Roma-Lazio, finita con la vittoria di misura dei biancocelesti, non ha espresso un grande calcio ma alcune verità. In generale, le due compagini romane non sembrano avere il potenziale per ambire a qualcosa di più del quarto posto.
I primi 10-15 minuti hanno visto una Roma ben messa in campo e avanzante, che ha provato più volte da fuori e creare pericoli. Zaniolo, Abraham e Pellegrini tuttavia non sono precisi ed esce fuori la Lazio, che crea anch’essa con tiri da lontano. Ma è stato il pressing biancoceleste a fare la differenza: prima un’avvisaglia su una palla arretrata che Rui Patricio calcio fuori all’ultimo, poi l’azione che ha portato al gol, con l’errore da matita blu di Ibanez. Pedro ringrazia e Felipe Anderson non può sbagliare.
Tutto quello che bastava alla Lazio che ha dovuto fare di necessità virtù. Senza Immobile e Milinkovic-Savic, con un tridente senza punti di riferimento (Zaccagni-Anderson-Pedro) ma che non ha avuto modo di muoversi a dovere, ha giocato compatta e di rimessa. Per un pomeriggio sembravano invertirsi i ruoli tattici dei due allenatori: più arroccata e di organizzazione la squadra di Sarri, “costretta” a giocare e fare la partita quella di Mourinho. In una partita al contrario ha vinto il tecnico toscano, con un’impostazione se vogliamo anche più “umile”: quello di una squadra molto bella da vedere che nell’ultima settimana ha preso due pesanti stop, che è ripartita dal pragmatismo massimo.
Il contrario della Roma, arrivata lanciata al derby e che forse si è troppo specchiata nel primo tempo, anche nonostante la traversa di Zaniolo. Anche con il Ludogorets in settimana giallorossi sono andati sotto nel punteggio, ma ad inizio ripresa stavolta non è arrivata la scossa. In fin dei conti, nel secondo tempo l’unica vera occasione è stata una ripartenza laziale conclusasi con il volo di Rui Patricio che evita il raddoppio. Troppo poco per agguantare il pari, nemmeno con le palle inattive.
Nel complesso si sono fatte sentire le assenze di Dybala da un lato e di Milinkovic dall’altra, ma i giocatori tecnici in campo, da Pellegrini a Luis Alberto, non hanno rispettato le attese. Questo basso tenore tecnico, per una volta, andava a favore della Lazio, abile a passare in vantaggio sull’errore marchiano di Ibanez.
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