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Presidentessa o la presidente? Basta che sia al femminile

Il ministro, la ministro o la ministra? Come per la presidente/la presidentessa, la coniugazione al femminile di alcune parole, soprattutto ruoli, posizioni o professioni, rappresenta ancor oggi un punto di domanda. Non tanto per questione di regole visto che la grammatica italiana prevede il genere femminile, quanto piuttosto per un'abitudine culturale o per sensazioni cacofoniche. Pochi giorni fa, Deborah Serracchiani, Pd, ha dichiarato che non le "piace essere chiamata presidentessa, al limite, meglio la presidente".

La femminilizzazione del linguaggio non è una battaglia effimera ma significa riconoscere e descrivere con le 'giuste parole' un ruolo ormai consolidato delle donne in posizioni tradizionalmente, fino a non molto tempo fa, prettamente maschili. E se le stesse donne sono spesso timide nel rivendicare questo loro diritto, si comprende bene quanto il problema sia radicato nel tessuto sociale.

"Un ruolo, una professione non è disegnato per gli uomini e le donne possono abitarlo – spiega Giorgia Serughetti – Semmai, è un luogo abitato da uomini e donne e quando è una donna a rivestire quel ruolo o quella professione, il ricorso al femminile non è una condizione di subalternità, di inferiorità. Ma anzi una affermazione di pari dignità. Spesso invece le stesse donne usano la forma al maschile quasi per rafforzare il loro ruolo".

Serughetti insieme alle sue colleghe dell'associazione Piano F hanno realizzato un progetto chiamato Vocabolaria, un poster composto da 14 schede dove vengono affrontati i dubbi e i problemi più comuni riguardanti la discriminazione di genere nella lingua italiana.

Perché una dichiarazione è 'di Renzi' e un provvedimento è invece 'della Madia'? Perché pensiamo che parole come 'bambini' possano valere indifferentemente per maschietti e femminucce? Un articolo in più rimarca inutilmente una appartenenza di genere, mentre un termine maschile comunemente usato per entrambi i sessi esclude la parte femminile.

"Le parole sono importanti", urlava giustamente Nanni Moretti. In fondo, dire 'bambine e bambini' non costa molto ma fa la differenza.

Link:
Il Poster di Vocabolaria

Intervista a Giorgia Serughetti

Redazione

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