Porta Pia: lo scherzo di Michelangelo al Papa

“Sopra la porta Pia, sur frontone in arto che sta dde faccia a la via Venti Settembre, si cce fate caso, c’è uno scherzo de pietra…”

Porta Pia

Porta Pia

Confessate.
Quante volte siete passati davanti a questa porta monumentale di Roma e non l’avete neanche guardata.
Magari non vi siete neanche mai chiesti perché si chiami Pia.
È più famosa per il degrado nel quale è perennemente immersa, tra rifiuti, erbacce incolte, dormitori improvvisati di senzatetto e per le vie di fuga (dette impropriamente “sottopassi”) di Corso d’Italia diventate discariche a cielo aperto, che per il suo valore storico.


Eppure vi hanno messo le mani geni assoluti come Michelangelo o Bernini, ma neanche questo è servito a darle l’onore e la considerazione che merita.
Senza poi considerare che qui, a distanza di una manciata di pochi metri, il 20 Settembre 1870, si è consumato un fatto storico di estrema importanza: la famosissima breccia di Porta Pia che ha sancito l’annessione all’Italia dei territori ex pontifici.
E allora, diavolo, parliamone.

Diciotto porte in diciannove chilometri

Intanto, si tratta di una delle diciotto porte che si aprono nei quasi diciannove chilometri delle mura Aureliane.
Venne realizzata tra il 1561 ed il 1565 su progetto di Michelangelo e per volere di papa Pio IV Medici (ecco perché si chiama così) al posto dell’antica Porta Nomentana in modo da sostituire il tortuoso percorso della via Nomentana e completare il tracciato rettilineo della nuova Via Pia che congiungeva appunto le Mura Aureliane fino a Piazza del Quirinale seguendo un tracciato corrispondente alle attuali Via del Quirinale e Via Venti Settembre.


In realtà, si tratta di due porte, una interna rivolta verso Via Venti Settembre ed una esterna rivolta verso Piazzale di Porta Pia, con due edifici che formano un cortile interno e che un tempo erano utilizzati per la dogana ed il corpo di guardia.
Due fulmini la colpirono e la rovinarono nell’arco di duecento anni, così, nel 1853, furono affidati allo scultore e architetto Virginio Vespignani il lavori di restauro che la trasformarono non poco con l’aggiunta del frontone neo-barocco e le nicchie contenenti le statue di S.Agnese e S.Alessandro.
All’interno del cortile, si trova il Museo Storico dei Bersaglieri, inaugurato il 18 settembre 1932.
Ma a parte tutte queste scarne informazioni che si trovano ovunque, c’è una curiosità che merita un approfondimento.

La vendetta di Michelangelo

Allora, torniamo a Michelangelo, poiché questo è stato uno dei suoi ultimi, straordinari progetti architettonici anche se se venne poi completato dopo la sua morte dall’architetto Giacomo Del Duca.
Quando vi capiterà di andare a visitare la Porta, posizionatevi davanti alla porta interna, quella che dà su via XX Settembre, e alzate lo sguardo verso la sommità e lateralmente.
Vi accorgerete della presenza di tre cosiddette “patene“, delle specie di depressioni che assomigliano a piattelli circolari e che paiono padelle senza manico.
Le patene sono cinte da una stola e presentano un cubo di marmo al centro tanto da rappresentare dei bacini da barbiere con un asciugamano intorno ed un pezzo di sapone al centro.
Si tratterebbe di uno scherzo una sorta di vendetta di Michelangelo che volle così alludere all’umile origine di papa Pio IV il quale si fregiava invece di appartenere alla famosa e nobile famiglia milanese dei Medici, quando invece si trattava di un ramo collaterale del tutto anonimo che faceva capo a una dinastia di barbieri milanesi.
Il simpatico e caustico scherzetto al Papa del grande Michelangelo, immortalato per sempre su Porta Pia, è stato anche impresso nei versi di Luigi Zanazzo, poeta dialettale romanesco (1860-1911) che vale la pena riportare.

La poesia di Zanazzo

“Sopra la porta Pia, sur frontone in arto che sta dde faccia a la via Venti Settembre, si cce fate caso, c’è uno scherzo de pietra fatto dall’architetto che ha fabbricato quela porta.
Siccome dice ch’er papa che l’ha fatta fa’ ne vieniva dé discendenza de la famija d’un barbiere, l’architetto pe ffallo sapé a tttutto er monno, cià fatto scurpì quella gran cunculina, co’ ddrento in mezzo un ppezzo de sapone e ‘ntorno a la cunculina er si sciuttamano co la su’ bbrava frangia de qua e dde llà. Scherzo che dar medemo architetto è stato messo puro de qua e dde llà de la porta medema.”

Non è dato sapere cosa Papa Pio IV abbia pensato del sarcasmo di Michelangelo che certo non le mandava a dire a nessuno e quanto a burberità era praticamente imbattibile.
Fatto sta che i bacili da barbiere fanno la loro bella figura lassù a ricordare che nessuno, nemmeno il Papa, è indenne dall’ironia tagliente e che “chi sputa in cielo sul viso gli ritorna”.
O, peggio ancora, su una porta monumentale in travertino dove nulla, ma proprio nulla, si cancella.