Pica: con divieto asporto aziende laziali in fallimento, a Roma ne chiuderanno 10 mila
“Il divieto di asporto segnerà la fine di quelle attività che hanno provato a resistere”
Le aziende di Roma e del Lazio alla luce del divieto di asporto incluso nel nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. “Il ministro per gli Affari Regionali Boccia fa sapere che il nuovo Dpcm conterrà il divieto di asporto dopo le 18. Ancora una volta si vuole colpire, ingiustificatamente, la ristorazione e la filiera dell’agroalimentare. Un comparto già duramente discriminato in più occasioni.
Un settore che crea ricchezza e occupazione, ristoratori fatti passare per untori e piegati dalla crisi a cui lo Stato ha restituito non indennizzi pari agli incassi dello scorso anno ma ristori nettamente insufficienti.
Vietare l’asporto dopo le 18 significa portare al fallimento le Pmi romane e laziali. Mentre gli esercenti chiedono quando sarà possibile riaprire – dopo che hanno attrezzato e messo in sicurezza i locali come richiesto dai protocolli anti Covid – il Governo pensa ogni giorno come farci chiudere.
Roma, divieto asporto: aziende chiuse e posti di lavoro a rischio
Quando basterebbe sanzionare i locali – anche con chiusura di 10 giorni – che non rispettano le normative, permettendo così a tutti di lavorare comunque e nel pieno rispetto delle regole. Nella Capitale d’Italia invece, con il centro storico desertificato tra turismo azzerato e smartworking, il divieto d’asporto segnerà la fine di quelle attività che hanno provato a resistere.
Un danno per l’economia romana con gravi ricadute anche occupazionali. A Roma almeno 30mila posti di lavoro saranno a rischio e chiuderanno 10mila imprese tra la ristorazione classica, bar, pizzerie al taglio, gelaterie, pasticcerie e streetfood. Governo rifletta”. E’ quanto dichiara in una nota Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio.
(Red/ Dire)