Quando i pesci nuotavano nel mare
di Remo Sabatini
Quando non ci saranno più pesci nelle reti comincerà l’emergenza. Nel frattempo si continuerà ad imitare gli struzzi. Sì, meglio non guardare in faccia la realtà. Meglio non pensare a numeri e percentuali che lasciano di stucco per continuare a svuotare mari e oceani di qualsiasi cosa sia commestibile perché se occhio non vede…
Numeri? I grandi pesci predatori, come tonni e squali, ad esempio, sono diminuiti del 80% negli ultimi anni. Il pregiato tonno dalle pinne blu, così amato dalla cucina e dai coltelli giapponesi, rischia l’estinzione nel giro di pochi anni. Quegli altri, gli squali, vengono sterminati come mosche. Si calcola che ogni anno ne vengano pescati tra i 70 ed i 90 milioni di esemplari.
Tutto per un consumo che è ben al di là del ragionevole e del sostenibile. Così, si prosegue con la pesca intensiva e industriale come nulla fosse.
Percentuali? La pesca, quella dei grandi numeri, è praticata dal 2% del totale dei pescatori del Pianeta eppure è responsabile della maggior parte del pescato. I due terzi di questo, infatti, sono imputabili a loro e poco importa se certe zone di caccia sono ormai deserte. Si prosegue, si importa si continua a cercare e depredare. Domanda: quanto potrà durare?
Ancora numeri. La popolazione mondiale è vicina ai sette miliardi. Arriveremo a superare gli 8 entro il 2020. Studi, ormai riconosciuti a livello internazionale, continuano a disegnare un futuro poco incoraggiante per la vita nei mari. Così continuando, avvertono, il 2050 significherà la scomparsa della maggior parte della fauna marina che conosciamo.
Politica? Leggi e regolamenti, seppur con le migliori intenzioni, segnano un ritardo difficile da recuperare. Spetta a noi, allora, fare del nostro meglio per invertire consumi e tendenze. Un carrello del supermercato più attento e il piatto al ristorante possono fare molto. Come tante piccole gocce che, controcorrente, caparbiamente, arriveranno finalmente e di nuovo al mare.