E’ il nuovo spot pubblicitario di Ikea ma in pochissime immagini riesce ad entrare in empatia con tutti quei genitori e quei figli che stanno vivendo la fase di
scioglimento della propria famiglia. A volte si nasconde ai propri figli per molto tempo che le cose non stanno andando e che la separazione è alle porte, a volte ci si convince che non possano capire e che non necessitino anche loro di quel giusto tempo (qualora mai bastasse) per iniziare ad elaborare il lutto rappresentato dalla separazione dei propri genitori. Figli sballottati da una casa all’altra, figli contesi, figli usati durante le discussioni, figli obbligati a chiudersi in camera per lasciare che i genitori finiscano di litigare, figli appoggiati in stanze di fortuna o parcheggiati per troppo, troppo tempo nel letto della mamma e del papà, perché una stanza per loro non c’è, nella nuova sistemazione, o perché la mamma o il papà hanno bisogno loro stessi di dormire assieme, per non sentirsi soli, per provare meno timore verso il futuro.
E genitori che in tutto questo provano un senso di fallimento, di collera, di dolore, dispiacere per ciò che sta accadendo a quello che era la propria famiglia, a quello in cui avevano creduto, a quello per cui avevano tanto lottato e che a volte arriva a sembrare la cosa emotivamente più distante dal proprio cuore. La separazione può rappresentare un evento traumatico per i componenti della famiglia se il dialogo e il rispetto non riescono a farsi largo tra le urla e la voglia di vendetta, se i figli non vengono ritenuti qualcosa da tutelare profondamente lungo tutto il processo di separazione. Può rappresentare una ferita mai rimarginata se da quel giorno uno dei due genitori viene lentamente allontanato, umiliato, descritto come orrido e malvagio, un soggetto da alienare. Può rappresentare il momento in cui i figli iniziano a sentirsi colpevoli di aver loro sbagliato qualcosa e che tutto sia accaduto a causa loro.
Può rappresentare però anche un momento in cui insieme, seppur separati, si tenta di ritrovare la forza di affrontare il dolore e il trambusto degli spostamenti ristabilendo lentamente nuovi ritmi, nuovi rapporti, nuovi spazi da abitare, lavorando come una squadra pur non essendo più una sola famiglia. Non sarà forse replicando la stessa cameretta che si possono risolvere le difficoltà di una separazione ma ponendo piccole e grandi attenzioni in ogni fase del cambiamento, contribuendo all'equilibrio delle parti, si può forse mitigare quel senso di spaesamento, di perdizione, di ansia, di profonda rabbia.
Quali piccole grandi attenzioni potreste tentare di adottare voi in una situazione simile? Avete coinvolto i vostri figli nel dialogo rispetto a quanto sta accadendo? Riguardo a cosa non vi state prendendo la responsabilità di dire loro la verità pur avendo compreso che già sanno, che già ne sono a conoscenza? Avete provato a chiedere ai vostri figli di cosa avrebbero bisogno? Potrebbero facilmente rispondervi che hanno bisogno solo che voi restiate insieme ma se da anni la loro vita in casa è caratterizzata da urla e grida, e se hanno un’età adeguata per comprendere più razionalmente i loro e i vostri bisogni, capiranno che quella soluzione, in fondo, è inevitabile, in parte auspicabile, potrebbero stupirvi e addirittura esservi d’aiuto.
È richiesta una grande forza d’animo a tutti in momenti come questi ed è richiesta l’umiltà di saper chiedere un sostegno se lo si sente necessario, per tornare a mettere in campo le proprie migliori risorse, e la capacità di rappresentare sempre, per i propri figli, una guida e una fonte di forza a cui attingere. Nel rispetto di sé stesso e dell’altro è possibile ridare forma a ciò che sembra implodere al momento della separazione, nel dialogo, e guidati dal desiderio che i propri figli non debbano pagare il prezzo di quanto noi non siamo riusciti a far funzionare è possibile, nel tempo, restituire a ciascun componente della famiglia un proprio dignitoso ruolo, un proprio dignitoso spazio.
Quindi forza mamme, forza papà e Oplà famiglie, a presto!