Liste d'attesa, incubo per i pazienti italiani: oltre 1 anno per una mammografia, 9 mesi – come una gravidanza – per un ecodoppler o una colonscopia. E ancora: 1 anno per una visita urologica, 10 mesi per quella pneumologica.
Questi i tempi medi delle liste di attesa in sanità emersi dal Rapporto Pit Salute 2013 del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma al Ministero della Salute.
Insomma, tempi 'biblici' per accedere ai servizi del Ssn. Sempre più dilatati.
Se si confrontano gli ultimi dati (2012) delle attese con quelli dell'anno precedente notiamo infatti che, ad esempio, per una mammografia nel 2011 si attendavano, mediamente, 11 mesi; per un ecodoppler 6 mesi; per una visita urologica 11 mesi.
Le lunghe liste d'attesa sono la prima voce tra quelle segnalate relative alle difficoltà di acceso ai servizi sanitari: ben il 74,3% del totale.
Il 37,2% riguarda le attese per gli esami diagnostici, mentre il 29,8% fa riferimento alle visite specialistiche. Un'altra parte rilevante delle segnalazioni (28,1%) si concentra attorno alle richieste di ricovero per intervento chirurgico, mentre quasi il 5% rappresenta gli accessi per terapie oncologiche, quali chemioterapia e radioterapia.
Tra le altre segnalazioni: il maggiore ricorso all'intramoenia a causa proprio dei tempi eccessivi nel pubblico (15,4%) e l'insostenibilità dei costi dei ticket (10,3%).
Nell'ambito degli esami diagnostici, mediamente, si attende di più per le prestazioni di radiologia, come dimostra il 24% delle segnalazioni del 2012 (15,4% nel 2011). Si tratta di un dato in aumento, che sottolinea l'annosità del problema. Seguono due ambiti molto delicati, l'oncologia con il 17,5% (20,4% nel 2011) e ginecologia-ostetricia con il 13,6% (nel 2011 14,3%). I valori di cardiologia e gastroenterologia rimangono sostanzialmente invariati, rispettivamente con un 9,8% e un 9,7%. Per la specialistica è invece l'oculistica ad essere segnalata come maggiormente a rischio e rappresenta da sola circa un quarto delle segnalazioni (25,6%, mentre era 18,5% nel 2011).
Le visite cardiologiche, con un dato anch'esso pari al 25% del totale (il valore era dell'11,5% nel 2011), sono un altro ambito di disagio, assieme a quelle ortopediche (dato 2012: 15,1%; dato 2011: 17%). Colpisce il dover annoverare ancora l'area oncologica tra gli oggetti di segnalazione: un dato del 9% (coerente per il 2012 e il 2011) non è ancora garanzia della tempestività che è necessaria per un ambito così delicato.
Per gli interventi chirurgici i cittadini hanno segnalato, per il 2012, eccessiva attesa per gli interventi di ortopedia (24,7%), oncologia (16,4%), chirurgia generale (13,7%, ma era 8% nel 2011) e urologia (10,3%; 14% nel 2011): nel primo caso il valore si è abbassato rispetto alla rilevazione 2011 (era pari al 29%), nel secondo caso è aumentato (era infatti pari al 14%).
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