbana ed alla polizia locale va valorizzato e sostenuto con risorse adeguate ma anche con programmi formativi in grado di rendere gli operatori di polizia locale idonei ad affrontare i mutamenti della società. Proseguire il rapporto con le altre Regioni al fine di pervenire a una riforma della legislazione quadro nazionale sulla polizia locale per assicurare omogeneità e adeguamento alle mutate condizioni in cui ci si trova ad agire.
15. TURISMO E COMMERCIO. Bisogna consolidare il “sistema Lazio”. Cultura, turismo, ambiente, gastronomia, tradizioni fanno della Regione Lazio un vero gioiello da promuovere e sostenere. Sono elementi fondamentali del “Sistema Lazio” e proprio per questo devono essere adeguatamente sostenuti e valorizzati. La Regione Lazio deve costruire una propria identità territoriale nel panorama nazionale e lo può fare solo considerando anche i territori provinciali. Roma accrescerà il proprio richiamo internazionale se riuscirà a identificarsi come la metropoli nella quale ci sono infinite bellezze e dalla quale, al tempo stesso, è possibile raggiungere le provincie in cui ci sono altrettante bellezze. Il turismo deve essere uno degli assi strategici di sviluppo di tutta l’economia regionale. Oggi si nota come i flussi turistici, siano in gran parte concentrati sulla Capitale. Manca una rete di raccordo con il patrimonio archeologico, culturale e storico di tutte le province e manca la capacità di rendere attrattivo il territorio soprattutto nella bassa stagione. Per recuperare questo gap è necessario che la Regione investa per attivare le misure contenute nel Patto territoriale per il Turismo per favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici, incrementare la capacità attrattiva della strutture ricettive del Lazio consentendo, in deroga ai parametri ed agli indici previsti dagli strumenti urbanistici vigenti, interventi di ristrutturazione, anche con incremento volumetrico delle strutture destinate alle attività turistico-ricettive. E’ indispensabile inoltre che la Regione proceda, con il contributo dei Comuni del Lazio, ad individuare sistemi turistici locali o distretti turistici con lo scopo di attivare e armonizzare tutte le energie locali, nonché ad implementare i percorsi turistici tematici nel Lazio e che prenda una posizione chiara di sostegno alle iniziative a tutela del settore turistico balneare dalla direttiva Bolkestein. Nell’ambito della programmazione del territorio è necessario inoltre definire un apposito Piano di utilizzo dello spazio marittimo ai sensi Direttiva 2014/89/UE al fine di disciplinare e valorizzare gli specchi acquei antistanti le coste laziali oggi spesso oggetto di singoli provvedimenti autorizzativi che, in assenza di una regolamentazione, rischiano di compromettere le potenzialità soprattutto ambientali e ricettive del litorale regionale. Non è più differibile la previsione di un piano per il sostegno del commercio al minuto rivolto ai piccoli esercizi commerciali e di vicinato. La desertificazione della rete commerciale che ha aggredito prima i piccoli centri oggi si estende anche ai Comuni di media e grande dimensione creando zone totalmente prive di esercizi commerciali. La presenza di negozi e di insegne accese va al di là della semplice garanzia della rete distributiva: è infatti fattore che favorisce una percezione di sicurezza per i cittadini e di presenza attiva sul territorio".
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