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Pro Wein Dusseldorf 2024, ora tiriamo le somme

Dopo aver letto e ascoltato opinionisti di alcune testate giornalistiche, addetti ai lavori interni e non alla manifestazione fieristica, capaci di elogiare e applaudire i risultati ottenuti con circa 47 mila presenze (se ne attendevano molte di più), cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su quanto è successo in questa 30esima edizione della manifestazione, da dietro le quinte.

Il racconto del Pro Wein 2024

Prima di entrare nel merito dell’evento è d’obbligo una premessa, il tanto atteso benvenuto in terra tedesca, precisamente all’aeroporto di Francoforte non è stato dei più belli, anzi, con la voglia di caffè che avevo, vedo una macchinetta di caffè Lavazza di fronte al nastro trasportatore dei bagagli, inserisco 2,50 euro per un caffè, ma nulla, il caffè non esce, mi giro e vedo arrivare il mio bagaglio, rotto, la valigia a testa in giù e il manico della valigia distrutto, penso quanto si saranno divertiti gli addetti all’arrivo e consegna dei bagagli nel lanciarli, magari qui è uno sport nazionale.

Mi rivolgo al posto di polizia vicino al nastro trasportatore e mi viene indicato di rivolgermi al Gate Lufthansa, dove vado immediatamente porgendo in visione la valigia distrutta e spiegando prima in italiano, poi in francese e da ultimo in lingua veneta, le mie rimostranze. Non capiscono, mi chiedono di parlare in tedesco o in inglese, che strano, quando i tedeschi vengono da noi in Italia noi parliamo tutte le lingue e loro solo due e siamo in Europa.

Lascio perdere l’accaduto, ripartendo dall’aeroporto di Francoforte verso Dusseldorf. La voglia di toccare con mano l’essenza della fiera è ai massimi livelli. Arrivando ed entrando al Pro Wein noto subito l’imponenza dei 13 padiglioni, suddivisi per nazioni con all’interno una ulteriore suddivisione per regioni. Bene mi dico, ci sono, però prima di iniziare a girare devo prima andare al bagno e trovarlo non è stato facile in quanto sono pochi, chimici e perlopiù dislocati esternamente ai padiglioni su dei container.

Il Caffè tedesco

Chiaramente dopo la toilette ci vuole un caffè, pausa e relax nel bar interno al padiglione 17, mi sorseggio il caffè alla modica cifra di 3,30 euro, già, in Germania un caffè costa più di una birra. Sconsolato mi avvio presso gli stand appartenenti al Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, dove partecipo in qualità di sommelier con la cantina Tenuta Micoli.

Dopo il caffè preso da Tiffany, inizio il tour fieristico spostandomi nei padiglioni destinati ai produttori italiani, il 15, il 16 e il 17, quest’ultimo riservato oltre che alle regioni Marche, Sicilia, Puglia, Calabria, Lazio pure all’Austria, alla quale è stato concesso uno spazio maggiore rispetto alle regioni italiane, con tanto di sala degustazioni ed eventi, utile alle varie masterclass giornaliere effettuate.

Un risultato sicuramente vincente, visto il numero elevato di visitatori negli stand austriaci rispetto a quelle presenti negli stand italiani, privi di sale degustazioni, eccezion fatta per il Veneto, dove giornalmente si poteva partecipare a varie masterclass e incontri, per l’esattezza 10 i primi due giorni e 3 l’ultimo giorno.

Ma si sa, il Veneto, come il Piemonte e altre regioni del nord Italia vanno da sole e hanno quasi sempre il vento in poppa, mentre le regioni del centro-sud fanno ancora fatica a trovare la via.

Parlo chiaramente con cognizione di causa avendo potuto visionare tutti i rimanenti 10 padiglioni, notando come il Nuovo Mondo, ma anche Francia e Spagna avessero sempre gli stand impegnati in degustazioni, con eventi e masterclass continui tra vini e distillati, capaci di offrire ai molteplici buyer presenti una vasta gamma di articoli, tra cui anche i vini e gli spirits zero alcol, oppure i nuovi contenitori in materiale riciclato, ecologico e sostenibile, insomma un vero godimento per i visitatori interessati a nuove tecnologie.

Gli eventi e le masterclass sono necessari per vendere

Lo stesso, chiaramente, non si può dire per le regioni italiane prive di eventi e masterclass, come ad esempio quelle presenti nel padiglione 17, dove gli organizzatori, i presidenti e responsabili dei consorzi, a mio modo di vedere e lo dico sempre con cognizione di causa, essendo io un organizzatore di degustazioni vitivinicole, e avendo intervistato molti produttori vitivinicoli abruzzesi laziali e marchigiani, hanno fatto poco o nulla per attrarre nuovi buyer.

Bisogna pensare come un buyer per vederli presenti negli stand, è necessario avere la capacità di andarli a prendere per mano e portali negli stand, si deve avere la capacità manageriale di capire il contesto vitivinicolo del momento, senza attendere con le braccia conserte che vengano a bussare alla tua porta e finché non si farà sistema tra i vari produttori vitivinicoli si rischierà di sparire, rimanendo a vendere vino nei propri territori comunali.

Altra situazione da analizzare, la constatazione che molti importatori e buyer russi, ucraini e asiatici in generale, sono mancati, si parla di circa 3.000 investitori in meno rispetto alle previsioni. Ciò è sicuramente dovuto alla stagnazione dell’economia cinese e alla recessione della Germania di circa lo 0,3% a causa della crisi nel settore industriale, ma anche allo spostamento dei consumi di vini e distillati in altri mercati mondiali e in questo Pro Wein lo si è potuto toccare con mano.

Il futuro del vino italiano

Ecco, partendo da questi risultati, gioco forza si deve necessariamente pensare al futuro del vino italiano, trovando la risposta vincente sia al calo dei consumi in alcuni segmenti vitivinicoli che all’impatto negativo del cambiamento climatico sui vigneti ma, soprattutto al nuovo utilizzo dei vini e degli alcolici per le nuove generazioni.

Solo riuscendo a capire la crisi del settore e facendo necessariamente sistema o squadra tra i molteplici produttori, consorzi, province e regioni, si potranno trovare le risposte e le terapie utili a contrastare queste problematiche.

Nell’attesa di novità e pillole alcoliche vi saluto dandovi appuntamento dal 14 al 17 aprile 2024 a Verona per il Vinitaly, dove saranno presenti più di 4000 cantine, provenienti da più di 30 nazioni, presenti su uno spazio espositivo di circa 180mila metri quadrati e, visto che giochiamo in casa, il caffè qui costa al massimo 1,50 euro, i bagni sono presenti ovunque e i sommelier, le hostess e le persone interessate non parlano esclusivamente tedesco o inglese ma, parlano anche in italiano, francese e spagnolo. Si deve sempre privilegiare la comunicazione, in mancanza di ciò un paese come la Germania che pensa di essere la locomotiva d’Europa, prima o poi si troverà senza binari.

Marco Bordon

Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli studi di Bologna e in Marketing e Management presso l'Università degli studi di Chieti/Pescara. Sommelier AIS, Vice delegato provinciale Ais e Responsabilità comunicazione Ais provincia Frosinone. Revisore dei conti presso Pontificia Academia Cultorum Martyrum.

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