Diritto allo studio, stop all’alternanza scuola lavoro, benessere psicologico, più rappresentanza e più diritti per gli studenti e le studentesse.
Sono i cinque pilastri su cui deve ripartire il mondo della scuola, secondo i giovani dell’Unione degli studenti che questa mattina hanno presentato il loro manifesto davanti al ministero dell’Istruzione a Roma per lanciare la mobilitazione del 18 novembre.
“Pretendiamo un modello alternativo di società a partire dalla rivoluzione del sistema dei saperi”, hanno detto i giovani. Ad appoggiare l’iniziativa dell’Uds, Link coordinamento Universitario, Rete della Conoscenza, Action Aid, FIOM, FLC, Legambiente, Libera contro le mafie e Non Una Di Meno.
“Su questi cinque pilastri pretendiamo risposte subito”, ha detto Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Uds. L’associazione, che a febbraio aveva indetto gli “Stati Generali della scuola”, chiede una legge nazionale sul diritto allo studio e un reddito di formazione, mai più morti per l’alternanza scuola lavoro, e poi rappresentanza studentesca (aule autogestite in ogni scuola e più ascolto), benessere psicologico (sportelli gratuiti in tutte le scuole, carriera alias e scuole accessibili e inclusive).
“Vogliamo essere ascoltati e il 18 novembre lo ribadiremo”, urlano dal megafono i ragazzi e le ragazze che hanno animato il sit in sulle scale del Palazzo dell’Istruzione, su cui i giovani hanno eretto, simbolicamente, i cinque pilastri.
“Ancora non sappiamo nulla sulla finanziaria né su chi sarà il ministro, ma conosciamo già il trend- ha detto l’associazione Sbilanciamoci, che si occupa di monitorare la spesa pubblica.
Per l’istruzione si spende l’1,5% del Pil. Per le armi il 2%. Spendiamo la metà dei soldi della Germania in istruzione e ricerca. Questo ha un impatto sul sistema Paese. È molto importante che ci sia un vero investimento sulla scuola pubblica di qualità”.
Tra gli interventi, anche quelli di Action Aid, Libera, Non una di meno, Fiom e Link coordinamento universitario. “Non ci interessa sapere chi sarà il prossimo ministro, tanto tra destra e sinistra non è mai cambiato nulla- dicono alla fine- l’unica cosa che ci interessa è essere ascoltati. Vogliamo decidere noi”.
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