Quando l’omelia del parroco è un forte richiamo identitario
Nel Vangelo di domenica scorsa, secondo Matteo, Gesù dice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…”
Ricordo ancora quando da ragazzino durante i corsi di catechismo o in oratorio il Parroco ci raccontava che il Signore ha creato l’Universo in sette giorni, dedicando l’ultimo giorno al riposo fisico e mentale ma soprattutto destinandolo alla propria anima, alla propria spiritualità.
I ricordi da bambino quando la domenica si andava tutti a Messa
Questo ricordo mi porta indietro nel tempo, quando già all’età di 8 anni aiutavo mio padre nei campi e soprattutto di domenica quando si dava il ramato alle vigne. Ci si alzava presto, si andava in campagna, poi doccia e infine tutti alla messa delle 11,00.
Mi manca tantissimo papà, come mamma ovviamente e spesso durante la messa domenicale i miei ricordi vanno a loro e ai loro insegnamenti. L’omelia di domenica scorsa me li ha fatti ricordare ancor più, quasi fossero vicini a me durante la celebrazione.
Nel Vangelo di domenica scorsa, secondo Matteo, Gesù dice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa, a te darò le chiavi del regno dei cieli…”.
Quanto tempo è passato, quanti anni son trascorsi da quando andavo a messa a Mardimago (RO), nella Chiesa di San Floriano con i miei amici, eravamo tanti, ragazzini di prima, seconda, terza, quarta e quinta elementare e poi medie e superiori, tutti puntuali, i genitori dietro o di lato e noi davanti. Alcuni come me oltre a cantare nel coro locale, aiutavano il Parroco all’oratorio e i più grandi nel catechismo, insomma eravamo uniti.
Ora non è più così, mancano le chiavi del sapere e delle responsabilità, i genitori hanno quasi paura a educare i propri figli, soppesi tra scelta battesimale e sessuale.
Molti genitori preferiscono per ideologia lasciare libera scelta al proprio figlio facendolo scegliere in età quasi adulta se battezzarsi o addirittura decidere della propria sessualità quasi fosse un vestito o una moda.
Il battesimo? Un contratto
Leggendo alcuni giornali di sinistra o ascoltando alcune loro chiavi di lettura molti di loro, tra cui la rivista Micromega definiscono il battesimo un contratto, così come scrive Alessandro Giacomini nell’articolo del 24 gennaio 2023:
Perché bisognerebbe vietare il battesimo ai minori
“Battezzare significa imporre una fede a un bambino, ma non solo. Pochi sanno che il battesimo è un contratto che impone degli obblighi: ubbidire alla Chiesa, pagare delle tasse in più e molto altro. Il battesimo è, quindi, una violazione dei diritti dell’infanzia. Il battesimo religioso dovrebbe essere vietato ai minori. Se non a diciotto anni almeno fino ai dodici…“
Possibile che ci siamo laicizzati, imbarbariti o rincretiniti fino a questo punto da non riuscire più a distinguere tra il bene e l’Amore che dobbiamo trasmettere ai nostri figli e le varie ideologie sociopolitiche che nulla hanno a che vedere con l’Amore ma molto invece con un certo tipo di politiche destinate a livellare le coscienze, cercando di distruggere tutta la nostra memoria e le certezze in cui sono state costruite le nostre identità.
Non è un problema di politica ma un problema identitario e di responsabilità che molte famiglie non hanno o non vogliono più, quasi ad ignorare ciò che verrà dopo.
Chi decide del nostro futuro
Siamo in un periodo in cui lasciamo che altri decidano del nostro futuro, e non siamo più capaci di decidere cosa fare delle nostre chiavi…
Le famiglie al giorno d’oggi si sentono fluide al punto tale di non preoccuparsi, come facevano invece i nostri nonni e genitori di ciò che avverrà per le generazioni future. Generazioni abbandonate nelle proprie decisioni, prive di porti sicuri e dei fari vitali utili a indicare la via. Senza preoccuparci dei fatti di Palermo, di Caivano e simili. Già, fanno più notizia gli aumenti di luce, acqua, gas e benzina che il futuro e della crescita dei nostri figli.
Per natura non sono il tipo che dice che si stava meglio quando si stava peggio, ho vissuto tra catechismo, oratori, ore di religione a scuola, feste dell’Unità e incontri sociali di sinistra. Non vi era razzismo di destra o sinistra, ho avuto modo di conoscere, di sapere, di informarmi e di scegliere. Senza pensare al perché i miei genitori mi hanno battezzato o mi hanno fatto fare la comunione o la cresima, erano attimi e sensazioni di festa che voglio trasmettere ai miei figli.
Non sono mai stati dei pesi esistenziali anzi, sono stati per la mia generazione delle ancore di sicurezza, delle pietre su cui costruire il mio futuro colmo di certezze, senza le menate ideologiche odierne basate sul nulla.
Le Chiese vuote
Il mio ultimo pensiero va alle Chiese vuote durante le celebrazioni religiose, prive di famiglie, di giovani e seguite solo da anziani, si è perso nel tempo ciò che i nostri genitori hanno cercato di trasmetterci, pensando fosse sufficiente andare a messa solo nei giorni consacrati di Pasqua, Natale, Battesimi, Comunioni e Cresime varie, senza riflettere su quanto invece sia utile ogni tanto, di domenica dopo domenica cibare la propria spiritualità.
E oggi, grazie a Don Pawel, questo è il nome del nostro Parroco della Chiesa Madonna delle Grazie di Boville Ernica (FR), e alla sulla sua toccante Omelia, alcune sue riflessioni hanno toccato le coscienze dei presenti e sinceramente anche la mia, in maniera energica, grazie Don.