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Premio Colasanti-Lopez, Scuola e Cultura del Rispetto contro la Violenza di Genere

Il progetto Io non odio, rivolto alla scuole superiori del Lazio, ha dedicato un appuntamento al Premio Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, e si è svolto lunedì 8 febbraio dalle ore 11.00

Sono intervenuti nella diretta l’Assessora al Turismo e Pari Opportunità della Regione Lazio Giovanna Pugliese; la Presidente della IX commissione consiliare lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio Eleonora Mattia; lo scrittore Edoardo Albinati; la Procuratrice coordinatrice del pool antiviolenza della Procura di Roma Maria Monteleone; Roberto Colasanti e Letizia Lopez.
Le letture in programma a cura di Anna Ferzetti, conduzione di Veronica Pivetti.

Il Premio Colasanti-Lopez e il Massacro del Circeo

L’evento si è aperto parlando della Scuola quale luogo della preparazione e competenza, ma anche del luogo dove si educa al rispetto e alla convivenza. Il premio è dedicato alle due donne sequestrate il 29 settembre 1975. Come si arriva a tanto orrore? Come mai si ripete ancora e così spesso?

Fino al giorno 7 febbraio e sono già otto le donne vittime di femminicidio in questo 2021. Un bollettino di guerra contro tutte le donne. La violenza di genere è infatti una questione solo privata, anzi lo è solo apparentemente. Essa è un fatto culturale, a soluzione della quale si deve lavorare per la formazione di una coscienza civile.

Atteggiamenti di discriminazione spesso facilitati e alimentati dai Social Network. La veicolazione di insulti, immagini degradanti, o anche solo foto private, ma diffuse senza consenso, sono abusi quotidiani. Senso di colpa, vergogna, sono gli alimenti velenosi di questa macchina dell’odio e della violenza psicologica utilizzano. Ragazzi parlate, parlatevi, raccontate cosa sentite, sempre e anche quando è spiacevole. Questo il monito e l’invito ai più giovani.

La Presidente Eleonora Mattia: Scuola luogo dove si impara la Cultura del Rispetto

Il Delitto del Circeo va raccontato ai ragazzi e alle ragazze di oggi per sensibilizzarli su cosa significhi essere uomini e donne in armonia. Questo delitto racconta la banalità del male sempre dietro l’angolo, dichiara Eleonora Mattia. Pensiamo alle 35 ore di torture subite dalle due ragazze in una villa, da parte di tre ragazzi come potrebbero sembrare comuni ragazzi della Roma bene.

Rosaria Lopez aveva 19 anni quando morì per le sevizie e Donatella Colasanti di 17 anni sopravvisse soltanto grazie al suo coraggio, fingendosi morta. Venne chiusa nel bagagliaio, si salvò perché i carnefici si fermarono a mangiare lasciando l’auto parcheggiata. Le grida e i colpi sul bagagliaio dell’auto attirarono i suoi soccorritori. Quanta vita in questo appello disperato. La scena e la sua foto è rimasta nella memoria collettiva d’Italia, eppure non abbiamo ancora fatto molti passi avanti contro queste mostruosità.

La Presidente Eleonora Mattia

Il filo rosso che collega i fatti del Circeo alla quotidianità


“Vedete c’è un filo rosso che collega i fatti del Circeo alla quotidianità: la violenza del branco, la sensazione di impunità, il gusto della violenza. Ma ancora di più il fatto di trovare sempre e solo la donna sul banco degli imputati in quello che Tina Lagostena Bassi, che fu poi l’avvocata di Donatella, definiva processo per stupro.
Pensiamo alla retorica romantica del femminicidio, alla narrazione tossica della violenza che sui media quotidianamente ci viene proposta. A quante volte ci viene chiesto, ancora oggi, come eravamo vestite quando ci hanno molestate.
Pensiamo a quanta fatica si fa per denunciare una violenza e quanta se ne fa per essere credute.

Riflettiamo su quante ragazze hanno avuto raccomandazioni su come evitare una violenza e quanti ragazzi, al contrario, non hanno mai avuto indicazioni sull’importanza di non essere violenti. Ripartiamo dalla scuola” dichiara Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione-Lavoro, formazione, Politiche Giovanili, pari Opportunità, Istruzione, Diritto allo Studio.

Che così prosegue: “Per disinnescare all’origine la cultura di cui si nutre la violenza serve l’educazione e per questo ho sentito il dovere, con un emendamento alla legge di bilancio, di rifinanziare il Premio dedicato a Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, le giovani vittime del massacro del Circeo, rivolto alle scuole superiori del Lazio.

