È la gestione del nuovo ponte di Genova il tema dell’ultima (in ordine cronologico) diatriba tutta interna al Governo rosso-giallo. Una diatriba che ruota attorno a una dichiarazione del Ministro dem dei Trasporti Paola De Micheli, che ha fatto infuriare il M5S. Perché in pochi istanti ha fatto strame di tutti i roboanti vaniloqui esternati dai grillini negli ultimi due anni, dal tragico crollo del ponte Morandi.
«Il nuovo ponte Morandi sarà gestito da Autostrade». Poche parole, quelle del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma sufficienti a scatenare l’ennesima bagarre intergovernativa.
La questione l’aveva sollevata il sindaco del capoluogo ligure Marco Bucci. Il quale, da commissario straordinario per la ricostruzione, deve affidare a qualcuno collaudo e gestione del viadotto sul Polcevera, che altrimenti resterebbe inutilizzato.
Il MIT era stato chiaro. «Il nuovo ponte va consegnato nelle mani del concessionario autostradale in essere al momento». Ovvero, come ha confermato il Ministro De Micheli in un’intervista radiofonica, Aspi (cioè i Benetton), anche se «sulla vicenda c’è ancora l’ipotesi di revoca».
Era infatti Autostrade per l’Italia a gestire il vecchio ponte delle Condotte prima del tragico crollo del 14 agosto 2018. Un dramma in cui potrebbero aver giocato un ruolo gli scarsi investimenti nella manutenzione posti in essere dalla società del gruppo Atlantia. Che infatti era stata esclusa dal bando per l’edificazione del nuovo ponte di Genova. Decisione impugnata da Autostrade di fronte alla Corte Costituzionale, che però ha dato ragione al Governo Conte.
La titolare dei Trasporti ha precisato che il rinnovo della concessione è solo pro tempore, e che la scelta ha una valenza «esclusivamente giuridica». Ma tanto è bastato a dare il la a un’altra polemica politica.
«Due anni di latrati, ringhiare, stridore di denti, tintinnare di manette e minacce hanno prodotto quello che si immaginava fin dall’inizio». Vale a dire il fatto che «il ponte di Genova verrà riconsegnato proprio ad Autostrade, come ha ordinato il Governo M5S-PD».
È stato tranchant il Presidente della Liguria Giovanni Toti, ricordando che «intanto per la tragedia del Morandi e per le sue 43 vittime nessuno ancora ha pagato. Mentre a Roma litigavate, noi in Liguria almeno abbiamo ricostruito il ponte».
Nel mirino del Governatore c’era soprattutto il Movimento 5 Stelle, che è da sempre impegnato in una durissima opposizione alla famiglia Benetton. E infatti è sulle barricate, con lo spettro di dover ammainare l’ennesimo vessillo ideologico.
A dare fuoco alle polveri è stato il reggente Vito Crimi. «Il ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton. Non possiamo permetterlo» ha scritto via social.
Parole che suonano come un ulteriore, vuoto proclama, a cui si sono subito accodati altri esponenti pentastellati. Come il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che ha assicurato che «sulla concessione delle autostrade il Governo ha lavorato senza sosta. Dopo aver raggiunto un risultato importantissimo, con il nuovo ponte Morandi costruito in meno di due anni, adesso è arrivato il momento di decidere, possibilmente entro questa settimana». Dum herba crescit equus moritur.
Draconiano anche il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni. Il quale si è spinto a scomodare Dante Alighieri nel timore di essere accomunato agli ignavi del terzo canto dell’Inferno.
Attacco frontale, invece, da parte del segretario leghista Matteo Salvini. Secondo cui, dopotutto, «dopo due anni di menzogne e tempo perso» ha prevalso la logica della sopravvivenza. «Cosa non si fa per salvare la poltrona» il sardonico commento del Capitano.
In mezzo a tutto questo bailamme, i lavori del nuovo ponte di Genova non si sono comunque fermati. Sono infatti iniziate le operazioni di stesura del primo strato di asfalto, e il primo cittadino Bucci ha confermato che le attività termineranno «entro il 29 luglio».
In questo modo, sarà possibile procedere all’inaugurazione del viadotto «tra l’1 e il 10 agosto». Come da cronoprogramma, ha assicurato il sindaco sotto la Lanterna.
Anche il Governatore Toti ha insistito sul punto. «Noi continuiamo a lavorare per l’interesse dei liguri» ha chiosato. Evidenziando fin troppo impietosamente dove si collocano gli atti concreti e dove le frivolezze. Sottolineando cioè la sostanziale differenza che passa tra un’amministrazione del fare e un esecutivo del faremo.
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