La scossa, quella della notte del 24 agosto 2016, quella alla vita di migliaia di persone dell'area del cratere, quella al cuore degli italiani che hanno contribuito a ridare fiducia e voglia di fare alle popolazione devastate dal sisma. Lo scarpone, la scarpa che indossano gli uomini e le donne che vivono in paesi di montagna, a fronte dei tanti, troppi mocassini che indossano le persone di città, quelle che non sono abituate a combattere, quelli che non sanno come si sta nei piccoli borghi. In questi due termini la sintesi dell'opera prima di Sergio Pirozzi, il sindaco più famoso d'Italia. Di fronte a una platea di 3000 persone a sedere, senza contare quante persone rimaste in piedi e fuori dal salone delle Fontane, all'EUR (Roma), Pirozzi ha entusiasmato con i suoi racconti a quanti sono arrivati da ogni parte per assistere alla presentazione.
Sergio Pirozzi sale sul palco dopo la proiezione di un video che riguarda la sua vita, quella di allenatore, quella di amministratore, ma anche quella di papà e marito. E' alla sua famiglia che dedica il suo libro. "22 anni al servizio della pubblica amministrazione – esordisce con il suo modo di fare che pare schivo, ma che nasconde occhi grandi e lucidi e un voler ridare pace e serenità ai suoi cittadini – l'impegno come amministratore deve essere un dovere e una passione, se si usa per fare carriera non si arriva da nessuna parte e non si conoscono a fondo i bisogni delle persone. Oggi ho invitato qui tutti i leader di partito – prosegue citandone uno a uno e chiamandoli per nome come è solito fare – non per piaggeria politica, ma solo perché ognuno di loro ha fatto il suo dovere nei confronti della mia terra e dei miei cittadini, rispettando quello che avevo chiesto, il rispetto per il dolore".
Applausi scroscianti, commozione, incitazione, Pirozzi è davvero una persona stimata da tutti in modo sincero, come è sincero lui quando parla al cuore delle persone. Il suo percorso di amministratore è iniziato come presidente dei piccoli comuni dimenticati e presidente della comunità montana, fino alla sua prima elezione da sindaco nel 2009. "Nel 2010 la mia prima battaglia per salvare il nostro ospedale – racconta – anche lì la mia gente ha lottato insieme a me e con l'allora giunta Polverini siamo riusciti a salvarlo, è inutile salvare i piccoli comuni se poi ci tolgono i servizi essenziali, ovvio che così la gente va via. Il mio sogno sarebbe quello di portare più gente possibile a vivere nei piccoli borghi,per avere una vita più dignitosa, a cosa servono le strade e i ponti se poi nessuno li percorre? Ovvio che sono i primi a crollare durante un terremoto come quello che abbiamo avuto, ma lo sapete che erano dieci anni che chiedevo interventi di manutenzione per quei ponti crollati?".
In prima fila ad ascoltare tutto questo il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il presidente del consiglio regionale, Daniele Leodori, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, amministratori locali provenienti dall'intera regione ed ex amministratori da Storace, ad Alemanno, coordinatori di partiti politici, ex consiglieri regionali, senza dimenticare il capo del dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio al quale Pirozzi rivolge spesso le sue parole durante tutta la presentazione.
L'incontro è stato moderato dal giornalista Giuseppe Malara, il quale ha seguito la vicenda di Amatrice e le zone del sisma fin dai primi minuti dopo la prima scossa. "Dopo la prima scossa ho immediatamente provveduto a mettere in sicurezza la mia famiglia – ricorda Pirozzi – una volta che loro erano al sicuro io ho puntato verso il centro del paese, perché immaginavo che il disastro era tale, ho pensato ai contatti con l'enel, ho pensato all'elisuperficie, al contatto con le forze di soccorso e dell'ordine, dopo di che una gran confusione, i miei ricordi tornano vivi al momento del riconoscimento dei morti". In ogni racconto, come un buon mister, non dimentica di nominare i suoi collaboratori, assessori, consiglieri, colleghi sindaci e quanti sono intervenuti, volontari e forze di soccorso.
Il ringraziamento più grande va al cuore delle persone che hanno contribuito con raccolte, maratone solidali, donazioni e quanto altro "Il defibrillatore e' stato il cuore della gente – dice – senza l'affetto delle persone, chi con una parola, chi con la donazione di beni e somme di denaro non avremmo fatto nulla e io stesso non avrei avuto la forza di combattere e a volte anche di sbattere i pugni nelle sedi appropriate. Finalmente è partita la raccolta delle macerie, un milione e duecentomila metri cubi di macerie da rimuovere, vuol dire ridare spezie e speranza alle persone, non serve solo il materiale, ma serve anche capire la psicologia delle persone".
Si parla di Radio Amatrice e della sua nascita, si parla anche dei brutti momenti legati alle voci sulla non integrità di alcune azioni, si parla delle opere di rilancio del territorio, dal cibo, al turismo, alla presenza della conduttrice Elisa Isoardi. Politica italiana ed estera, procedure di soccorso, bilanci, turismo, servizi, scuola, giovani, sociale, Pirozzi tiene il tempo su tutti gli argomenti e la domanda del moderatore nasce spontanea: "Che cosa vuole fare Pirozzi da grande?". Forse tutti si aspettavano qualche notizia oltre la presentazione del libro, ma lui devia il discorso di possibili candidature. "Se vi ho chiamato tutti è solo per vedervi qui e potervi parlare del libro così che voi possiate acquistarlo – risponde – sarei stato uno sprovveduto ad annunciare la candidatura alla presentazione del libro, non c'è nessuna candidatura, ma proseguiamo con il libro". La promozione del libro, la cui presentazione è stata organizzata dal Comitato "Gli amici dello scarpone", è volta a far acquistare più copie possibili in quanto i proventi dei diritti andranno a tre associazioni alle seguenti Onlus, l'associazione OBM ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, l’associazione “La strada per l’Arcobaleno” presso Policlinico Agostino Gemelli di Roma, l'Associazione Arcobaleno del Cuore Presso Ospedale SS. Annunziata di Taranto reparto oncoematologia pediatrica.
Ma insomma che cosa vuole fare davvero Pirozzi da grande? "Voglio fare l'allenatore delle squadre e le squadre possono essere tante – risponde – ovviamente il mio obiettivo è far vincere le squadre e per fare questo c'e' bisogno di un linguaggio comune e di una grande squadra. Sicuramente la scossa del 24 agosto ha contribuito a fare di me un uomo meno peggiore di prima, a capire tanti errori fatti in passato. Quello che oggi la politica ha perso è il contatto con la realtà, proprio perché chi fa politica, per la maggior parte, indossa i mocassini e non gli scarponi. Non si deve essere concentrati sul potere che ci fa perdere di vista il territorio e le sue esigenze. Il territorio non può essere quello dove entrano tutti e ognuno fa ciò che vuole". Il riferimento alla politica nazionale con i fatti attuali che mettono di fronte destra e sinistra. "Riappropriamoci di ciò che serve alle persone – si avvia alle conclusioni – la gente non sopporta più questa idea di paese che va avanti in base agli accordi sì o agli accordi no. Oggi, quello che facevano un tempo le sezioni, lo fanno le associazioni e se per manifesto politico si intende mettere al centro i bisogni della gente, questa è la mia posizione, essere italiani vuol dire aiutare gli altri e comprendere i bisogni della gente".
E con l'immagine, realizzata dai figlioli, Federico e Lalona, che si trova in quarta di copertina, la torre dell'orologio di Amatrice che torna a nuova vita, dopo essere stata innaffiata dal cuore delle persone, si chiude la presentazione.
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