Porchetta di Ariccia, nessuno conosce la sua VERA storia | Sfatato dopo anni il falso mito, ecco com’è nata davvero

Porchetta di Ariccia

Porchetta di Ariccia, la storia - Fonte Pixabay - IlQuotidianodellazio.it

La vera storia della Porchetta di Ariccia è solo questa, nessuno la conosceva davvero. Scopri la sua vera origine.

Quando parliamo di una vera e propria primizia della tradizione culinaria italiana, in grado di regalare al palato di chi l’assaggia un’esplosione inimitabile di sapori e di gusto, non possiamo non menzionare lei, l’amata porchetta di Ariccia.

Si tratta di uno dei prodotti tipici più rinomati del Lazio e delle regioni del Centro, che ha ottenuto un enorme successo in tutta Italia ed è diventato famoso anche all’estero.

Si realizza in maniera abbastanza semplice, “svuotando” e disossando un maiale, che viene poi farcito con sale, pepe e altre spezie.

La porchetta di Ariccia è ormai diventata protagonista indiscussa di tutte le sagre e delle feste di paese. Questa specialità gastronomica però, ha alle spalle una storia lunga e millenaria che la rende ancora più unica.

Porchetta di Ariccia, le sue origini

Questa specialità gastronomica è riuscita a trasformare una semplice portata in un vero e proprio simbolo di gioia e convivialità. Le sue origini sono spesso oggetto di discussioni e così siamo andati ad approfondire l’argomento.  Come riporta porchettadoc.com, sembra anche che già nel periodo romano, l’imperatore di turno prediligesse questa pietanza e ne facesse grande uso nei suoi sontuosi banchetti.

Inoltre, sono state ritrovate delle statue che raffiguravano divinità assise revanti nel palmo della mano un maialino. Quindi la porchetta era considerata anche da natali illustri e da molti letterari. Ma non solo.  La vera storia, la scopriamo la nel prossimo paragrafo.

Porchetta di Ariccia
Porchetta di Ariccia, la storia – Fonte Pixabay – IlQuotidianodellazio.it

La vera storia della Porchetta di Ariccia

Nella storia di questa celebre portata, la tradizione la vede associata a dalle vecchie generazioni di storici produttori. Ancora oggi sono molte “le famiglie storiche” di origini romane e laziali, e dei comuni limitrofi, che da decenni continuano a seguire i sistemi tradizionali che sono stati tramandato ritualmente, di padre in figlio questa specialissima arte. Nello specifico, l’artigiano, detto “O Porchettaro” selezionava un suino di meno di un anno, esclusivamente di sesso femminile, dal peso di 70-80 chilogrammi massimo. Tale scelta veniva effettuata nel tradizionale momento rituale della “Verga” .

Questa tradizione prendeva nome dalla verga metallina con impresse le iniziali del “porchettaro” il quale “vergava” il capo che veniva condotto al macello vivo, insieme alle altre decine di maiali. Qui passava attraverso un corridoio, dove era appostato il “porchettaro” . Il suo compito era valutare la qualità e la grassezza del maiale, a vista, e poi “vergava” con un colpo di verga, il maiale scelto, assicurandosi la proprietà proprio come in una asta ancestrale. Una volta macellato il maiale nel vecchio mattatoio, di Ariccia, veniva condotto il capo suino completamente dissanguato. Poi attraverso un sistema di carrucole l’animale veniva immerso nella centrale vasca contenente dell’acqua bollente, il processo facilitava la caduta dell’ispido pelo, e consentiva poi attraverso dei coltelli affilatissimi di “rasare” il suino. Il capo veniva depilato e appeso capovolto, pronto per essere preparato e trasportato nel laboratorio per il disossamento e i successivi preparativi.