Processo Desirée, uccisa a San Lorenzo, il papà: “Non sono riuscito a salvarla”

Lo straziante processo, le ultime ricostruzioni della vicenda e la storia della giovane

Ieri, 27 gennaio, si è svolto lo straziante processo per l'omicidio di Desirèe Mariottini, la ragazza di di 16 anni di Cisterna di Latina trovata senza vita il 19 ottobre del 2018 all'interno di unio stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo di Roma

Gli imputati sono ad oggi 4 cittadini africani: Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. 

Sono stati ascoltati, a porte chiuse gli avvocati, il medico legale che ha confermato la violenza sessuale tramite le analisi autoptiche ma anche il padre della vittinìma e il nonno: il padre, in lacrime ha detto "Ho cercato di salvarla, ma non ho potuto fare nulla", mentre il nonno  è stato l'ultimo a vedere in vita la ragazza, dunque ha testimoniato nuovamente di averla accompagnata da un'amica e in seguito l'adolescente ha telefonato per dire che avrebbe dormito fuori. Sembra che la giovane avesse già avuto rapporti con il mondo dello spaccio, infatti il padre, l'aveva rimproverata a Latina per le sue frequentazioni, e in un espisodio si arrabbiò con alcuni soggetti che le avevano dato stupefacenti, fino a rompere una bottiglia. L'uomo, che non aveva riconosciuto Desirée alla nascita aveva anche un divieto di avvicinarsi alla figlia e alla madre di quest'ultima, insomma, una famiglia già difficile dove crescevano le insicurezze e il dolore della ragazza. Desirée, molto timida, racconta la mamma, era anche stata vittima di bullismo a causa dei suoi problemi ad una caviglia. 

Nell'ottobre 2019, ud un anno esatto dalla perdita, l'avvocato di Salia, uno degli imputati ha depositato una denuncia contro la famiglia della ragazza per abbandono di minore, la famiglia aveva commentato che con questo atto "Desirèe era stata "uccisa di nuovo". Salia, uno degli imputati avrebbe detto mentre la ragazza era agonizzante "Meglio lei morta che noi in galera…". Mentre in udienza nel dicembre 2019 l'accusato ha chiesto scusa alla famiglia, ritirando la denuncia contro i genitori, ribadendo però anche di non essere colpevole della morte della giovane. In questa occcasione sono stati ascoltati dei testimoni che al momento del ritrovamento del corpo volevano chiamare l'ambulanza, cosa che gli venne impedita dagli indagati. 

Desirée dunque, sarebbe stata drogata, abusata per ore dal branco e lasciata morire per la droga ingerita e la violenza subita. 

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