Si sono accese le polemiche dopo il duro attacco al sindaco di Roma Ignazio Marino, definito come un "mafioso" dal consigliere comunale di Rutigliano (Bari) Nicola Giampaolo, del movimento di centro destra Realtà Italia, con un post pubblicato su Facebook a seguito dell’istituzione di un registro comunale per la trascrizione dei matrimoni gay contratti all’estero.
"Io non sono contro gli omosessuali", ha voluto chiarire Giampaolo, "ma contro il comportamento mafioso del sindaco della Capitale, Ignazio Marino, cioè di colui che impone con violenza, come fa la mafia, come fanno i boss mafiosi, il proprio credo politico alla collettività“.
Contattato dall' Ansa, che gli ha chiesto perchè non si è limitato a prendere le distanze dall' iniziativa di Marino senza usare parole pesanti come "mafioso", il consigliere di Rutigliano ha risposto cosi: "Confermo le parole dette (Roma vergognati! Meglio un sindaco mafioso del sud!) pur disconoscendo i contenuti di alcuni commenti seguiti al post, e aggiungo che certamente l’ostinazione, la pervicacia e la sfida ‘contra legem’ dimostrata (da Marino, ndr) sono pari all’ostinazione ‘contra legem’ ed eversiva come quella dei mafiosi. Il sindaco si erige a ‘legibus solutus’ organismo sciolto dalla legge ‘la legge sono io’”.
“Il sindaco Marino" aggiunge Giampaolo, " servendosi di uomini e donne con idee differenti ma comunque rispettabili, ha commesso atti ritenuti oltraggiosi al sistema giuridico italiano; si tratta di un atto amministrativo illegittimo rispetto al sistema giuridico italiano, che ha contenuto politico-ideologico che non può guidare l’azione amministrativa di un soggetto istituzionale qual è la figura del sindaco. È evidente che il sindaco ha approfittato della propria carica per imporre un suo punto di vista culturale, sociale, politico ed ideologico superando la norma del nostro ordinamento giuridico. È grande ed evidente che è un atto amministrativo gravissimo, ed allo stesso tempo una inammissibile provocazione che inevitabilmente sollecita reazioni altrettanto provocatorie”.
"Sto pensando di chiamare il prefetto per tutelarmi", ha concluso Giampaolo , preoccupato per i commenti che incitano alla violenza seguiti al suo post.
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