Una scelta che convintamente mette al centro i ragazzi e le ragazze e mira a riaffermare il ruolo della scuola nella sfida, che è prima di tutto culturale, contro quei pregiudizi e quel modello di pensiero che colpevolizza la donna e permette, nel silenzio generale, che la violenza si diffonda ed entri nelle nostre vite, fino agli esiti più tragici”, ha dichiarato la Mattia, a margine dell’evento di presentazione del Premio Donatella Colasanti e Rosaria Lopez.

Premio Colasanti-Lopez: contro la violenza di genere partire dai Giovani e dall’educazione

“Non possiamo che partire dai più giovani per diffondere la cultura del rispetto e della parità, uno strumento prezioso per la prevenzione della violenza maschile contro le donne poiché accompagna il superamento degli stereotipi di genere e di una visione delle differenze come ricchezza e non come fondamento di una presunta gerarchia tra uomini e donne che genera diseguaglianze e soprusi. Ancor più oggi – ha continuato – di fronte alla potenza, anche distruttiva, dei nuovi linguaggi social molto utilizzati dalle ragazze e dai ragazzi e le nuove forme che assume la violenza sono necessarie risposte serie dal punto di vista culturale”.

“Quindi la decisione di rilanciare il Premio Colasanti-Lopez si pone questi ambiziosi obiettivi. Ricordare Rosaria e il macigno di una giovane vita strappata dalla violenza. Onorare lo spirito di resistenza di Donatella e il suo sguardo indelebile nei ricordi. Gli occhi dei testimoni, delle donne violate, di tutte coloro a cui hanno strappato un sogno, una speranza per sempre, ma non il cuore, non la vita che combatte.

“Ripartiamo da qui,” ha concluso la Mattia, “dalla scuola e dai giovani perché l’educazione è l’arma più potente per cambiare il mondo e sulla violenza dobbiamo cambiare tutto. Ringrazio per il sostegno l’Assessora Giovanna Pugliese e tutta la Giunta Zingaretti e Veronica Pivetti, Edoardo Albinati, la procuratrice Maria Monteleone, Anna Ferzetti e ovviamente Roberto Colasanti e Letizia Lopez per averci accompagnato in questo emozionante viaggio”.

Tutela in Azione è un’Associazione No Profit che rappresenta un network di assistenza legale

Antonio Augello è il presidente di Tutela in Azione, che opera in Italia e all’Estero e si occupa anche di assistere le vittime di casi di crimini contro le donne. Lo abbiamo intervistato.

D – La cultura del rispetto di genere è la base per ogni iniziativa di sensibilizzazione

R – La lodevole quanto necessaria iniziativa, volta, attraverso il ricordo dell’orrore, a diffondere la cultura del rispetto di genere ed educare le nuove generazioni potrà aiutare anche chi, come noi, è impegnato nel campo. Nell’immediato, sarà utile coinvolgere il più possibile proprio la donna stessa, in quanto possibile vittima, e convincerla a reagire fin anche ad ogni atteggiamento discriminatorio. Dico questo, perché nell’esperienza di questi anni, a contatto con le vittime di questo primitivo reato (di ogni età e di qualunque ceto sociale), la più grande difficoltà incontrata nell’arrivare a poter condurre un’attività di tutela efficace e definitiva, è rappresentata dalla vittima stessa, dai mille dubbi che la frenano, da un errato ma dirompente senso di vergogna, dalla paura di ritrovarsi essa stessa sul banco degli imputati.

D – E purtroppo la giustizia arriva spesso fuori tempo utile a salvare la vittima che denuncia

R – Ancora oggi, il percorso di giustizia nei casi di crimini contro le donne, è tortuoso e controverso e soprattutto con pochissima disponibilità di personale specializzato. Il 70% dei femminicidi, sono purtroppo crimini annunciati, verificatisi per l’errata interpretazione dei fatti che li precedono. Noi raccomandiamo di reagire alle prime avvisaglie, ma di non attivarsi in via autonoma con denuncia o esposti. Molto spesso, infatti, il primo fermo è rappresentato proprio dall’addetto alle forze dell’ordine che raccoglie la denuncia. Non perché sia in malafede, semplicemente non è preparato adeguatamente a gestire la fattispecie. Lo spessore culturale e la competenza criminologica per i delitti contro le donne devono essere necessariamente elevati fin dalle prime fasi dell’attività difensiva, e la prima denuncia potrà determinare il percorso del resto dell’azione.

Redazione

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