Il Prof. Claudio Giorlandino dirige il Centro di Eccellenza di Medicina Materno-fetale presso l’Altamedica Main Center Roma. Abbiamo posto al Professore le domande più urgenti di chi è in gravidanza o pensa di diventare mamma.
Oggi avere un bambino è meno facile di un tempo. Perché molte donne hanno problemi a rimanere incinta?
Il problema maggiore è quello “sociale”. In passato, nelle famiglie tradizionali ad economia rurale le donne sposavano presto e presto concepivano. Oggi, soprattutto da noi, le mutate e difficili esigenze lavorative e professionali, nonché le difficoltà economiche portano le donne a cercare le gravidanze in età molto più elevata, spesso al limite della fertilità, intorno ai 40 anni. Si pensi che, in Italia, l’età media del primo figlio si attesta verso i 30 anni.
Esistono poi alter cause tra le quali l’aumento delle malattie sessualmente trasmesse (MST) che determinano un danneggiamento all’apparato riproduttivo. Stress e fumo di sigaretta o altri abusi concorrono al danno. Va poi rammentato che, per una buona parte delle donne che non ottengono gravidanze, circa il 40%, la causa è maschile, nel partner che, anch’egli, patisce le stesse ingiurie dele infezioni, stress, danni alla attività riproduttiva.
Come si preserva la fertilità?
Innanzitutto con una vita sana, lontano da fonti infettive e una alimentazione attenta a non incorrere in alterazioni secondarie del metabolismo come obesità e magrezze eccessive. Evitare il fumo in modo assoluto qualunque questo sia, anche le nuove metodologie a bassa quantità di catrame. Poi non esagerare con lo sport, attività fisica ma non stressante. Dieta sana, come detto, e un ritmo di vita riposo e veglia il più possibile regolari.
Qual è l’età massima per avere un figlio?
Oggi l’età nella quale si inizia a ridurre la fertilità si è molto abbassata rispetto al passato. Una donna dell’antica Grecia viveva meglio e moriva prima ma conservava la capacità procreativa più a lungo. Una strana mutazione del cromosoma X (X fragile) insorta nel mediterraneo intorno all’epoca di Augusto e ora diffusa in tutte le donne, è una delle componenti genetiche. E poi lo stress e il fumo e l’inquinamento hanno fatto sì che anche nelle donne giovanissime, dopo i 35 anni, la fertilità si riduce arrivando a terminare, nella maggior parte dei casi, dopo il 42° anno di età.
Ovviamente vi sono moltissime eccezioni. Si osservano gravidanze anche oltre il 45° anno, ma sono occasionali. In genere, molte donne dopo i 40 anni riescono a concepire ma il numero di aborti, per selezione naturale, trattandosi di embrioni con severe anomalie cromosomiche, cresce moltissimo arrivando a quasi il 95% dopo il 46° anno di età.
Attenzione a non cadere nell’ illusione dei figli nelle donne pubbliche (attrici o testimonial di vario genere) che dichiarano di aver avuto figli “naturalmente” dopo i 42/45 anni di età. Queste sono, in realtà, tutte ovodonazioni. Sono gravidanze ottenute da ovociti donati da donne giovanissime e impiantati in grembo dopo il concepimento “in vitro”.
Cosa fare se il bambino non arriva?
Dipende dall’età. Nelle donne giovani innanzitutto non cadere nell’ansia. Molto probabilmente arriverà. Dopo qualche mese, semmai, richiedere solo una visita di controllo e un esame seminale del partner per escludere un problema maschile. Dopo il 35° anno di età conviene affrontare un protocollo completo. L’OMS consiglia di non porre ricerche o rimedi e di non parlare di sterilità se non dopo 1 anno di ricerche infruttuose. Ma, a mio parere, vicine ai 40 anni, trascorsi 6 mesi sarebbe meglio andare da uno specialista ginecologo e ancora meglio rivolgersi ad un Centro di Fertilità.
Quali sono gli esami più urgenti da fare, appena si è in gravidanza?
A parte l’esame della HCG, una ecografia ci fornirà presto, già dopo la fine della sesta settimana molte informazioni utilissime per la gravidanza, quali la vitalità e il numero degli embrioni, l’epoca esatta del concepimento, le sede dell’impianto e la sua regolarità.
Vi sono poi una serie di esami stability dalle Linee Guida che ogni ginecologo prescrive all’inizio della gravidanza, tra questi il Gruppo e fattore Rhesus, l’emocromo e la ricercar degli anticorpi per malattie infettive.
I luoghi comuni da evitare quando si rimane incinta
Mangiare per due.
Non avere rapporti intimi che invece sono utilissimi. Il seme ejaculato in vagina ha una azione protettiva disinfettante e desensibilizzante al punto da prevenire alcune forme di pre-eclampsia.
Riposare a letto. Fa molto danno il riposo (quando non assolutamente necessario), l’attività invece favorisce circolazione e benessere
Mettere subito pancere o fascette compressive che riducono la circolazione.
La prevenzione di morbilità e mortalità è l’obiettivo della medicina materno fetale moderna, di cui lei è uno dei massimi esperti. In cosa consiste?
Consiste in regole molto semplici: condurre una vita sana lontana dalle possibili cause di danno al feto e delle quali si è fatto già cenno.
Si ricordi comunque che le anomalie fetali colpiscono, indipendentemente da tutto, circa il 9% delle gravidanze ma, fortunatamente, le anomalie maggiori sono solo il 2/3%.
Vi sono ricerche che possono essere fatte prima del concepimento. Una di queste è il “carrier test”, un test genetico che individua, in entrambi i genitori l’esistenza di anomalie genetiche delle quali si è inconsapevoli portatori. Ne portiamo moltissime, centinaia nel nostro patrimonio genetico. Fortunatamente è difficile che la stessa patologia sia portata da entrambi. Se così fosse però il 25% dei figli concepiti con il partner portatore della stessa patologia ne risulterebbe affetto.
Vi sono poi tutta una serie di controlli da fare in gravidanza. L’ecografia morfologica per moltissime anoalie (non per tutte), la villocentesi o l’amniocentesi che ormai sono in grado, su richiesta specifica, non solo di accertare l’esistenza di anomalie dei cromosomi come la notissima sindrome di Down, ma anche centinaia di malattie genetiche. Ora ci sono i test non invasivi da un prelievo di sangue materno nel primo trimestre, chiamati NIPT, Non Invasive Prenatal Testing). Tra i numerosi test in commercio il più moderno e sembrerebbe più performante è quello chiamato “Fetal DNA” (un brevetto italiano). Va comunque rammentato che, anche se molto sofisticati, non danno MAI certezze, essendo solo test di screening.
Per le complicanze materne invece abbiamo molti esami, specialmente per selezionare le donne che svilupperanno una delle condizioni morbose più importanti in gravidanza, i disordini ipertensivi, tra i quali la pre-eclampsia. Per selezionare tali soggetti sta prendendo sempre più piede l’impiego di una apparecchiatura doppler chiamata USCOM che, attraverso una semplice applicazione di un sondino doppler sul giugulo materno, fornisce importantissime (direi irrinunciabili) informazioni sull’ emodinamica della gravida, indirizzando i soggetti a rischio, verso le più opportune e differenziate terapie.
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