Processo Serena Mollicone, l’imputato Franco Mottola indagato per pedopornografia
Il Presidente della Corte d’Assise ha chiesto di relazionarsi sull’analisi del telefono di Mottola per valutare la personalità dell’imputato
Come riportato da Il Messaggero, nel corso dell’udienza per il processo di Serena Mollicone, la giovane ragazza uccisa ad Arce nel 2001, è emerso che dall’analisi del telefono dell’ex maresciallo Franco Mottola, (eseguita nel 2016 dai Carabinieri) sono state trovate immagini a sfondo pedopornografico. Il fatto sarebbe oggetto di un altro procedimento giudiziario davanti alla Dda di Napoli.
Il vice brigadiere Luigi Giobbe, in qualità di testimone del processo, ha riferito sulle attività eseguite, facendo emergere un dettaglio inaspettato non attinente al procedimento in corso.
Dal cellulare dell’ex maresciallo Franco Mottola sarebbero emerse tra le quasi 30.000 foto estrapolate dagli inquirenti una decina di immagini di natura sessuale, 8 delle quali dal contenuto pedopornografico. Per tale rinvenimento si procede separatamente davanti alla procura distrettuale di Napoli, una indagine, questa, quasi giunta al termine.
Ex maresciallo Mottola indagato per pedopornografia
Il Presidente della Corte d’Assise di Cassino, Massimo Capurso, ha chiesto di relazionarsi anche sul contenuto pedopornografico. L’obiettivo era infatti quello di valutare la personalità dell’ex comandante della compagnia di Arce. L’udienza di oggi, 18 febbraio, ha riguardato l’occultamento del cadavere della giovane vittima.
L’udienza sull’occultamento del cadavere
Secondo la Procura, il corpo della ragazza potrebbe essere stato trasportato fuori dalla caserma con una Lancia K, auto allora in uso di Mottola.
Gli imputati
Sul banco degli imputati siedono cinque persone. L’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, il maresciallo Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, tutti e tre sono accusati, a vario titolo, di “omicidio volontario e occultamento di cadavere”; il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusato anche di istigazione al suicidio di un altro collega (il brigadiere Santino Tuzi) e il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.